La questione del genere nei processi di radicalizzazione ed estremismo è un tema che sta emergendo come sempre più interessante sia per gli aspetti sociali che evidenzia sia per quelli legati all’ambito della sicurezza.
Per molti anni, per certo dall’11 Settembre 2001, il ruolo delle donne nel terrorismo, in particolare di matrice islamica, è stato studiato e approfondito sotto varie prospettive che ora necessitano di essere attualizzate e ampliate.
Negli ultimi decenni, l’attenzione alle forme di estremismo correlato a ideologie Incel – involuntary celibate e riferibile al contesto ideologico – culturale della manosfera ha catalizzato l’attenzione sul ruolo del genere nei processi di radicalizzazione e nei fenomeni di terrorismo.
In questo ambito, la narrazione principale che si è andata diffondendo riguarda uomini che odiano le donne e che attuano comportamenti di discriminazione e violenza nei loro confronti, anche se questo indirizzo ideologico non è mai stato il primo e unico di questa forma di estremismo.
Infatti, le commistioni fra odio di genere, nazionalismo, ecoestremismo si sono spesso intrecciate, rendendo l’attuale scenario radicale molto variegato e senza confini ideologici certi.
Il bisogno di aggiornare e intensificare gli studi sulle dinamiche di genere e le varie forme di estremismo è emerso imperante in questi ultimi anni, durante i quali stiamo assistendo a un sempre maggiore livello di complessità dettato dai profondi cambiamenti socio-culturali in corso e soprattutto dalla spinta alla dimensione digitale della vita sociale e relazionale.
È, proprio negli ambienti digitali, ovvero in una commistione spazio – temporale di vita offline e online, che si sviluppano i processi di radicalizzazione ed estremismo, assumendo di volta in volta, in considerazione delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, forme differenti con impatti creativi e allo stesso modo drammatici per la stabilità e la sicurezza dei Paesi.
La dimensione digitale ha effetti molteplici sui fenomeni di estremismo sia per le possibilità comunicative che offre sia per la creazione di identità digitali che alimentano le istanze di genere e le narrative ad esse collegate.
Un esempio a questo riguardo è offerto da quanto avvenuto alle Olimpiadi di Parigi lo scorso agosto e le questioni legate al genere della pugile algerina Imane Khelif, il cui caso, non l’unico, ha ben mostrato quanto le narrative attorno al genere possano essere amplificate dagli ecosistemi comunicativi digitali, sfruttando la visibilità mondiale e inserendosi all’interno di dinamiche geopolitiche ormai onnipresenti nella vita di tutti.
L’intreccio fra identità digitali e collocazione geopolitica delle istanze avanzate da questi nuovi sviluppi è molto rilevante per la dimensione teorica del fenomeno, ma anche per quella operativa, legata nello specifico all’implementazione di metodologie di valutazione del rischio e di intelligence che possano comprendere e considerare questi cambiamenti in atto e i processi socio-culturali e geopolitici nei quali sono profondamenti radicati. A questo si aggiunge anche la questione del genere collegata alla valutazione del rischio estremista e in particolare all’utilizzo dei TRA-I – Terrorism Risk Assessement Instruments che presentano una visione di genere da parte delle varie agenzie di sicurezza sottovalutata e sottostimata.
Un altro fenomeno che si esplicita in una prospettiva di genere e dei processi di radicalizzazione è rappresentato dal movimento Tradwife, caratterizzato dauna comunicazione bene radicata in una visione di ruoli di genere tradizionali che viene veicolata da influencers su varie piattaforme social. Il fenomeno è iniziato da qualche anno negli Stati Uniti per espandersi anche in Germania – dove ha trovato collocazione anche nel più ampio movimento dell’ecoestremismo di estrema destra – e in Francia.
Il fenomeno delle Tradwife è stato spesso associato all’estremismo di destra, in quanto alcune influencers supportano visioni di questo tipo e rappresenta un buon esempio per mostrare i cambiamenti che stanno avvenendo nei processi di radicalizzazione e nella definizione di una minaccia: se di per sé tale fenomeno non può essere annoverato ed etichettato come movimento estremista è però certo che una specifica influenza socio-culturale viene esercitata attraverso strategie comunicative e tecnologiche ad hoc.
Questo è un punto centrale per un ripensamento della definizione di minaccia estremista nei Paesi occidentali, per i quali la dimensione comunicativa digitale dei fenomeni sociali rappresenta un potenziale illimitato di espansione di prospettive che non sono radicali per sé, ma se collocate nell’adeguato contesto geopolitico, politico, economico, sociale e culturale possono rappresentare fattori chiave di radicalizzazione e conseguente implemetazione di violenza, insicurezza e instabilità socio-politica.
Quindi, diventa utile e necessario ricercare la minaccia terroristica con nuove lenti interpretative individuando, nelle società europee e occidentali in generale, quale visione, idea possano essere utilizzate come elemento di violenza e di instabilità.
Per questi aspetti, le prospettive di genere si situano all’interno di questo cambiamento e alla considerazione delle nuove minacce che possono collocarsi negli indirizzi del cospirazionismo, della siege culture, dell’accelerazionismo, della sub-cultura incel e dell’eco-estremismo.
La domanda teorico e metodologica che emerge da questa riflessione è come considerare e identificare fenomeni, sempre più presenti, come il movimento Tradwife?
Una minaccia emergente o come meglio appare un fenomeno radicale sociale sfruttabile in determinati contesti e in occasioni di eventi geopolitici e globali?
La linea di ricerca D.1 dal titolo “Radicalizzazione e minacce emergenti: prospettive sociologiche e di genere” finanziata dal Dipartimento di Sociologia, Università Cattolica – Milano che chi scrive gestisce, si propone di riflettere su questi fenomeni, sul ruolo del genere nelle dinamiche e nei processi di radicalizzazione ed estremismo, con particolare attenzione alle dimensioni comunicative digitali, sociali e culturali, fornendo utili orientamenti per l’implementazione di metodologie di valutazione del rischio e comprensione della minaccia da parte delle agenzie di sicurezza.
Gender and Radicalisation: Social and Security Perspectives – by Barbara Lucini
The issue of gender in the processes of radicalization and extremism is a topic that is emerging as increasingly interesting both for the social aspects it highlights and for those related to the security field.
For many years, certainly since September 11, 2001, the role of women in terrorism, in particular of Islamic origin, has been studied and deepened from various perspectives that now need to be updated and expanded.
In recent decades, the attention to forms of extremism related to Incel – involuntary celibacy ideologies and referable to the ideological-cultural context of the manosphere has catalyzed attention on the role of gender in the processes of radicalization and terrorism phenomena.
In this context, the main narrative that has been spreading concerns men who hate women and who carry out behaviors of discrimination and violence against them, even if this ideological orientation has never been the first and only of this form of extremism.
In fact, the mixtures of gender hatred, nationalism, eco-extremism have often intertwined, making the current radical scenario very varied and without certain ideological boundaries.
The need to update and intensify studies on gender dynamics and the various forms of extremism has emerged prevailing in recent years, during which we are witnessing an increasing level of complexity dictated by the profound socio-cultural changes underway and above all by the push towards the digital dimension of social and relational life.
It is precisely in digital environments, i.e. in a spatial-temporal mixture of offline and online life, that the processes of radicalization and extremism develop, taking from time to time, in consideration of the possibilities offered by new technologies, different forms with creative and equally dramatic impacts on the stability and security of countries.
The digital dimension has multiple effects on the phenomena of extremism both for the communicative possibilities it offers and for the creation of digital identities that feed gender instances and the narratives connected to them.
An example in this regard is offered by what happened at the Paris Olympics last August and the issues related to gender of the Algerian boxer Imane Khelif, whose case, not the only one, has well shown how much the narratives around gender can be amplified by digital communication ecosystems, exploiting global visibility and inserting themselves within geopolitical dynamics that are now ubiquitous in everyone’s life.
The intertwining of digital identities and the geopolitical location of the demands advanced by these new developments is very relevant for the theoretical dimension of the phenomenon, but also for the operational one, specifically linked to the implementation of risk assessment and intelligence methodologies that can understand and consider these changes taking place and the socio-cultural and geopolitical processes in which they are deeply rooted. Added to this is also the issue of gender related to extremist risk assessment and in particular to the use of TRA-I – Terrorism Risk Assessment Instruments which present an underestimated and underestimated gender vision by the various security agencies.
Another phenomenon that is expressed in gender perspective and radicalization processes is represented by the Tradwife movement, characterized by communication well rooted in a vision of traditional gender roles that is conveyed by influencers on various social platforms. The phenomenon began a few years ago in the United States and also expanded to Germany – where it has also found a place in the broader far-right eco-extremism movement – and in France.
The phenomenon of Tradwives has often been associated with right-wing extremism, as some influencers support visions of this type and represents a good example to show the changes that are taking place in the processes of radicalization and in the definition of a threat: if in itself this phenomenon cannot be counted and labeled as an extremist movement, it is however certain that a specific socio-cultural influence is exerted through communication strategies and ad hoc technological technologies.
This is a central point for a rethinking of the definition of extremist threat in Western countries, for which the digital communicative dimension of social phenomena represents an unlimited potential for the expansion of perspectives that are not radical in themselves, but if placed in the appropriate geopolitical, political, economic, social and cultural context can represent key factors of radicalization and consequent implementation of violence, insecurity and socio-political instability.
Therefore, it becomes useful and necessary to search for the terrorist threat with new interpretative lenses by identifying, in European and Western societies in general, which vision, idea can be used as an element of violence and instability.
In these respects, gender perspectives are situated within this change and the consideration of the new threats that can be placed in the directions of conspiracy, siege culture, accelerationism, incel sub-culture and eco-extremism.
The theoretical and methodological question that emerges from this reflection is how to consider and identify phenomena, increasingly present, such as the Tradwife movement?
An emerging threat or, as it best appears, a radical social phenomenon that can be exploited in certain contexts and on the occasion of geopolitical and global events?
D.1 research project entitled “Radicalization and emerging threats: sociological and gender perspectives” funded by the Department of Sociology, Catholic University – Milan that the writer manages, aims to reflect on these phenomena, on the role of gender in the dynamics and processes of radicalization and extremism, with particular attention to the digital, social and cultural communication dimensions, providing useful guidance for the implementation of risk assessment methodologies and threat understanding by security agencies.