Nella giornata di sabato 3 febbraio, è stato fermato l’autore del lancio di bottiglie molotov contro il consolato statunitense di Firenze, verificatosi nella notte del 1° febbraio. Si tratta di Dani Hakam Taleb Moh’d, 22 anni, cittadino italiano di padre giordano di origini palestinesi e madre palestinese della Cisgiordania. L’arrestato risulta residente a Dicomano, comune del Mugello, assieme ai genitori. Due profili Facebook con un paio di foto ma privi di contenuto e un’azienda di consulenza informatica a suo nome in via di Novoli a Firenze, la Orient Service.
Gli inquirenti hanno trovato il giubbotto nero e gli altri indumenti che indossava la notte dell’attentato, come ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona. Nel telefonino cellulare del giovane è stato trovato anche il video di rivendicazione, di cui sarebbe l’autore, che venerdì 2 febbraio è stato inviato, tra gli altri destinatari, in via telematica alla sede Rai del Tg della Toscana, al programma “Report” e al quotidiano online Firenzetoday.
Il video porta la firma di “The whole world is Hamas”, nome di un canale Telegram con pochissimi iscritti, poco più di una ventina e creato il 1° febbraio.
Nel filmato, in lingua araba e con sottotitoli in italiano, viene ripreso il palazzo che ospita il consolato ma non il lancio delle molotov, si rivendica l’azione e si annuncia un’escalation con l’inizio di una “vera operazione”, con attacchi contro 49 obiettivi in Italia, oltre a una più ampia operazione in Europa denominata “morte ai sionisti”, a meno che non cessi il sostegno alle operazioni di Israele e Stati Uniti, definite nel video “crimini”. L’autore del video afferma che oltre la metà degli obiettivi non sono americani o israeliani.
Nell’ultima parte del filmato compare l’autore mascherato di nero, con la fascia verde di Hamas in testa, che maledice i sionisti “fino al Giorno del Giudizio”, lancia un monito al governo italiano, israeliano e all’Unione Europea rimarcando che “per ogni palestinese ucciso si crea un combattente di Hamas nel mondo” e glorifica quella che definisce “la prima operazione in Europa”.
Prima operazione perpetrata da chi però? Dall’autore del video? Dal gruppo “The whole world is Hamas”, ammesso che vi sia effettivamente un gruppo? Oppure da Hamas?
Il video non sembra certamente in linea con quelli ben più tradizionali di Hamas e seppure il breve messaggio è infarcito con una certa retorica islamista (glorificazioni e lodi varie ad Allah), difficile credere che sia un prodotto dell’organizzazione terrorista palestinese.
I messaggi sul canale Telegram
Tra l’1 e il 2 febbraio, nel canale Telegram denominato “The whole world is Hamas”, compaiono tre messaggi, di cui uno (il primo) assieme al video, che annunciano gli attacchi e accusano il governo italiano di “sionismo”:
“Il governo sionista italiano, anziché punire i crimini di guerra israeliani che proseguono da 76 anni, è diventato complice del governo terrorista e sionista israeliano, interrompendo addirittura i finanziamenti all’UNRWA che da cibo e acqua a circa 2 milioni di civili nella striscia di Gaza”.
Il governo italiano viene poi definito come “non formato da persone per bene” e annuncia future azioni contro “obiettivi sionisti in Italia” accompagnate dalle motivazioni.
Un’ulteriore affermazione rende il comunicato ancor più insolito nella sua complessità: “Nessuna delle 49 operazioni intitolate simbolicamente “morte ai sionisti” prevede morti o feriti come obiettivo originario. Perciò, qualora ci fossero, non sarà stata una nostra scelta”.
Inoltre, viene anche pubblicata una precisazione secondo cui il gruppo “The whole world is Hamas” non fa parte di Hamas ma lotta a fianco dell’organizzazione palestinese: “Non siamo Hamas, siamo con Hamas e con tutti i combattenti della resistenza contro l’occupazione terroristica sionista”.
I messaggi del canale appaiono da subito, per modalità e linguaggio, come opera di un soggetto autodidatta e attivatosi in proprio o al massimo con qualche potenziale complice. Non sembra certo un filmato confezionato da un’organizzazione terrorista strutturata come Hamas.
Le minacce di attacchi, il linguaggio forte che include una retorica classica della propaganda terroristica islamista e di estrema sinistra come le accuse di terrorismo al governo israeliano e a chi lo sostiene e il termine “resistenza” per indicare l’attività di Hamas, stonano pesantemente con la presa di distanza da possibili morti o feriti nei 49 attacchi.
Anche la precisazione di non essere Hamas, ma al suo fianco, tra l’altro espressa con una grafica quasi da fumetto, desta molte perplessità sul possibile continuum tra l’autore e un’organizzazione terrorista strutturata.
Qualche riflessione
Volendo avanzare qualche riflessione, in primis è utile constatare che il modus operandi dell’attentatore, il lancio di molotov, non rispecchia modalità classiche del terrorismo di matrice islamista e si conforma invece maggiormente a formazioni di estrema sinistra e centri sociali. Ciò non toglie che dal 7 ottobre in poi, durante le manifestazioni contro le operazioni militari israeliane a Gaza, estrema sinistra e reti palestinesi sono comparse fianco a fianco, non bisogna dunque sorprendersi su possibili analogie.
Il fatto che l’autore non avesse messo in conto la presenza di possibili telecamere di sorveglianza nelle vie adiacenti all’obiettivo, indicano inoltre la poca esperienza del soggetto in questione. Come già esposto precedentemente, anche la modalità comunicativa desta parecchie perplessità.
Bisogna però riconoscere la retorica infarcita di terminologia classica dell’estremismo di matrice islamista che l’autore deve aver appreso in qualche modo. Una retorica tra l’altro utilizzata a suo tempo anche da attentatori che hanno agito in nome dell’ISIS.
Il fenomeno non va affatto sottovalutato in quanto non si può escludere che anche Hamas possa in qualche modo arrivare a utilizzare il sistema del franchising come già avvenuto con l’ISIS. E’ bene ricordare che in seguito all’inizio delle operazioni militari israeliane, Hamas aveva annunciato in diverse occasioni “il giorno della collera mondiale”, richiamando alla mobilitazione internazionale. Non si può dunque escludere che vi siano soggetti o gruppi pronti ad attivarsi in nome di Hamas e della causa palestinese, più che come parte integrante dell’organizzazione. Del resto, accuse contro l’Italia sono arrivate anche da esponenti di Hamas all’estero e dell’area palestinese organizzata attiva in territorio italiano.
L’azione di Hakan Taleb Moh’d sembra allo stato attuale un caso isolato, ma è bene tenere alta l’attenzione in quanto il fenomeno emulativo e di franchising del terrore sono oggi un rischio reale e concreto. Andrebbero poi approfondite le interazioni del soggetto in questione per capire in che modo si sia radicalizzato.