La propaganda di Daesh sui droni continua. ITSTIME ha già ospitato diversi commenti in merito all’interesse di Daesh per gli UAVs (droni radiocomandati), in seguito al ritrovamento di alcuni documenti in Iraq risalenti al 2015 e agli alert lanciati dalle testate giornalistiche, su potenziali minacce “derivanti dal cielo”.E’ ormai nota la strategicità della propaganda di Daesh per le sue molteplici finalità, tra le quali quella di voler rendere evidenti le proprie capacità in campo militare. Le operazioni comunicative del sedicente Stato Islamico, come precedentemente dimostrato, sembrano rendere sempre più ampio lo spazio dedicato ai droni. Come per ogni argomento di interesse di Daesh, la diffusione del messaggio attraverso i social, sembra aver seguito un proprio filone evolutivo: presentati dapprima come mezzo di ripresa dei campi di battaglia, i droni, sono sempre più stati raccontati come potenziale arma finalizzata al bombardamento, come si è visto nella prima è più completa realizzazione di un video sull’argomento (uscito il 12 gennaio).
Non è una novità che Daesh sia in possesso dei droni: fin dagli albori della sua propaganda, nei video comparivano droni commerciali utilizzati come strumento di ripresa dei campi di battaglia. In seguito, l’immagine associata all’utilizzo degli UAVs è mutata, probabilmente sviluppandosi parallelamente all’implementazione dell’utilizzo degli stessi in campo militare.
La domanda a cui ora è necessario rispondere è: le immagini circolanti sui droni di Daesh sono una minaccia reale o semplicemente parte della sua solita strategia propagandistica?
Vi sono due modalità con cui Daesh ha scelto di diffondere la propria comunicazione in “materia” di droni radiocomandabili:
- Video: il caso più rilevante è il video pubblicato il 12 gennaio, in cui Daesh vuole dimostrare la possibilità di utilizzare un drone come arma, lanciando bombe di piccole dimensioni, ma con il potenziale di creare danni, seppur limitati; il video non presenta le caratteristiche di un tutorial, ma ha un interessante declinazione dimostrativa.
- Info-grafiche: nelle immagini condivise attraverso canali quali Telegram e Twitter, il messaggio che Daesh cerca di trasmettere risuona come l’annuncio dell’uscita di un film da Oscar sul grande schermo: in una di queste immagine “cartellonistiche” si legge “Islamic State Drones coming soon”. L’attenzione ricade sulla cura nella creazione di un’immagine strutturata in modo quasi perfetto: si vede il drone in primo piano sorvolare un convoglio di macchine guidate dai miliziani di Daesh, incorniciati dal simbolo del sedicente Stato Islamico. Altre immagini, ritraggono invece l’insistenza di ISIS nel voler dettagliare gli obiettivi raggiunti (come il numero di feriti, morti, e di meccanismi assortiti danneggiati e distrutti) attraverso le bombe sganciate dai velivoli radiocomandati. L’accento è posto, ancora una volta, sulle competenze tecniche specifiche di Daesh anche in questo campo.
Abbiamo quindi due fronti su quali Daesh si pronuncia in merito all’innovata strategia militare che vuole essere suggerita come minaccia. Da un lato si hanno i video in cui si rende evidente la possibilità, seppure minima, dell’utilizzo di UAVs come “bombardieri”. Dall’altro, la comunicazione che attualmente è presente in modo maggiore tra i vari canali dell’ISIS, le info-grafiche che non racchiudono alcun elemento realistico, se non quello di presentare lo strumento in sé.
Analizzando la questione droni-Daesh, è tuttavia utile evidenziare come vi sia una comunicazione che ricorda la strategia comunicativa che ISIS è solito adottare per “promuovere” potenziali lone wolves a mettere in atto un attacco avvalendosi di mezzi quanto mai “innovativi”. I casi precedenti, come l’utilizzo di armi bianche o di camion per perpetrare attacchi (come è avvenuto a Nizza, prima, e Berlino poi) senza la necessità di un particolare addestramento, hanno in comune una “campagna pubblicitaria” che li ha preceduti. In entrambi i casi, Daesh, aveva dedicato un ampio spazio nei primi due numeri di Rumiyah per dettagliare le linee guida e le tattiche da adottare al fine di avere successo nell’attacco, oltre alla situazione migliore in cui colpire.
Attualmente non sono ancora stati pubblicati magazine in cui sia suggerito l’utilizzo di un drone con la finalità di bombardare la folla, tuttavia è importante notare come, nuovamente, il sedicente Stato Islamico ponga un accento sulla minaccia, sfruttando internet come canale di diffusione del messaggio. La comunicazione in merito al potenziale utilizzo di UAVs come armi, sembra guadagnare sempre più interesse da parte di Daesh, che è riuscito nuovamente a instillare il dubbio circa la realtà della propria avanguardia in materia di “attentati”.
Proprio per tali motivi, ciò che bisogna distinguere – e meglio comprendere – è il margine sottile che si determina tra il grado di spettacolarizzazione che Daesh vuole sfruttare per diffondere il terrore, rispetto ad una possibilità concreta dell’attuazione di attacchi futuri attraverso UAVs.
Quello che al momento sembra essere presente è soltanto una forte intenzione propagandistica che, talvolta, supera la realtà e la possibilità. Questo è dimostrato proprio dalle tecniche che a oggi sono predominanti per la diffusione del messaggio, ossia le info-grafiche. L’elemento non esclude la possibilità di una futura implementazione anche a livello comunicativo, ma rileva una debolezza nella forza dell’argomento, se confrontato appunto con il modus operandi che Daesh ha sempre adottato per suggerire l’utilizzo di una particolare arma: l’intenzione è sempre stata molto più esplicita e attenta al dettaglio, elementi che caratterizzano proprio le tattiche di ISIS.
Le intelligence di tutto il mondo hanno comunque dedicato la propria attenzione alla situazione attuale e all’idea della potenziale minaccia: come al solito però, non bisogna anticipare i fatti a proprio svantaggio. La consapevolezza e la conoscenza del sedicente Stato Islamico, che è comunque sempre stato in grado di agire in modo imprevedibile, non va sfruttata in modo errato, potenziando e assecondando la forza della sua campagna del terrore.