Nel tardo pomeriggio di ieri un 43enne milanese figlio di padre italiano e madre marocchina ha seminato il panico nella zona di viale Tunisia a Milano. Come illustrato da MilanoToday, tutto aveva inizio all’interno di un negozio per animali in viale Tunisia. E’ lì che il soggetto in questione minacciava il commerciante, dopo che l’uomo si era rifiutato di dargli la mano. L’intimidazione era stata pronunciata in italiano e poi in arabo, al punto che il negoziante prendeva la cosa sul serio e avvertiva subito i carabinieri; nell’attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine il commerciante si metteva a pedinare il sospetto, comunicando costantemente la posizione ai militari dall’altra parte del telefono.
Quando il 43enne capiva di essere inseguito, iniziava a correre spintonando le persone che trovava lungo la sua fuga, fortunatamente senza provocare feriti.
Nel frattempo giungevano sul posto i Carabinieri, inizialmente due, poi altri rinforzi. I militari intercettavano l’esagitato all’altezza di via Lodovico Settala e lo bloccavano in via Felice Casati dopo diversi minuti di lotta in quanto il soggetto in questione era molto agitato, ripeteva di avere una bomba e di voler far esplodere la chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Nello zaino non sono state rinvenute tracce di esplosivo e dopo controlli più approfonditi non sono stati trovati elementi che possano ricollegarlo ad ambienti legati al terrorismo. L’individuo arrestato era però noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti per estorsione risalenti al 2001-2003 e per alcuni problemi con alcool e cocaina.
L’episodio mette in risalto un tema di primaria importanza che ITSTIME aveva già trattato lo scorso 21 maggio, subito dopo l’attacco alla chiesa di Michele Arcangelo a Grozny di due giorni prima, quando un gruppo di quattro terroristi islamisti avevano preso d’assalto il luogo di culto durante una messa. In quel caso la prontezza dei parrocchiani che, appena sentito il grido “Allahu Akbar” e i primi colpi sparati, si erano precipitati a chiudere le porte d’ingresso, aveva scongiurato una strage. I parrocchiani non si erano fatti cogliere impreparati, avevano intuito al volo cosa stava per accadere e si erano mossi subito, impedendo ai terroristi di penetrare nell’edificio e dando alle forze di sicurezza tempo sufficiente per arrivare e abbattere i jihadisti.
Un comportamento consapevole, individuale e solidale che si è ripetuto ieri a Milano, seppur con dinamiche differenti, quando il commerciante ha “nasato” un potenziale pericolo, ha prontamente avvisato le forze dell’ordine e pedinato l’esagitato mantenendosi in costante contatto con i militari per comunicare la posizione del soggetto in fuga.
Un dettaglio di non poco conto che rilancia ancora una volta l’importanza della sicurezza partecipata, della sensibilizzazione, del training rivolto ai civili per quanto riguarda il “fenomeno terrorismo” perché se abbiamo le competenze necessarie ce la caviamo. La coordinazione tra ambito civile e quello legato alle forze di sicurezza è di vitale importanza sia in ambito preventivo (segnalazioni) che in una fase di emergenza come quella di sabato 19 maggio o come ieri.
Attualmente in Italia non esiste ancora alcuna attività informativa e formativa per rendere la popolazione minimamente capace di potersi muovere correttamente in caso di attacco, in modo da poter ridurre la propria vulnerabilità a un potenziale attacco e poter magari essere d’aiuto alle forze dell’ordine, come nel caso di ieri a Milano. Una preparazione adeguata limita i danni mentre l’impreparazione rischia di incrementare il numero delle vittime. Da tempo Itstime lavora per promuovere consapevolezza e comportamenti sicuri per ridurre la vulnerabilità della comunità di fronte alle minacce.