I fatti di questa prima domenica di febbraio 2004 sono chiari: praticamente in contemporanea due kamikaze si fanno esplodere nelle sedi del PUK e del PDJ a Erbil, Kurdistan. Il generale americano Mark Kimmitt parla di oltre 200 feriti. Mohammad Ihsan, ministro per i diritti umani nel governo regionale kurdo parla di circa 150 morti, 60 nella sede del PUK e 80 nella sede del PDK. Continue reading
Un futuro per il Kurdistan – by Marco Lombardi
Il commento che segue si basa sulle interviste raccolte durante la missione di studio in Iraq svolta tra l’agosto e il settembre 2003. Partita da Amman per Baghdad, la missione si è concentrata tra le città di Erbil, Kirkuk e Sulaimani, permettendo ampi movimenti nell’area controllata dal Partito dell’Unione Kurda (PUK) fino ai confini con l’Iran. Tra le numerose interviste quelle più significative rispetto al tema qui trattato e a cui farò ampio riferimento nel seguito, sono state raccolte in colloqui privati con Barham Salih primo ministro del PUK; Narmin Othman, ex ministro dell’istruzione; Sherko Bekas, ex ministro della cultura e noto poeta; Hikmat Mohammad Karim “Baxtiar”, responsabile dell’unione sindacale kurda; Rizgar Ali, responsabile del PUK a Kirkuk. Ulteriori informazioni sono state raccolte durante una missione in Iran nel gennaio 2004, presso l’Institute for Political International Studies e il Centre for Strategic Research.
Irak, non arrendersi al terrorismo: la cattura di Saddam – by Marco Lombardi
La recente cattura di Saddam Hussein – le condizioni in cui è stato ritrovato – conferma quanto abbiamo sostenuto negli interventi precedenti: non c’è guerriglia pro-Saddam né tantomeno coordinata dal Rais. Saddam è stato ritrovato in una sorta di bunker miserabile a Tikrit, per una soffiata di familiari, molto probabilmente con il supporto determinante dei pshmerga kurdi, che così sommano nuovi crediti da spendere nel futuro assetto dell’Irak.
Dopo Nassirya, non arrendersi al terrorismo – by Marco Lombardi
Una lettura di quanto è accaduto in questi ultimi giorni in Iraq e nell’area Medio Orientale e Centro Asiatica. Una lettura “fredda” per ragioni climatiche – è sabato 15 e scrivo dalla Siberia – e perché, qui sotto la neve, le informazioni per chi non parla il russo sono poche e frammentarie. Una lettura “calda” perché non più di tre mesi fa mi trovavo nel Kurdistan iracheno, e i miei pensieri di oggi non possono prescindere dai volti, dalle sensazioni e dalle parole di tutti coloro che ho incontrato dal Capo del governo al terrorista di Ansar Al Islam.
Immigrazione e sicurezza, un binomio improprio – by Marco Lombardi
Dopo l’11 settembre 2001 si è inevitabilmente acuita l’attenzione per tematiche come la sicurezza e l’immigrazione, sempre più spesso considerate strettamente legate una all’altra. Il binomio tra sicurezza e immigrazione necessita però di essere chiarito, per non rischiare di cadere nell’errore di improprie generalizzazioni.
Dopo l’11 settembre: logiche comunicative di una guerra “promessa” – by Marco Lombardi
Il mio primo commento, poche ore dopo l’11 settembre 2001, faceva riferimento a una lettura di tipo “comunicativo” dell’attacco al WTC: un evento mediatico curato da un fortunato e abile regista assassino. D’altra parte, il terrorismo così come la politica trova spesso spiegazione delle proprie manifestazioni nelle logiche dello spettacolo e della comunicazione.
11 settembre 2012. Non commemorazione, ma rituale per i sopravvissuti – by Marco Lombardi
E’ il primo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle. Che cosa possiamo aspettarci? Questa domanda ritorna quale tormentone del settembre post vacanziero, sostituendosi ai refrain dei motivi estivi. Sicuramente si assisterà a una recrudescenza di speciali televisivi che faranno rivivere le immagini della tragedia; si diffonderà a dismisura la sondaggistica della paura e dell’attesa di quello che potrebbe essere ancora; si ripercorreranno le strade intraprese dopo il September Eleven nella guerra al terrorismo; si cercheranno le responsabilità di ciò che è stato, di ciò che sarà, di ciò che sarebbe potuto essere se le cose fossero andate diversamente.
Il rischio di comunicare “il rischio” dopo l’11 settembre – by Marco Lombardi
«Sappiamo di sicuro che avrà luogo prima o poi un attentato terroristico di grosse dimensioni in Occidente». Così si esprimeva sulle pagine dei quotidiani dello scorso 26 giugno il Ministro della Difesa Martino. Di questo attacco, dato per sicuro, «non sappiamo dove avverrà», quale sarà il bersaglio, «gli Stati Uniti? Oppure l’Europa? O forse proprio l’Italia», né «quale forma prenderà».
Lo Stato dell’Unione e l’“asse del male” – by Marco Lombardi
Il discorso sullo Stato dell’Unione del presidente George W. Bush, poche settimane fa, ha suscitato diverso grado di clamore e di attenzione nei differenti Paesi. In particolare, l’affermazione della presenza di “an axis of evil” costituito da Nord Korea, Iran e Iraq è stata ripresa e commentata con la dovuta attenzione dalla sola Gran Bretagna. Al contrario, negli Stati Uniti intorno a questo tema si è continuato a dibattere e a discutere anche nelle settimane successive.
Aereo precipita su New York: torna la paura – by Marco Lombardi
A due mesi e un giorno di distanza dall’attacco al World Trade Center di New York le coincidenze sembrano guidare le reazioni alla caduta dell’Airbus A-300 dell’American Airlines: ancora a New York, ancora su un quartiere abitato della città, il Queens, ancora nelle prime ore del mattino (le 9.15 ora locale).
La comunicazione del terrore – Intervista a Marco Lombardi
L’alta valenza mediatica dell’evento che ha colpito al cuore gli Stati Uniti ha messo in moto una complessa macchina comunicativa; ne parliamo con Marco Lombardi, docente di Sociologia presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica.