Domenica scorsa, 18 giugno, un commando di miliziani jihadisti ha attaccato il resort Le Campement in Mali – struttura alberghiera di lusso di Dougourakoro, località situata a circa 30 minuti a sud-est della capitale Bamako – prendendo decine di ostaggi e uccidendo 4 persone. Durante la consecutiva operazione di contro-terrorismo per la liberazione del resort dalla minaccia, le forze speciali maliane e francesi hanno liberato 60 persone (delle quali almeno 13 cittadini transalpini), eliminato 4 assalitori ed arrestato altri 5. Alcuni membri del commando risultano essere tuttora in fuga.
Analizzando l’operazione terroristica, per quanto riguarda il modus operandi utilizzato, gli attentatori armati sembrano aver fatto irruzione servendosi di una motocicletta e di un autoveicolo, dirigendosi prima verso le piscine e poi all’interno dell’intero perimetro della struttura.
Un elemento di particolare interesse della strategia operativa messa in atto durante l’attacco è stato rappresentato dalla presa di ostaggi: tattica ampiamente pubblicizzata dalla propaganda jihadista, specialmente all’interno della rivista Rumiyah, e recentemente utilizzata anche in altri contesti internazionali quali Iran, Australia e Filippine.
I soft target e specialmente il settore turistico sono tornati ad essere obiettivi del Jihad, confermandosi come bersagli estremamente vulnerabili che necessitano di essere meglio securizzati. In Mali il turismo era stato già precedentemente colpito dal terrorismo islamista– curiosamente implementando la stessa strategia operativa utilizzata a Dougourakoro – quando il 20 novembre 2015 un raggruppamento armato di almeno 10 miliziani islamisti ha attaccato il Radisson Blu Hotel di Bamako, sequestrando circa 170 ostaggi e causando la morte di almeno 20 persone. Allora l’attentato è stato rivendicato da Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) e dal battaglione Mourabitun.
Il resort Le Campement, di proprietà francese, risulta essere stato abitualmente frequentato da una clientela occidentale e spesso ha ospitato i membri delle missioni di sicurezza ONU (MINUSMA), UE e francesi operative nella regione.
Le vittime dell’attacco terroristico sono state identificate in un cittadino franco-maliano, un franco-gabonese, un cinese, un portoghese ed un militare maliano. L’Alto Rappresentante per la politica estera comunitaria Federica Mogherini, ha in seguito confermato che 2 delle vittime facevano parte della missione dell’Unione Europea (UE) in Mali.
Non stupisce che l’attentato di domenica scorsa sia stato rivendicato dalla nuova formazione jihadista ombrello, di matrice Al Qaeda, Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin’ (JNIM). JNIM è infatti responsabile del recente incremento dell’attività jihadista in Mali diretta contro le autorità maliane e le missioni straniere, specialmente ONU e francesi, considerate come invasori.
La nuova organizzazione qaedista risulta essere stata creata nel marzo scorso, tramite la fusione dei maggiori gruppi jihadisti maliani Ansar Dine, Macina Liberation Front, Al Mourabitun e Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM). Inoltre, sarebbe caratterizzata da un’ambizione trans-nazionale orientata verso le regioni del Maghreb e del Sahel e ricettiva di una rappresentanza locale multietnica (Arabi, Bambara, Tuareg e Fulani).
Nonostante Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin’ (JNIM) raggruppi la maggioranza dei gruppi islamisti locali ed aspiri a porsi come il principale bacino di rappresentanza della galassia jihadista in Mali, i principali gruppi islamisti attivi sul territorio maliano risultano essere:
- Alliance nationale pour la sauvegarde de l’identité peule et la restauration de la justice (ANSIPRJ): fondata nel giugno 2016 e sarebbe affiliata ad Ansar Dine.
- Ansar Dine: alla quale prendono parte primariamente le etnie Fulani, araba e Tuareg.
- Ansar Dine Sud: nata nel giugno 2015 come branca di Ansar Dine operativa principalmente sul confine con la Costa d’avorio (regione di Sikasso).
- Macina Liberation Front (MLF): movimento jihadista prevalentemente di etnia Fulani e attivo nel Mali centrale.
- Daesh: localizzato nel nord del paese, sembra essersi formato da una branca secessionista di Al Mourabitun che ha giurato fedeltà al sedicente Califfato.
- Mouvement pour l’unité et jihad en Afrique de l’Ouest (MUJAO): il gruppo ha subito pensanti perdite inflitte dalle forze di sicurezza francesi, che hanno fortemente limitato la sua organizzazione e capacità di azione.
- Al Murabitun: creato nel 2013 dalla fusione fra parte di MUJAO e Katiba al-Mulathameen e composto primariamente da etnie arabe e Tuareg. Murabitun sarebbe affiliato ad Al Qaeda nel Magreb Islamico (AQIM) dal dicembre 2015 e capitanato dal noto veterano jihadista e criminale Mokhtar Belmokhtar.
- Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM): primariamente operativa nell’area di Timbuktu e recentemente revitalizzata dall’inclusione del battaglione Mourabitun.
Il Mali continua a rappresentare un contesto fortemente critico ed instabile, 1600 truppe francesi rimangono stazionate nel nord del Paese per contrastare la minaccia terroristica che imperversa, gli Stati Uniti una settimana prima dell’attentato al resort Le Campement hanno diffuso un alert evidenziando la possibilità di attacchi imminenti contro gli asset occidentali in Mali e il turismo continua a rappresentare un obiettivo primario dell’azione terroristica, non solo nel Sahel.