Mentre gli occhi del mondo sono concentrati sulla guerra in Ucraina e sul conflitto tra Israele e Hamas, la Russia sta riconsolidando la propria presenza in Libia, ponendo un’ulteriore minaccia al fianco sud della NATO. Nonostante la disfatta dell’alleato Generale K. Haftar nella battaglia di Tripoli nel 2020, la presenza russa è rimasta ben consolidata in relazione al più ampio progetto geopolitico di proiezione di potenza nel Sahel e nell’Africa sub-Sahariana.
Negli ultimi sei anni, impiegando una diplomazia bicefala tra i governi rivali di Tripoli e Tobruk e sfruttando le conquiste territoriali della PMC Wagner, Mosca è stata il principale interlocutore (insieme ad Ankara) della crisi libica. Risultato? la Libia è diventata il crocevia della presenza russa tra il Medioriente, il Sahel e l’Africa sub-Sahariana, nonché la testa di ponte per l’espansione dell’influenza di Mosca nella regione del Mediterraneo Allargato.
Nell’ultimo anno, il Cremlino ha accresciuto la propria assertività in Libia rilanciando le relazioni diplomatiche e ristrutturando la propria presenza militare, in particolare dopo la morte dell’ex leader della PMC Wagner, Yevgeny Prigozhin. Ad agosto 2023, la Libia è stata infatti tra le principali tappe del tour del Viceministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov in Africa. La visita era finalizzata a porre le basi per la ristrutturazione della presenza della PMC Wagner in Libia a favore del dispiegamento degli Afrika Korps. Meno di due mesi dopo, nel novembre del 2023, Mosca ha siglato un accordo con Haftar per la costruzione di una base navale a Bengasi. È tuttavia ad aprile 2024 che le operazioni di riattamento militare entrano nel vivo. Nel corso del mese, il Ministero della Difesa russo ha inviato cinque navi cargo per dislocare nuovo personale ed equipaggiamenti militari dal porto di Tartus (Siria) al porto di Bengasi, vale a dire la direttrice sulla quale si articola la presenza russa nel Mar Mediterraneo e arteria logistica cruciale per i militari di Mosca nella regione. Nel frattempo, un aereo cargo russo è atterrato nella base di Brak al-Shati (Libia meridionale) per schierare una nuova unità di soldati. Si tratterebbe dei volontari degli Afrika Korps, dispiegati per sostituire i mercenari della Wagner e prendere possesso dei dispositivi, armamenti, e basi militari. Come documentato da All Eyes On Wagner (AEOW) grazie ad una fonte interna al Ministero della Difesa russo, migliaia di combattenti appartenenti al “direttorato africano” della PMC Wagner sono stati trasferiti nella Libia orientale tra febbraio e aprile 2024 in veste degli Afrika Korps, sotto il comando del Generale del GRU Andrey Averyanov. Attraverso tecniche di Imagery Intelligence (IMINT) e Geography Intelligence (GEOINT), AEOW ha inoltre identificato combattenti russi in varie basi militari tra la Cirenaica e il Fezzan, in particolare lungo la cosiddetta “Linea di Sirte” (linea fortificata costruita dalla Wagner dopo la ritirata dalla battaglia di Tripoli del 2020). Oltre a Brak al-Shati, equipaggiamenti e personale militare russo sono stati individuati nelle basi aeree di Ghardabiya, al-Khadim, al-Jufra e Waddan. A confermare della rinnovata presenza militare russa in Libia, si sono susseguite tra aprile e maggio una serie di visite diplomatiche tra funzionari di stato e militari. Dopo l’incontro con l’ambasciatore russo Haider Haganin a metà aprile a Bengasi, il figlio del Generale Haftar, Khaled Haftar – ora promosso a maggiore dell’Esercito Nazionale Libico (in inglese, LNA) – ha incontrato il vice Ministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov, a Mosca qualche giorno prima delle celebrazioni del 9 maggio.
Le recenti manovre diplomatiche e militari russe in Libia segnalano, inoltre, l’interesse russo per il continente africano quale strada per la proiezione della propria influenza nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. Dal Summit Russia-Africa del 2019, il Cremlino ambisce a divenire il principale partner politico, economico e militare degli stati africani, impiegando una narrativa anticoloniale contro le potenze occidentali e sfruttando la loro irrisolutezza geopolitica nella regione. La Libia, tuttavia, è solo parte di un più ampio progetto di proiezione di potenza che mira ad espandere l’influenza russa in tutta la regione del Sahel, come dimostrato recentemente dall’avvicinamento tra Russia e Chad e l’arrivo di personale ed equipaggiamenti militari russi in Niger. Questi esiti si sommano alle relazioni diplomatiche e politico-militari con altri paesi, tra i principali, Egitto, Algeria, Mali, Burkina Faso, Sudan e Angola.
Se da un lato l’espansione di Mosca in Libia e nel Sahel costringe la Russia a far fronte all’ingente sfida posta dai gruppi jihadisti, dall’altro permette al Cremlino di condizionare le tre principali rotte migratorie – occidentale (Mali), centrale (Niger) e orientale (Sudan) – dell’Africa sub-Sahariana. Questo consentirebbe alla Russia di manipolare la pressione migratoria sull’Italia, in particolare, e sull’Europa, in generale. In ultima istanza, l’assertività di Mosca in Africa minaccia la riuscita del Piano Mattei. Basandosi sullo sviluppo di relazioni politico-economiche paritarie, il progetto potrebbe essere inficiato dalla recente diffusione di un profondo sentimento pro-Russia e dal peso politico che Mosca può esercitare sui leader africani.