La strategia del terrore attraverso le decapitazioni dei kuffar contraddistingue IS e, come già scrissi, è destinata a continuare perché è parte della sua identità, del suo brand e delle sue origini.
Il 9 luglio del 2005, al-Zawahiri scriveva una lettera di circa 6000 parole al rivale, combattente Abu Musab Zarqawi: la “discussione” tra i due, sulla interpretazione delle strategie e delle politiche di Al-Qaeda era evidente. Nella lettera, Zawahiri (ala politica ideologica) illustrava a Zarqawi (ala combattente dura) gli obiettivi a lungo termine di AQ in Iraq e Medio Oriente e criticava il comandante militare per il suo modo di fare la guerra agli americani e ai civili iraqeni.
Tutte cose che suono molto attuali se lette nel dettaglio.
Infatti, Zawhairi suggeriva di essere pronti, non appena le truppe straniere avessero lasciato l’Iraq, a occupare quanto più territorio iraqeno nell’inevitabile vuoto che avrebbero lasciato, per dichiarare un “emirato”, prodomo al futuro esteso “califfato”.
Nella medesima lettera, Zawhairi scriveva a Zarkawi che i musulmani non avrebbero mai trovato di loro gradimento, né accettabili, le scene violente della decapitazione degli ostaggi trasmesse nei video di Zarkawi. Dunque di evitarle.
Come si vede, nel 2005 i due leader di AQ discutevano di avvenimenti che si realizzano, o tornano a realizzarsi, quasi dieci anni dopo.
Eventi comprensibili alla luce della storia di IS, e della linea diretta di successione da al-Zarkawi ad al-Baghdadi. Eventi che ormai confermano l’indipendenza di IS da AQ, il suo brand e la sua identità che si fonda sul sangue e che, pertanto, in questa fase di consolidamento chiamerà ancora più sangue e atrocità nel futuro prossimo.
La contesa tra Zawhairi e Zawrkawi finì solo perché un attacco preciso dall’aria eliminò il comandante.