Stato Islamico (IS) ha annunciato la formazione di una nuova provincia, Central Africa. Questo è avvenuto successivamente alla rivendicazione tramite l’agenzia Amaq del primo attacco perpetrato dal gruppo nella Repubblica Democratica del Congo giovedì 18 aprile.
In base alla propaganda IS, la presenza di quest’ultimo si staglierebbe in sempre più Stati del continente africano, con un’estensione territoriale che si allunga in sempre più aree del Sahel e del subsahel: idealmente, se si puntasse un dito su una cartina in queste aree sarebbe quindi possibile tracciare una linea continua della presenza IS dal Mali alla Somalia, senza quasi il bisogno di perdere il contatto con la mappa.
La realtà tuttavia risulta essere ben diversa da quella prospettata dalla comunicazione IS, intento a riproporre il “mito del califfato” – soprattutto dopo la caduta di Baghouz in Siria (con la conseguente dichiarazione di “vittoria” sul “califfato fisico”) e l’operazione “Vendetta per lo Sham” lanciata nei primi giorni di aprile. La dichiarazione di una nuova provincia potrebbe quindi rientrare all’interno di una (contro)offensiva comunicativa.
È opportuno tuttavia notare come Stato Islamico sembri effettivamente investire con intensità crescente nel più ampio scacchiere africano, territorio in cui il gruppo contava già quattro wilayat principali:
• In Libia, IS è stato in grado di stabilire una roccaforte nella città di Sirte, impresa ancora celebrata nei più recenti discorsi dei vertici del gruppo;
• Nelle provincie in Egitto, attacchi contro la popolazione cristiana e guerriglia contro le forze governative sono materia di continua propaganda;
• Le province di West e East Africa, pur nella loro diversità in termini di capacità e risultati, hanno costituito finora il fronte meridionale dei territori IS nel continente. West Africa in particolare si è dimostrata una delle più sanguinose e aggressive marche tra tutti i territori di IS e la sua capacità di proiezione presenta una minaccia non solo per la Nigeria—dove si concentrano i suoi attacchi—ma anche per diversi Paesi confinanti: Cameroon, Niger, Chad. Le condizioni di IS in East Africa invece differiscono dal versante occidentale: Stato Islamico in Somalia è decisamente più modesto in termini di operazioni compiute e sforzi di espansione, sebbene permanga la possibilità di una presenza più forte in Kenya e ambizioni nel Corno d’Africa. È opportuno inoltre rammentare come alcuni attentati da parte di operativi di questo wilayah siano stati diretti anche in Italia .
Per quanto riguarda la neonata provincia di Central Africa, l’attacco nella Repubblica Democratica del Congo costituisce una prima azione offensiva dal punto di vista operativo sebbene sia necessario rammentare come già in passato IS abbia manifestato il suo interesse per quest’area:
• Lo stesso capo di IS Abu Bakr al-Baghdadi, citando l’Africa Centrale in un discorso ufficiale pubblicato il 22 agosto 2018 , ha identificato l’Africa centrale come una delle terre dove i fedeli del “califfato” avrebbero dovuto unirsi alle carovane dei combattenti;
• Tra il 2018 e il 2019 è avvenuto l’arresto di due importanti esponenti della rete finanziaria di Stato Islamico, entrambi coinvolti nell’elargire denaro verso gruppi ribelli nell’area. Il primo, Walid Zein, operava dal Corno d’Africa e si occupava di allocare risorse tra Siria, Libia e l’Africa centrale ed è stato arrestato proprio per il suo tentativo di finanziare dei ribelli, probabilmente in Congo . Una sua collaboratrice, Halima Ali, è stata arrestata un anno più tardi mentre tentava di dirigere dei finanziamenti verso l’Africa Centrale, presumibilmente con lo scopo di raggiungere gli stessi beneficiari finali ;
• Infine, già nel 2017 un breve video ritraeva dei guerriglieri pronunciarsi come seguaci di Stato Islamico in Congo. Diverso materiale sotto forma di file musicali e video sono stati in seguito scoperti nel febbraio 2018 a Beni, in un accampamento del gruppo ribelle dell’Allied Democratic Front (ADF) ma è stato rinvenuto anche materiale cartaceo, indicando un possibile contatto personale diretto .
Ampliando la riflessione sul comunicato di Amaq, è necessario rilevare come la propaganda di IS è stata spesso preludio e mezzo per implementare le scelte “politiche” del gruppo, così come avvenuto ad esempio durante la grande riorganizzazione dei territori IS nell’estate 2018. È possibile che la creazione di un nuovo wilayah tra le marche nel Corno d’Africa e in Africa occidentale possa rappresentare il tentativo di creare una fascia di territori contigui nel cuore del continente. Spingendosi oltre, si potrebbe ipotizzare che Stato Islamico stia valutando l’idea di raggruppare le province nel Sahel e nel subsahel in modo non dissimile da quanto avvenuto per le varie provincie in Siria, Libia, Iraq e Yemen, dando vita a un Wilayah Ifriqiyah (La provincia dell’Africa) .
La creazione di un territorio esteso (almeno comunicativo) nel cuore dell’Africa nera, e quindi con una base etnica diversa da quella dell’heartland del “califfato” nel Siraq, potrebbe fungere da collante ideologico e sociale, specialmente considerando la forte componente clanico-tribale delle aree in questione. Se è assodato che la propaganda di IS ha sempre fatto leva sul “livellamento” delle differenze etniche, è altrettanto vero che questa retorica è stata sviluppata in un peculiare contesto geografico e storico nel quale persone da tutto il mondo sono accorse a migliaia in un vero e proprio melting pot, pur con una maggiore componente etnica mediorientale. Ora Stato Islamico deve sopravvivere e per quanto possibile, rilanciarsi: in quest’ottica quindi sarebbe opportuno per il gruppo adattarsi ai “nuovi” contesti socioculturali, sia applicandovi almeno dal punto comunicativo quanto attuato in Siraq (se possibile) sia mutando forma e tattiche (se necessario). Come nota finale si sottolinea il modo in cui diversi foreign fighters di ascendenze africane siano stati utilizzati come frontmen della propaganda IS – come Abu Salih al-Amriki, protagonista di un video della serie Inside the Khilafah. La creazione di un nuovo grande wilayah africano (o il rafforzamento delle marche IS nella regione) potrebbe quindi ispirare nel tempo nuovi afflussi di persone che si sentissero legate a tali contesti.