A cinque mesi dal massacro del 7 ottobre Hamas ha diffuso un breve audio di 35 secondi nel quale Mohammed Deif, il comandante del braccio armato dell’organizzazione, le Brigate Ezzedin al-Qassam, esorta i musulmani a “unirsi alla lotta per liberare Al-Aqsa”. Il video è inizialmente comparso su Telegram ad inizio settimana per poi venire diffuso su tutta la rete.
Secondo fonti israeliane, il messaggio è parte di una registrazione di Deif risalente al massacro del 7 ottobre, quando Al Jazeera trasmise l’annuncio dell’attacco “Al-Aqsa Flood” contro Israele.
Nell’audio, Deif dichiara:
“Il nostro popolo in Giordania e Libano, in Egitto, Algeria, Maghreb, Pakistan, Malesia, Indonesia e in tutte le parti del mondo arabo e islamico. Iniziate a marciare oggi, ora e non domani, verso la Palestina, e non lasciate che confini, regolamenti o restrizioni vi privino dell’onore del jihad e della partecipazione alla liberazione della moschea di Al-Aqsa. Andate avanti, leggeri e pesanti, e impegnatevi con le vostre ricchezze e con la vostra vita sulla via di Dio. Ciò è meglio per voi, se solo sapeste”.
Mohammed Deif è nella “black list” delle forze di sicurezza israeliane dal 1995 per il suo coinvolgimento nella pianificazione e nell’esecuzione di un gran numero di attacchi terroristici negli anni ’90 e all’inizio del 2000. Il leader delle Brigate al-Qassam è sopravvissuto ad almeno sette tentativi di assassinio nel corso degli anni.
Originario di Khan Yunis e indicato come uno dei principali responsabili dell’eccidio del 7 ottobre assieme al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, si ritiene sia nascosto nei tunnel sotterranei alla Striscia.
Il terzo del “trio” componente la leadership di Hamas a Gaza, Marwan Issa, vice di Deif, veniva ucciso il 10 marzo 2024 in un raid aereo israeliano a Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza. Issa era nascosto in una struttura sotterranea ma non è scampato all’attacco. La notizia della sua morte è stata successivamente confermata da Hamas e anche da Washington.
L’intervento di Khaled Meshaal ad Amman in sostegno a Deif
Nella mattinata del 27 marzo, sfruttando le manifestazioni filo-palestinesi avvenute in Giordania, l’ex leader di Hamas e attualmente a capo dell’Ufficio per la Diaspora dell’organizzazione terrorista palestinese, Khaled Meshaal, ha fatto eco al messaggio di Deif durante un discorso tenuto in Giordania nel quale ha esortato tutti i musulmani del mondo a sostenere la lotta di Hamas affinchè “il loro sangue si mescoli con quello dei palestinesi”, come riferito dal Times of Israel.
Va tra l’altro evidenziato che nei giorni successivi all’intervento di Meshaal, ad Amman si sono verificati scontri con la polizia nei pressi dell’ambasciata israeliana. In Giordania vi è ampia presenza di palestinesi e non si può escludere che lo scopo di Meshaal fosse quello di incendiare ulteriormente gli animi per costringere la leadership di Amman affinchè faccia ulteriori pressioni su Israele per porre fine alla morsa su Hamas.
Alcune riflessioni
Tornando all’audiomessaggio, perché diffonderlo proprio ora? E’ possibile che Hamas, avendo accusato il colpo con la morte del vice di Deif, ucciso una ventina di giorni prima, abbia voluto lanciare un messaggio per rendere noto che la leadership è ancora viva e operativa.
Resta il fatto che si tratta di un audiomessaggio datato accompagnato da un video statico con un’ombra. Dunque non fornisce alcuna prova del fatto che Deif sia vivo. Perché non registrare un nuovo audio? E’ altresì vero che Deif non si mostra mai in videocamera, cambia continuamente rifugio (il suo nome “Deif”, ospite, sarebbe dovuto proprio a questo motivo) ed anche le sue foto disponibili sono molto poche. L’ultima immagine, la più recente, era stata diffusa dalle autorità israeliane lo scorso gennaio. E’ dunque impossibile fornire una risposta sullo stato di Deif.
E’ poi possibile che Hamas, trovandosi in seria difficoltà in quanto schiacciata tra Rafah e i tunnel sotterranei ancora in qualche modo fruibili, stia tentando di mostrare i muscoli, per quanto possibile, cercando sostegno tra i musulmani a livello internazionale nella speranza di sopravvivere alla campagna militare israeliana, per poter poi dichiarare vittoria avendo resistito all’offensiva.
Il richiamo a marciare verso la Palestina “non curandosi di confini, leggi e restrizioni” può indicare l’intento di cercare volontari per il jihad, manodopera da far combattere; aveva un senso subito dopo il 7 ottobre come mobilitazione, ma può averlo anche attualmente considerato che tre quarti dei battaglioni di Hamas sarebbero stati distrutti (secondo quanto sostenuto dalle autorità israeliane).
Per certi aspetti, il messaggio ricorda un po’ il passato richiamo dell’ISIS nei confronti dei musulmani affinché compiessero l’egira nello Stato Islamico per combattere il nemico.
E’ interessante anche il riferimento alle “vostre ricchezze”, il “vostro denaro”, elemento che potrebbe riferirsi a una richiesta di fondi, altro aspetto che fa pensare a necessità economiche da parte di Hamas, più che logiche vista la situazione in corso.
In generale, il video fa trapelare una situazione critica per quanto riguarda Hamas, sembra una richiesta di aiuto, ma allo stesso tempo può anche trasformarsi in un mezzo per scatenare ulteriori pressioni internazionali nei confronti di Israele da parte di quei Paesi islamici con posizioni più miti, in seguito a possibili manifestazioni e sommosse interne, soprattutto in Paesi come Egitto e Giordania. Difficile invece credere in un flusso consistente di jihadisti verso Gaza, ipotesi poco realistica.