Contesto. In seguito al colpo di stato militare del febbraio 2021, il regime attuò una sistematica campagna di repressione delle manifestazioni pacifiche insorte in tutto il Myanmar. La brutalità dell’esercito spinse centinaia di migliaia di giovani a trasferirsi nei territori di frontiera, controllati dalle organizzazioni politico-armate delle minoranze etniche, per intraprendere degli addestramenti militari di base. L’avvenimento, storico nella sua portata, decretò la transizione della Spring Revolution, il termine per identificare il movimento democratico popolare a guida Bamar nato in risposta al golpe, da movimento non-violento a insurrezione armata popolare.
Nell’arco di due anni, le organizzazioni armate anti-regime hanno intrapreso una radicale evoluzione, da cellule o gruppi di vigilanti scarsamente organizzati ed in possesso principalmente di armi da caccia, come i fucili a calibro 22, oppure i fucili tradizionali ed autoprodotti a colpo singolo, chiamati tumi, a forze di guerriglia locali, regionali ed interregionali, strutturate, con notevoli capacità strategico-militari e spesso armati di fucili d’assalto, principalmente M-16 e AK-47, lanciarazzi, RPGs, lanciagranate da 40 mm, mortai da 60 mm, e droni commerciali, in particolare quelli agricoli, sia per il monitoraggio delle postazioni nemiche sia per le operazioni d’assalto e di difesa.
Nonostante, l’insieme delle organizzazioni armate anti-regime, emerse dopo il colpo di stato militare, venga generalmente identificato con il termine People Defence Forces (PDFs), le Forze di Difesa del Popolo, vi sono delle profonde differenze tra i diversi gruppi armati in guerra contro il regime. Ad oggi, la natura e le strategie delle forze anti-regime si differenziano in base: 1) al territorio, dalle città alle zone rurali; 2) al rapporto con il Governo democratico, il Governo di Unità Nazionale (NUG); e 3) al legame con le organizzazioni politico-armate delle minoranze etniche.
Con l’obiettivo di riportare un quadro introduttivo delle centinaia di forze armate rivoluzionarie attive in Myanmar, il seguente articolo, diviso in tre parti, analizzerà: 1) i gruppi di guerriglia urbana, chiamati Underground Guerriglia (UG); 2) le organizzazioni armate anti-regime stanziate nelle zone rurali e peri-urbane sotto la catena di comando del Governo democratico, chiamate People Defence Forces (PDFs), e le organizzazioni armate non affiliate al Governo democratico, chiamate Local Defence Forces (LDFs); 3) infine, verranno analizzate le nuove forze armate rivoluzionarie delle minoranze etniche, attraverso l’esperienza del Karenni Nationalities Defence Force (KNDF).
Guerriglia Urbana
Il campo di battaglia birmano è frammentato in molteplici fronti, caratterizzati da differenti dinamiche e intensità di conflitto, a seconda della geografia, dell’influenza storica di attori armati non statali, del grado di porosità delle diverse frontiere, della disponibilità di stabili canali di rifornimento, della capacità di reclutamento, e dell’importanza geo-strategica, economica e culturale del territorio. L’eterogeneità del conflitto è tale che gli scontri tra le forze armate rivoluzionarie e il regime militare variano, non solo da regione a regione, ma da sotto-distretto a sotto-distretto.
La natura della guerra civile in Myanmar, insieme all’elevato numero di forze armate indipendenti, fa emergere la difficoltà nel determinare la capacità e il grado di controllo che il regime militare detiene sul territorio. Ciononostante, in linea generale, si può affermare che nella maggior parte delle zone rurali e peri-urbane l’influenza dei militari varia da “contested control” a “lost control”, a differenza dei centri urbani che rimangono ancora sotto la loro completa influenza. Per questo, le organizzazioni armate anti-regime presenti in città operano in un contesto estremamente pericoloso.
A differenza della generale percezione internazionale, che inquadra l’agire dei gruppi armati non statali in Myanmar esclusivamente nelle aree rurali e nelle foreste, una parte fondamentale dell’insurrezione armata contro la giunta militare è proprio composta dai gruppi di guerriglia urbana, chiamati UG (Underground Guerrilla). Data la natura delle loro attività, le forze anti-regime in città hanno una struttura frammentata e composta da cellule di piccole dimensioni, operano in segretezza e sono in costante movimento. Nonostante risulti estremamente complicato sviluppare un’analisi dettagliata delle forze di guerriglia urbana, è possibile individuare dei pattern e delle tattiche comuni che fanno emergere le loro principali strategie, il loro modus operandi, e i loro obiettivi a breve e a lungo termine.
Dal colpo di stato del 2021, “quasi tutti i 330 sotto-distretti o “township” del Myanmar – le unità amministrative di base del Paese – sono afflitte dalla guerra”[1]. Tuttavia, è nella capitale commerciale del Paese, Yangon, dove si concentrano le operazioni di diverse decine di gruppi di guerriglia urbana, tra cui: Yangon Revolution Force (YRF), Inya Urban Force (IUF), Yangon Urban Guerrilla Army, Special Task Agency of Burma, Twante Urban Guerrilla Force, God’s Hand Forces, Yangon UG Association (YUA), War of Hunter Revolution Force (WOH), e Anonymous Urban Guerrillas.
Strategie
Le tattiche principali di guerriglia urbana utilizzate in Myanmar sono gli attacchi alle strutture dell’amministrazione militare locale, tramite l’utilizzo di ordigni esplosivi improvvisati (IED), hit-and-run assaults, drive-by shootings, e omicidi mirati al personale del regime. Gli obiettivi della resistenza armata nelle città non sono solo i membri delle forze di sicurezza, ma anche le aziende e le persone affiliate al regime.
I target principali delle operazioni sono gli amministratori locali nominati dal regime, i cosiddetti ward administrators, in quanto aiutano l’esercito a localizzare i membri della resistenza armata all’interno dei quartieri sotto la loro influenza. Gli amministratori locali rappresentano le unità di base delle attività di intelligence (HUMINT) della giunta nelle aree urbane. Nell’arco di due anni, i gruppi di guerriglia urbana si sono focalizzati anche sulle spie, chiamate dalan, sui funzionari pubblici colpevoli di aver contribuito attivamente all’arresto e all’uccisione dei membri della resistenza, come i giudici corrotti[2], e sui dirigenti delle aziende di proprietà dei militari, come Thein Aung, un alto dirigente della compagnia Mytel, una società di telecomunicazioni di proprietà dei militari, assassinato nel novembre del 2021[3].
[1] Shona Loong, Post-coup Myanmar in six warscapes, “The International Institute for Strategic Studies”, 5 luglio 2022, https://myanmar.iiss.org/analysis/introduction.
[2] Han Thit, Judge shot dead in Yangon for role in imprisoning protesters, “Myanmar Now”, 18 luglio 2022, https://myanmar-now.org/en/news/judge-shot-dead-in-yangon-for-role-in-imprisoning-protesters
[3] Myanmar military telecom CFO shot dead in Yangon, “Radio Free Asia”, 4 novambre 2021, https://www.rfa.org/english/news/myanmar/shot-11042021144512.html