E’ passato sotto silenzio, o quasi, il primo numero della nuova rivista dello Stato Islamico in lingua turca: “Kostantiniyye” (“Costantinopoli”). Un evento importante che segue il video, di pochi giorni prima, sulla promozione del Jihad in area Balcanica: continua in modo sistematico l’espansione del Califfato verso nord ovest, nell’ ‘accerchiamento’ all’Europa. Si tratta di 46 pagine realizzate nel formato e nello stile di Dabiq, apparse il 29 maggio 2015. Il titolo, “Costantinopoli”, e soprattutto la data di pubblicazione, del 29 maggio 2015, esplicitano bene il programma di penetrazione – innanzitutto propagandistica – di IS: il 29 maggio 1453 si concluse l’assedio di Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, con la vittoria dei turchi ottomani guidati da Maometto II. Come sempre, dunque, il richiamo alle radici storiche della penetrazione musulmana in Europa è uno spunto importante della propaganda che, in esso, ritrova la continuità e la rivincita che dovrebbe motivare il nuovo Jihad condotto dal Califfo.
Il magazine propone la visione strategica di IS verso la Turchia e, in tal senso, si orienta alla conquista di “cuori e menti” dei turchi, senza passare attraverso le minacce esplicite a cui siamo abituati rispetto alle altre forme di propaganda indirizzate ai kuffar.
Nella prefazione, Al-Hayat si preoccupa di “rassicurare” i lettori che, d’ora innanzi, avranno informazioni veritiere su IS grazie alla nuova pubblicazione in turco, dichiarando l’obiettivo di andare a colmare “i buchi di informazione” sullo Stato Islamico provvedendo alla traduzione ufficiale in più lingue degli indirizzi del medesimo.
Ovviamente, il tema principale del numero è la conquista di Costantinopoli, tematizzata nel primo articolo, con i richiami a Dabiq,città dove si svolgerà la battaglia finale tra gli eserciti musulmani e gli infedeli, che si trova poco distante dal confine turco. Gli articoli, corredati con ottime immagini senza alcuna bandiera nera che svontoli sui minareti di Istanbul, proseguono stendendo una mano ai turchi: di fatto l’intelligente strategia di IS è quella di proporsi come l’unica vera istituzione musulmana sunnita, ormai affermata in Medio Oriente, capace di frenare l’espansionismo scita: il filo conduttore della propaganda, che solletica il nuovo imperialismo turco già alla ricerca del “suo” Impero Ottomano”, è la proposta di IS come il difensore del vero Islam in quest’area. Anzi, l’accettare questa proposta significa combattere insieme il nemico ed evitare che la terra turca diventi luogo dello scontro.
Ancora più direttamente, IS si ricolge all’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo islamico di Erdogan, nel quarto articolo che intitola “Chi è chiamato apostata?”, esprimendo velate minacce alla leadership del partito, qualora non si potessero realizzare gli auspicati percorsi di collaborazione in difesa dei sunniti.
Il messaggio è ulteriormente declinato (Demokrasi Tutuştu )in prospettiva opportunistica alle elezioni del 7 giugno, chiarendo l’incompatibilità dell’Islam con ogni progetto democratico: “mai e poi mai democrazia. Essa è incompatibile con İslam. Si tratta di due distinte religioni.(…) Nessun altra parola può qualificare un musulmano” né democratico o comunista o socialista o altra. Dunque che i turchi rifiutino il processo democratico.
Non possono infine mancare le minacce alla conquista della Casa Bianca, della Torre Eiffel e del Big Ben con espliciti richiami a quanto accaduto a Parigi con l’attacco a Charlie Hebdo
Il messaggio che ne emerge è complesso e dimostra ancora una volta una grande capacità strategica di IS di modulare la sua propaganda secondo le caratteristiche e le disponbilità del target di riferimento.
Nello specifico della Turchi e della sua gente, pertanto:
- La Turchia non è una zona di guerra e di conquista per IS, semmai il nemico è Hüda-Par il Free Cause Party, ma la strategia è rivolta a conquistare cuori e menti dei turchi per incorporali nella alleanza con il califfato;
- İl richiamo alla popolazione è inserito nel richiamo alla battaglia finale di Dabiq, un impegno verso il quale IS dichiara di fare “un ottimo lavoro. Stiamo realizzando una missione data dal profeta”. Ma anche nella saldatura proposta tra la tutela dell’Islam sunnita, con l’ottomanesimo e lo sviluppo di una Islam radical nel Paese;
- La democrazia non appartiene all’Islam, essa è corruzione e da essa si deve rifuggere;
- Soprattutto, il nuovo magazine esprime una visione a lungo termine di IS sulla Turchia declinata abilmente nel contesto politico e culturale turco portando il califfato a dichiarare che “Istanbul non si conquista con le pistole, deve essere conquistato con il Takbir” (Takbīr equivalente di Allāhu Akbar)”.
Come introdotto all’inizio di questo commento, “Kostantiniyye” è un documento importante per comprendere le strategie di IS, che ulteriormente ne testimonia la grande capacità in termini di regia mediatica, e sottolinea la progressiva evoluzione del Jihad del Califfato, sempre più indirizzato a conquistare credibilità per espandersi attraverso l’adesione ideologica dei musulmani, dalla quale consegue la capacità di penetrazione territoriale. Se poi così non fosse, se la “conversione ideologica” non bastasse, la minaccia armata è sempre presente.