Sabato 11 luglio la polizia kosovara ha arrestato cinque terroristi che stavano pianificando l’avvelenamento all’acquedotto di Pristina. Decine di migliaia di persone in Kosovo sono dunque rimaste senza acqua per tutto il weekend dopo che le autorità hanno chiuso le forniture e avvisato che il servizio sarebbe stato interrotto sabato mattina “a causa di problemi di sicurezza“. I campioni d’acqua sono stati analizzati e non hanno mostrato traccia di veleno.
I cinque arrestati, Enis Latifi, Besnik Latifi, Gazmend Haliti, Milazim Haxhijaj e Fehmi Musa, sono stati bloccati mentre erano in viaggio, su due auto separate, verso il serbatoio del Lago Badovc, da dove parte buona parte della fornitura d’acqua per Pristina. Nella borsa di Enis Latifi è stato trovato del veleno, presumibilmente da utilizzare nell’attacco.
Le autorità kosovare hanno fatto sapere che due degli arrestati sarebbero ex jihadisti dell’IS in Siria, successivamente rientrati in Kosovo.
La polizia kosovara è da tempo in allerta dopo che jihadisti di etnia albanese avevano accusato l’esecutivo di Pristina di essere “laico e ipocrita”, minacciando attacchi imminenti contro obiettivi locali, comprese le forniture idriche.
Un piano che non sorprende considerato che l’ISIS aveva da poco rilasciato un filmato, diretto proprio all’audience balcanica, dal titolo “Honor is in Jihad. A Message to the People of the Balkans”, col chiaro intento di scuotere i musulmani dei Balcani e spingerli verso due direzioni: l’“Egira” verso lo Stato Islamico o la jihad nei propri paesi. Tra le indicazioni per quelli che vogliono intraprendere la jihad a casa propria veniva suggerito anche di “avvelenare cibo e acqua”.
Nel frattempo, lo scorso 15 luglio, è apparso su Youtube un filmato dove si incitava all’instaurazione di un Califfato nei Balcani e in particolar modo in Serbia.
L’account da dove è stato pubblicato il video è successivamente stato rimosso ma era già noto alle autorità per precedenti pubblicazioni sempre filo-IS.
L’autore, ancora sconosciuto, incitava alla conquista armata della Serbia e ad attacchi terroristici in Bosnia, Croazia, Albania, Kosovo, Macedonia e Montenegro, con la promessa che le democrazie sarebbero state rimpiazzate dalla sharia.
I Balcani sono ormai diventati una piazza fondamentale per l’indottrinamento e il reclutamento jihadista, specialmente in Albania, Kosovo e Bosnia dove sono presenti delle vere e proprie enclaves che ricevono ingenti finanziamenti dai paesi sunniti del Golfo. Negli ultimi anni nuovi centri islamici sono spuntati in zone dove vige un notevole disagio socio-economico e dove l’indottrinamento trova quindi terreno fertile.
Poche settimane fa Jelena Guskova, storica russa, membra dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti nonché parlamentare al Senato della Republika Sprska aveva fatto sapere che agosto sarebbe stato un mese caldo per possibili attentati jihadisti in Serbia e in quelle aree balcaniche dove sono presenti serbi e cristiani.
E’ doveroso aggiungere che tra i potenziali target dei terroristi ci sono anche tutti quei musulmani che vengono da loro considerati “ipocriti” o “deviati” in quanto non abbracciano l’ideologia del terrore legata alla visione wahhabita e takfirista. Il piano per avvelenare l’acquedotto lo dimostra, visto che Pristina è una città di 200 mila abitanti, in gran parte musulmani.