Il 19 aprile 2023 un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Milano, ha portato all’arresto di nove appartenenti alla pandilla sudamericana “Latin Kings”, fazione “Chicago”, tutti tra i 20 e i 36 anni e accusati di associazione a delinquere, tentato omicidio, lesioni personali, rissa, danneggiamento, furto aggravato e lancio pericoloso di oggetti. Gli arrestati sono quattro cittadini ecuadoregni, tre peruviani, un salvadoregno e un argentino.
L’operazione ha avuto origine dalle indagini relative a una violentissima aggressione avvenuta il 5 marzo 2022 davanti al chiosco “el Asadito” in via Chiese, nei confronti dell’ex capo di una pandilla rivale noto come “Kamikaze”, la salvadoregna MS13; in quell’occasione i Latin Kings avevano colpito il soggetto in questione con pugni, bottiglie e a colpi di machete su una mano.
E’ inoltre emerso che gli stessi membri dei Latin Kings si erano resi responsabili di due risse avvenute il 30 aprile 2022 in un parco di Brenta e in via Avezzana a Milano (incluso il furto di un monopattino elettrico durante il parapiglia) e il 30 giugno 2022 ad Assago, in entrambi i casi con membri della MS13.
Inoltre, la mattina del 6 novembre 2022, alcuni membri della stessa “clica” avevano aggredito dei ragazzi latinoamericani non legati all’ambiente delle pandillas fuori della discoteca “Caffe Glamour” in via Stamira d’Ancona. Uno di loro veniva anche ripetutamente colpito con una pietra al petto, alla nuca e alla fronte mentre era a terra, provocandogli un trauma cranico e diverse fratture.
Parte dell’aggressione veniva ripresa con il cellulare da un’amica dei ragazzi picchiati e pubblicato sui social; è anche grazie a questo che è stato possibile individuare i responsabili tra cui l’individuo armato di pietra, lo stesso che a marzo del 2022 aveva colpito con il machete l’ex capo della MS13 al chiosco di via Chiese.
Il soggetto in questione è Isaac Giovanny Velez Garcia, noto come “Chukino” o “Cuchillo”, cittadino ecuadoregno classe 1998, già noto alle forze dell’ordine in quanto fermato in più occasioni tra il 2021 e il 2022 e denunciato in stato di libertà per porto abusivo di oggetti atti ad offendere.
I collegamenti con i Latin Kings in Ecuador e la mafia albanese
Un elemento di particolare interesse è emerso durante un’intercettazione telefonica del 15 maggio 2022 tra il leader dei Latin Kings “Chicago” di Milano, Kleber Miguel Cortez Cortez, alias “Cao” e un suo connazionale dove si fa riferimento all’omicidio del leader dei Latin Kings in Ecuador, Manuel Zuniga “Majestic”, ucciso in un agguato a Quito il 14 maggio 2022. Durante la conversazione, Cao afferma che a eseguire l’omicidio sarebbe stato un membro del loro schieramento, vantandosi che l’agguato era avvenuto alle 7 di mattina e lui aveva ricevuto le foto sul suo cellulare alle 7:10.
Cao fa poi riferimento a una faida all’interno dei Latin Kings in Ecuador, spiegando al suo interlocutore che la pandilla risultava divisa, che pochi mesi prima l’altro schieramento aveva ucciso un loro “Inca” (capo) e dunque “un Inca per un Inca”. Non solo, ma Cao spiegava anche che, secondo voci provenienti dall’Ecuador, a uccidere Majestic sarebbe stato un altro leader degli stessi Latin Kings “Chicago”, indicato come “El Diablo”, alias di Carlos Manuel Macias Saverio. I leader dei Latin Kings milanesi afferma poi che “Majestic comandava, ma quello che effettivamente ammazzava era el Diablo”, ipotizzando che a breve potesse cadere anche quest’ultimo.
Carlos Manuel Macias Saverio è un nome pesante per quanto riguarda la criminalità organizzata ecuadoregna: uomo di punta in Ecuador di un’organizzazione criminale albanese dedita al narcotraffico, come riportato dal quotidiano britannico Daily Mail in un articolo dello scorso 19 marzo. Secondo l’inchiesta, la cocaina sarebbe caricata sulle navi nel porto di Guayaquil per poi essere trasportata nei porti europei di Rotterdam e Anversa. Il quotidiano indica poi Dritan Rexhepi come leader dei narcos albanesi operanti in Ecuador, noto anche come “il re della coca”, e ricercato dalle autorità albanesi per una condanna in absentia a 25 anni, ma anche da quelle belghe e italiane. Rexhepi era infatti evaso nel 2011 dal carcere di Voghera dove stava scontando una pena per tentato omicidio.
Nonostante le pesanti accuse per le quali si trovava in carcere in Ecuador, le autorità locali lo avevano di fatto rilasciato nel novembre del 2021 garantendogli un presunto regime di semi-libertà. Il soggetto in questione aveva successivamente fatto perdere le proprie tracce, ma secondo fonti attendibili risiederebbe in un lussuoso quartiere non lontano dal porto di Guayaquil.
I precedenti per narcotraffico dei Latin Kings Milano
Nel marzo del 2013, un’imponente operazione della Polizia di Stato denominata “Amor del Rey” aveva portato all’arresto di 75 persone, quasi tutte originarie dell’America Latina e membri dei Latin Kings Chicago. Oltre agli arresti, la polizia aveva effettuato perquisizioni nella provincia di Milano e in quelle di Bergamo, Brescia, Lodi, Pavia, Piacenza, Novara, Roma e Varese. Nello stesso contesto venivano inoltre denunciate a piede libero altre 122 persone.
La pandilla era in contatto con i narcos del cartello messicano “Los Zetas” grazie a un intermediario italiano piuttosto noto negli ambienti del narcotraffico sia in Italia che in terra azteca. Per trasferire la droga in Italia i narcos utilizzavano cani di grossa taglia come San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador che venivano imbottiti di ovuli e poi uccisi e squartati una volta giunti a destinazione per recuperare la merce (circa un chilo e 200 grammi per cane). Si stima che con questo metodo siano stati fatti 48 viaggi. Il 10 settembre 2019 un altro membro dei Latin Kings Chicago, Bryan Augusto R. G., anch’egli coinvolto nell’operazione “Amor del Rey”, veniva arrestato nel quartiere milanese di Lorenteggio.
Con l’operazione “Amor del Rey” veniva dimostrata per la prima volta l’esistenza di un vincolo associativo tra le pandillas che non si limitavano a reati comuni, ma erano direttamente in contatto con organizzazioni transnazionali dedite al narcotraffico.
Alcune considerazioni
Gli arresti dello scorso aprile mostrano ancora una volta collegamenti inquietanti tra i Latin Kings e organizzazioni criminali dedite al narcotraffico, dalle faide interne alla pandilla in Ecuador ai legami con la mafia albanese operante tra Europa e America Latina, al punto da aver attirato anche l’attenzione dei media britannici.
C’è poi la Spagna dove lo scorso febbraio la Guardia Civil lanciava l’operazione “Torcidos” che portava all’arresto di 16 membri dei Latin Kings accusati di associazione a delinquere, traffico di droga, rapina, lesioni e minacce. Tra gli arrestati nelle province di Madrid e La Coruña, figurano anche la fidanzata e la “mano destra” di Eric Javier Velastegui, leader della pandilla che dal 2003 sta scontando la pena nel carcere di Teixeiro.
I segnali sono dunque chiari, il fenomeno pandillas non può essere ridotto a semplice microcriminalità urbana che coinvolge gruppetti di ragazzi in lotta tra loro per un presunto controllo del territorio. Certamente le aggressioni tra appartenenti alle varie gang presenti su Milano e dintorni sono un dato di fatto, come dimostrano gli episodi violenti che hanno portato agli arresti dello scorso 19 aprile, ma questo è soltanto un primo aspetto, il più visibile agli occhi della cittadinanza e della cronaca. Attenzione poi alle cosiddette “fasi silenziose” delle pandillas, generalmente coincidenti con le operazioni che portano al loro temporaneo smantellamento, da non sottovalutare in quanto non implicano che il problema venga meno, ma il più delle volte che è in atto una riorganizzazione delle gang, come del resto già dimostrato e ampiamente noto anche negli Stati Uniti, paese che ha fatto scuola in quanto a indagini sul fenomeno pandillas vista la portata del problema nel Paese.
Le carte della recente operazione parlano del resto chiaramente:
“Dopo una prima battuta d’arresto, infatti, determinata principalmente dai provvedimenti giudiziari via via intervenuti negli anni scorsi, il predetto fenomeno criminale, sul territorio lombardo, ha avuto una esponenziale recrudescenza, culminata in una serie di violentissime aggressioni fisiche tra opposte fazioni”.
Un’osservazione che descrive la situazione in maniera chiara e incontrovertibile. Il fenomeno pandillas non può essere neutralizzato dai soli provvedimenti giudiziari che sono certamente doverosi, ma che possono soltanto rallentare il problema che si ripresenterà, magari con maggior violenza, non appena le pandillas si saranno riorganizzate. Serve dunque una strategia preventiva e tempestiva, prima che il fenomeno raggiunga proporzioni ben più serie, cosa possibile anche a causa della consistente immigrazione dai paesi dell’America Latina verso l’Italia.
Milano è già stata indicata più volte dai media internazionali come “capitale europea delle pandillas”, in particolare di quelle salvadoregne come MS13 e Barrio 18, ma non soltanto. L’operazione dello scorso aprile dimostra come anche i Latin Kings siano riusciti a riorganizzarsi nonostante gli arresti del 2013. Il problema pandillas in Lombardia e in Italia esiste e andrebbe dunque affrontato in modo da prevenirne un’ulteriore diffusione.