La faccenda dei terroristi di IS che arriverebbero in Italia sui barconi dei migranti è più complicata delle due posizioni opposte che si confrontano, tra ieri e oggi, sui media.
La prima quella del governo libico di Tobruk, espressa da Omar al Gawari: “Nelle prossime settimane arriveranno in Italia anche terroristi dell’Isis a bordo di barconi di migranti… Malta e l’Italia saranno interessate da operazioni di attacco attraverso i porti che sono dominati da Fajr Libya”.
La seconda è la risposta istituzionale italiana rilanciata dai media che suona “Se effettivamente militanti dell’Isis volessero arrivare in Italia non lo farebbero certo rischiando la vita a bordo di barconi fatiscenti utilizzati per le traversate e con la prospettiva poi di dover sottoporsi ai controlli delle autorità”.
Sono due posizioni entrambe vere ma interessate e parziali.
Interessate: la prima per fare pressione politica all’Italia e all’Europa affinché venga tolto l’embargo al governo di Tobruk e lo si appoggi contro le altre fazioni. Tanto è vero che il messaggio prosegue minacciano “scarsità” di approvvigionamento di materie prime. La seconda per ricordare che buona parte delle minacce di IS si esaurisce in dichiarazioni propagandistiche e per tranquillizzare rispetto a un eccessivo allarmismo sulle capacità del Califfato.
Parziali: perché non considerano tutte le possibilità e una situazione più complessa che nel passato.
Nel consueto modus operandi della cellula, inviata a concludere un attacco specifico, col supporto di cellule locali, a un target identificato e programmato, la via non è quella del barcone ma quella del comodo volo aereo sempre acquistabile, entrando come persone rispettabili.
Ma a questa modalità oggi se ne aggiunge una meno specifica: quella che uomini abituati a combattere e radicalizzati nel Califfato, possano utilizzare i barconi come via di transito garantita dagli stessi jihadisti che collaborano con i trafficanti. Non si tratta di terroristi, se si intende uomini che arrivano per attaccare un obiettivo programmato, ma di potenziali terroristi, se si intende uomini capaci di combattere e appartenenti a un’ideologia che ha nella violenza una sua radice profonda.
Dal punto di vista politico le due visioni hanno senso e giustificazione in obiettivi differenti. Dal punto di vista operativo è importante tenerle insieme, per avere la giusta visione complessa di un mondo in cui le minacce evolvono più rapidamente delle difese e nel quale, tutti, opportunisticamente sfruttano le vulnerabilità dei contendenti.