29Ago/14

The Australian counter-measures to the Islamic State challenge – by Matteo Vergani

The Islamic State allure reached as far as Australia, as demonstrated by the intensity of the public discussion on the issue in the Australian media[1]. The Australian authorities not only fear that young people (a few converts but mainly Muslim immigrants and second-third generations) could answer the call and go to fight with IS, but also that the returnees with Australian passport could come back radicalized from the war and perpetrate a terrorist attack on Australian soil. ASIO (the Australian intelligence service) estimates that about 60 Australians are fighting in Syria and Iraq, 15 have died there (2 of which as suicide bombers), and tens have already returned.

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28Ago/14

Let’s do something before terrorist narrative becomes a bestseller – by Alessandro Burato

Once upon a time, there was an exotic land surrounded by mystery and ancient stories. That was the land of Caliphs, the land of philosophers and historians, where culture, literature and faith flourished and where people lived in peace. On day, that land started being threatened: barbarian infidel invaders were trying to take it and to subvert its status. So a man, a brave man, step up to fight against them. He put together an army of fighters, as brave as him, to defeat the invaders and to restore the original peace. After unrestrained battles he eventually won the war and achieved his aim: green fields and no more cruelty on his land where people could live their daily life in peace.

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27Ago/14

Jihad, l’esperto di media: “Rap tra forme di comunicazione per fare proselitismo”

Intervista di Marco Lombardi a Il fatto Quotidiano, il 27 agosto 2014: cliccare per ascoltare l’intervista: “Evidentemente non è che sono i rapper degli jiahdisti – dice Lombardi –, ma è quel tipo di musica che può facilmente veicolare un certo tipo di messaggio, all’interno di un ben determinato ceto sociale”. “Togliamoci dalla mente – continua il professore di comunicazione – che abbiamo a che fare coi una comunicazione naif. I terroristi, assieme alle armi, hanno un sacco di professionalità a disposizione, comprese esperti in comunicazione”. 

26Ago/14

Isis, la denuncia: “Intelligence algerina ha identificato 130 infiltrati tra i profughi”

Intervista di Marco Lombardi a Il fatto Quotidiano, il 26 agosto 2014: cliccare per ascoltare l’intervista: “Esiste una rete collegata al terrorismo islamico che utilizza i barconi che giungono sulle nostre spiagge per introdurre in Europa persone formate dall’Isis in Siria e in Iraq con lo specifico compito di portare la Jihad in occidente“.  A sostenerlo è il professor Marco Lombardi, docente dell’Università Cattolica di Milano e coordinatore dell’istituto Itstime (Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies) che cita una fonte dei servizi segreti algerini che parla “di 130 persone già schedate che avevano questo compito”. 

26Ago/14

Ebola: is it real? Risk communication under scrutiny – by Alessandro Burato

Everything probably stared with the death of a two years old child on the 6th of December in Guéckédou, Guinea. The cause of the death was an infection with the Ebola virus [1]. Since then, the spread of the pandemic has become “viral” with more than 2.400 suspected or confirmed cases and 1.350 deaths reported by the WHO on the 20th August 2014 [2].

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25Ago/14

Radicalizzazione e reclutamento per il Jihad in Europa e Italia: una minaccia perdurante – by Marco Lombardi

Negli ultimi anni, in particolare successivamente agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e di quelli avvenuti sul suolo europeo, l’attenzione degli studiosi è stata rivolta a comprendere le nuove caratteristiche del terrorismo internazionale. Più recenti, invece, gli studi inerenti ai processi di radicalizzazione, ovvero i meccanismi attraverso i quali gli individui cambiano i loro atteggiamenti adottando un comportamento potenzialmente deviante ancorato a un’ideologia radicale o estremista. Questi ultimi si concretizzano – in ultima istanza – attraverso il reclutamento all’interno di organizzazioni o gruppi estremisti che utilizzano la violenza per raggiungere degli obiettivi di tipo sociale, politico o di destabilizzazione del contesto nel quale operano. Sebbene il radicalismo non possa essere considerato un sinonimo di “terrorismo”, il processo che spinge gli individui ad abbracciare delle ideologie di stampo radicale è di fondamentale importanza in quanto rappresenta il primo e cruciale passo verso l’estremismo violento.

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Nessun luogo è lontano” – 22 e 24 agosto 2014

Partiamo dalla Libia, il cui spazio aereo è stato chiuso a causa dell’escalation degli scontri tra le forze dell’ex generale Khalifa Haftar e le milizie filo islamiche. Ne parliamo con la giornalista freelance Nancy Porsia. Con Roberto Aliboni, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali. A seguire un focus sulla strategia comunicativa di Isis con Marco Lombardi, responsabile del centro di ricerca ITSTIME, e docente di Sociologia e Gestione delle crisi e dei rischi della comunicazione all’Università Cattolica di Milano. Poi andiamo in Kosovo, dove Nato e forze di sicurezza nazionali sono impegnati in un’operazione anti-terrorismo, dopo l’ondata di arresti di kosovari sospettati di essere combattenti di Isis in Siria e in Iraq. Con Nate Tabak, caporedattore di Prishtina Insight.

L’intervista a Marco Lombardi

L’intera puntata è ascoltabile qui