Dalle ultime vicende giudiziarie legate ad Anis Amri, il terrorista che il 19 dicembre 2016 si è scagliato con un autoarticolato contro i mercatini natalizi all’interno della piazza berlinese a Breitscheidtplatz, evidenzia come quest’ultimo fosse legato almeno a due reti distinte. Da una parte il network Fussilet 33eV e dall’altra parte il network di Abu Ahmad Abdelaziz, soprannominato Abu Walaa.
Partendo dal network legato al centro di preghiera Fussilet 33eV, le indagini avviate il 24 dicembre 2016 hanno fatto emergere come la cellula dei membri ritenuti più pericolosi, si fosse frammentata per permettere ai singoli componenti di raggiungere il territorio siriano-iracheno. Il 4 dicembre 2016, Emrah Civelek, Feysel Hermann, Husan Saed Hussein, vengono identificati a Bajakovo, sulla frontiera tra la Croazia e la Serbia. Al contrario Soufiane Amri e Lutumba Nkanga (figg. In basso) seguendo la rotta mediterranea viaggiano per l’Italia, e successivamente avrebbero dovuto attraversare la Grecia per raggiungere la Turchia. Lutumba Nkanga viene arrestato il 2 gennaio 2017 a Restinco (Brindisi) all’interno di quella che è stata denominata “Operazione Traffico Silente”, mentre Soufiane Amri viene arrestato il 31 gennaio 2017 in Germania.
Questo insieme di fondamentalisti componevano quello che tecnicamente può definirsi un Lone Wolf Pack, una cellula autonoma che dal punto di vista geografico gravitava intorno al centro di preghiera islamico denominato Fussilet 33eV localizzato in Perlebergerstraße all’interno del quartiere Moabit di Berlino. Questo centro, fondato nel 2010, è sempre stato attenzionato dalle autorità tedesche in virtù di quei frequentatori legati ai circuiti estremisti di matrice islamica salafita con i quali lo stesso Anis Amri aveva dei legami.
Ismet D. (denominato Emir von Wedding), Emin F., referenti principali del centro, e l’imam Gadzhimurad K. (conosciuto all’interno dei circoli salafiti con il nome di Murad Atajev) nel gennaio del 2016 sono stati processati in relazione al reclutamento, raccolta di finanziamenti e propaganda a favore del Sedicente Stato Islamico. È altamente probabile che Soufiane Amri, conosciuto anche con l’alias Abu Dharr, in quanto uno dei responsabili del centro Fussilet avesse dei legami con i tre processati. Mentre è stata confermata la sua amicizia con l’attentatore di Berlino. Sempre legato al centro di preghiera, Bilel Ben Ammar, stretto contatto di Amri con il quale avrebbe cenato la sera prima dell’attentato.
Prendendo in considerazione il network di Abu Walaa, attraverso le informazioni raccolte dalle autorità tedesche dal giornalista Georg Heil, in “The Berlin Attack and the Abu Walaa Islamic State Recrutiment Network”, è stato possibile evidenziare la consistenza che ha assunto questa rete nel supporto operativo e logistico ad Anis Amri. Questo dalla metà del 2015 inizia a frequentare la scuola di Corano a Dortmund gestita da Boban Simeonovic (aka, Abu Abdurahman), luogotenente di Abu Walaa, insieme a Hasan Celenk (aka, Abu Yaha al-Turki). Quest’ultimo braccio destro di Abu Walaa, predicava all’interno della propria agenzia di viaggi nei pressi di Duisburg. Entrambi avrebbero sostenuto il progetto terroristico di Amri appoggiandolo logisticamente e ideologicamente.
Gli altri sostenitori diretti di Abu Walaa, Ahmed Fifen Youssouf (aka, Abu Faruq) e Mahmoud Omeirat (aka, Abu Samir), gestivano la Moschea “Deutsch-Islamischer Kulturverein eV” localizzata a Hildesheim.
Tutti i soggetti sono stati arrestati l’8 novembre 2016.
La particolarità della rete di Abu Walaa (in arancione nell’immagine) risiedeva nella sua stretta connessione con influenti personaggi delle alte gerarchie del sedicente Stato Islamico. Innanzitutto lo stesso Abu Walaa era considerato il referente del sedicente Stato Islamico in Germania. Come rappresentato all’interno della rete, Boban Simeonovic era in contatto diretto con quattro membri della frangia tedesca del sedicente Stato islamico, in particolare con Ahmad Siala e Silvio Koblitz (aka, Abu Azzam al-Almani, Abu Soumaya al-Almani, in foto). Quest’ultimo comparve all’interno di alcuni video di propaganda jihadista finalizzati a minacciare la Germania.
Il terzo soggetto con cui Simeonovic è stato in contatto è stato identificato con l’alias Abu Qatada, un operativo del sedicente Stato islamico. L’ultimo soggetto invece è Mohamed Mahmoud anche denominato Abu Usama al-Gharib, affiliato al sedicente Stato islamico e coordinatore del gruppo estremista islamico operante in Germania denominato Millatu Ibrahim (in viola), a cui hanno preso parte anche Abu Qatada e Silvio Koblitz.
È assolutamente evidente come la rete di Abu Walaa rappresentava un vero e proprio dislocamento del sedicente Stato Islamico operante sul territorio tedesco. Questo avrebbe potuto facilitare enormemente un coordinamento centralizzato direttamente dagli uomini dell’Amn al-Kharji in relazione ad un attacco più complesso. Nonostante i soggetti principali della rete siano stati arrestati determinando una notevole frammentazione del network, l’esistenza di una notevole presenza della corrente salafita sul territorio tedesco (sono stati stimati circa 9.200 aderenti alla corrente salafita nel 2016 in Germania) rappresenta una variabile difficilmente monitorabile in relazione ad eventuali azioni terroristiche. Oltre all’elevata presenza della corrente salafita, l’altra variabile che rende arduo il controllo del territorio è rappresentata dalla notevole dislocazione geografica dei luoghi di raduno e di culto (e.g., luoghi di preghiera) che, come dimostrato dal centro Fussilet33eV, potrebbero rappresentare basi di appoggio delle azioni terroristiche. Infine, la presenza di una rete di relazioni così estesa e quindi capillare all’interno del territorio mantiene continuamente in attivo un rischio elevato, e quindi aperte molteplici finestre di opportunità che il sedicente Stato Islamico ha dimostrato più volte di saper cogliere.
La difficoltà delle autorità nel contrastare la rete di Abu Walaa è emerso in relazione alle stesse indagini. Infatti la svolta decisiva che ha permesso l’effettivo arresto dei principali componenti si è basata fondamentalmente sull’insieme di testimonianze fornite da un disertore al suo ritorno dalla Siria senza il quale molto probabilmente la rete del predicatore avrebbe continuato ad espandersi.
Dal punto di vista investigativo rimane fondamentale lo studio delle connessioni tra i singoli componenti delle reti soprattutto in chiave predittiva. Il concetto di predizione può essere effettivamente gestito solamente implementando in parallelo l’analisi dei cosiddetti contenuti delle stesse relazioni e quindi dei soggetti che ne prendono parte. In questa direzione risulta essenziale il monitoraggio delle piattaforme digitali di comunicazione (Telegram, WhatsApp) e dei Social Network, i quali permettono di attenzionare soggetti appartenenti a determinati circuiti sospetti. In questo modo è possibile focalizzarsi su quegli indicatori che permettono di evidenziare al momento giusto la fase radicale in modo tale da agire repentinamente, senza mezze misure, prevenendo così la fase attuativa e violenta.