Gang o aggruppamenti predatori urbani? – by Giovanni Giacalone

Cosa c’è dietro il fenomeno delle violente aggressioni a scopo di rapina che sta caratterizzando i grandi centri urbani italiani. Negli ultimi mesi si è parlato molto di aggressioni a scopo di rapina, spesso in pieno giorno e in zone centrali delle grandi aree metropolitane italiane e messe in atto da gang e dalle cosiddette “baby-gang”, termine quest’ultimo che come vedremo risulta quanto meno inappropriato se non errato.

In realtà lo stesso termine “gang”, utilizzato in maniera generica e semplicistica, significa ben poco in relazione ai recenti fatti citati dai media e se non si fa un po’ di chiarezza sul fenomeno in corso, che risulta invece multiforme e mutevole, si rischia di non comprenderlo, generando così ulteriore confusione.

E’ tra l’altro utile ricordare come l’espressione “emergenza baby-gang” sia ricorsa più volte negli ultimi anni a livello mediatico ed è sufficiente consultare alcuni titoli di giornali e siti di news per rendersene conto. Milano è stata più volte indicata come particolarmente interessata dal fenomeno gang e baby-gang, ma con numerosi casi segnalati un po’ in tutta Italia.

Il punto è che si parla da talmente tanto tempo di questo fenomeno che non ha più molto senso definirlo “emergenza”, visto che non soltanto è oramai presente sul territorio in maniera continuativa, ma anche in crescita. Insomma, si tratta di una nuova realtà che va affrontata affinchè non diventi una nuova “normalità”, anche se la direzione al momento è purtroppo questa. E’ però necessario fare un po’ di chiarezza sulla situazione in atto, altrimenti diventa difficile trovare le potenziali contromisure.

Non vi è nulla di “baby” ma soltanto feroce violenza

In primis è bene sottolineare che il termine “baby-gang” veniva inizialmente utilizzato per riferirsi a piccoli gruppetti di ragazzini in età di scuola media superiore che minacciano, picchiano e rapinano i propri coetanei; il bottino in questi casi non va oltre qualche soldo, il telefonino o un capo d’abbigliamento (cappellino, felpa ecc.). Gli aggressori non fanno necessariamente parte di classi socio-economiche disagiate in quanto vi sono numerosi casi di aggressori provenienti da famiglie benestanti. In poche parole, è possibile parlare di un fenomeno trasversale per quanto riguarda il contesto socio-economico, la nazionalità e orientato all’interno del perimetro adolescenziale. [1] In certi casi questi gruppetti possono anche rendersi responsabili di atti di vandalismo e aggressioni “gratuite” nei confronti di qualche malcapitato.

Ora, quando si parla di criminalità urbana, bisogna tener presente che si tratta di un fenomeno estremamente fluido e dinamico, dunque non bisogna sorprendersi se ci sono gruppi di adolescenti e maggiorenni che “fuoriescono” dalla scena delle rapine nei confronti dei propri coetanei per bersagliare persone di età più elevata. Anzi in molti casi la “carriera” criminale di alcuni di questi soggetti può evolversi, alzando il tiro e rendendosi responsabili di reati ben più seri.

Questi gruppi non vanno però confusi con un altro fenomeno, quello caratterizzato da gruppi di cittadini extracomunitari senza fissa dimora, prevalentemente nordafricani e dell’Africa subsahariana, in molti casi richiedenti asilo arrivati illegalmente sulle coste siciliane per poi spostarsi lungo la Penisola, che si aggirano per il territorio con l’obiettivo di aggredire e depredare chiunque. Di esempi ce ne sono tantissimi, come quello della sera del 6 luglio 2023 sul treno regionale Lecco-Milano, quando quattro giovani centroafricani assalirono i passeggeri all’interno di un vagone brandendo un grosso machete e rapinarono un ragazzino. [2] [3]

Oppure il caso avvenuto nella sera del 14 settembre 2023 a Milano quando una coppia di fidanzati 18enni veniva assalita da sette cittadini egiziani con numerosi precedenti, tutti tra i 16 e i 20 anni, che picchiavano e derubavano i malcapitati. [4]

E’ poi utile ricordare il gruppo di cinque cittadini egiziani irregolari, quattro dei quali minorenni (il quinto 18 enne) resisi responsabili di una serie di violentissime rapine nelle zona di Porta Genova e Colonne di San Lorenzo a Milano. Durante uno di questi fatti, un ragazzino che aveva reagito all’aggressione era stato buttato sui binari della stazione di Porta Genova da uno dei rapinatori e trattenuto lì in attesa del passaggio di un treno fino a quando era intervenuto il “capo” che lo aveva richiamato.[5]

E’ evidente che di “baby” questi personaggi non hanno assolutamente nulla, considerato che nei Paesi da dove provengono (in molti casi Africa settentrionale e sub-sahariana) la vita porta a diventare adulti ben prima che in Europa e chi ha avuto la possibilità di viaggiare in certi contesti lo sa bene. Tanto più che anche in Europa la situazione è cambiata e la violenza con la quale operano anche molti ragazzini italiani parla chiaro (vedasi il recentissimo caso di Caivano). L’aggressività e la violenza con cui operano questi soggetti non hanno assolutamente nulla di “baby” e utilizzare questo termine rischia quasi di fornire involontariamente una scusante a individui che non dovrebbero affatto averne.

Le bande di strada del Bronx negli anni ’70 e ’80 erano anche queste formate sia da individui maggiorenni che minori (non a caso il concetto di “gang” del NIJ statunitense parla di soggetti dai 12 ai 24 anni, come si vedrà a breve), ma nessuno si sarebbe mai sognato di chiamare bande come i Savage Skulls, i Savage Nomads o i Black Spades “baby-gang”.

Definizione di gang

E’ corretto inoltre corretto utilizzare il termine “gang” per definire questi gruppi che operano nei grandi centri urbani italiani con scopi prettamente predatori? Premesso che, come nel caso del terrorismo, anche per le gang non vi è una definizione universalmente condivisa, è utile fare riferimento alla definizione federale fornita dallo United States National Institute of Justice (NIJ):

“Un’associazione di tre o più individui di età compresa tra i 12 e i 24 anni, criminalmente attivi, i cui membri si identificano collettivamente adottando un’identità di gruppo che utilizzano per creare un’atmosfera di paura o intimidazione. Questi gruppi spesso utilizzano uno o più dei seguenti elementi: un nome comune, uno slogan, un segno identificativo, un simbolo, un tatuaggio o un altro segno fisico, stile o colore dell’abbigliamento, acconciatura, segno della mano o graffiti. Il gruppo potrebbe cercare di esercitare il controllo su una specifica zona o quanto meno cercare di allontanare bande rivali; deve poi esserci una struttura identificabile (capo, vice ecc.) e incontri su base ricorrente”.[6]

Una gang (o “pandilla” in America Latina) ha per sua natura un leader, una struttura gerarchica, può essere divisa in “clicks/clicas” (gruppi di appartenenti a una gang che controllano un pezzo di territorio, in alcuni casi anche soltanto una strada), una serie di regole da rispettare, un rito di iniziazione per entrarvi. Deve poi essere presente un fattore di territorialità, di controllo del territorio che le porta a scontrarsi tra di loro. Certamente queste bande si dedicano a rapine, furti, traffico di stupefacenti eccetera, ma questa è solo una parte del fenomeno. In alcuni casi queste gang possono essere transnazionali (come ad esempio i Latin Kings, i Barrio 18, la MS-13, i Trinitarios, i Nietas) o trans-statali (come ad esempio i Bloods e i Crips negli Stati Uniti); ci sono poi quelle che operano nei singoli stati, come nel caso dei Tango Blast o i Texas Syndicate in Texas. Va inoltre tenuto presente che queste gangs sono ben più numerose di un gruppetto predatorio e non solo in USA. Basti pensare che l’operazione Amor del Rey a Milano nel 2013, contro i Latin Kings “Chicago”, portò all’arresto di oltre 75 persone; oppure ai numerosi arresti in Spagna di membri dei Latin Kings o dei domincani Trinitario e DDP (Dominicans Don’t Play). [7] [8]

Gang o aggruppamento predatorio?

Un termine più adatto per definire questi gruppi che girano per le città con l’unico scopo di aggredire e derubare le proprie vittime potrebbe essere “aggruppamento predatorio”, in quanto si tratta di soggetti che si raggruppano spontaneamente per muoversi in città e depredare le persone. Non mostrano alcuna volontà di controllo del territorio, non hanno riti di iniziazione, gerarchia o codici di condotta, non devono alcuna “tassa” alla gang o al leader (che il più delle volte non c’è o è temporaneo in quanto personalità dominante) e non hanno un nome, ne simboli o colori di riconoscimento. In molti casi gli stessi membri di un gruppetto si scontrano tra loro per pochi euro o per il bottino depredato e non hanno neanche la tendenza a scontrarsi con altre bande, se non per futili, casuali ed occasionali motivi. Non è neanche detto che siano sempre gli stessi a far parte di un gruppetto e nemmeno che vivano nella stessa zona.

L’unico comun denominatore che li tiene assieme è l’aggredire, il derubare e il più delle volte se arrestati e messi alle strette “vuotano il sacco”, perché a differenza delle pandillas non hanno il concetto del silenzio, del non parlare per evitare di diventare “sapos”, traditori. Non sono molto diversi dai predoni, ma in chiave metropolitana. Si possono muovere sia in luoghi isolati e bui in cerca della loro preda, oppure in zone centrali e molto affollate, per poi disperdersi rapidamente nel caos metropolitano.

Il modus operandi di questi soggetti può variare; si possono muovere in due o tre ma generalmente cercano sempre di avere ampia superiorità numerica o di agire armati. In alcuni casi cercano di distrarre al vittima per poi aggredirla, oppure può capitare che cerchino di provocarla in due o tre per poi far sopraggiungere altri appena il loro target mostra segni di reazione.

La difficoltà nel riconoscere i fenomeni

Come già detto inizialmente, il mondo della criminalità di strada è dinamico, fluido, in continua evoluzione e non è certo semplice riuscire a definire in maniera chiara i vari fenomeni; ad esempio, nel febbraio del 2012 un’aggressione a colpi di machete tra pandillas latinoamericane in via Torino a Milano, pieno centro, venne interpretata da alcuni media come legata a una “guerra tra baby gang” e “gruppi privi di struttura criminale”, nonchè come fenomeno che fino a pochi anni prima non si indicava come emergenza. [9]

In realtà la situazione era ben più seria ed episodi di violenza tra pandillas nel capoluogo lombardo si segnalavano almeno dal 2006. Lo scontro a colpi di machete di via Torino era avvenuto tra membri dei Netas e la MS13, due pandillas originarie rispettivamente di Porto Rico (ma con forte presenza in Ecuador) ed El Salvador; pandillas tra l’altro transnazionali in quanto presenti anche negli Stati Uniti, in Messico e Spagna, oltre che nei paesi d’origine. Quattro anni prima, nell’agosto del 2008, uno scontro tra membri della MS13 e della Barrio 18 (altra pandilla transnazionale presente negli Stati Uniti, El Salvador e Messico) durante una festa salvadoregna presso il campo da calcio Forza e Coraggio a Milano aveva rovinato l’evento. Un membro di una delle due gang aveva anche perso un occhio dopo aver ricevuto un colpo di machete. [10]

Nel giugno del 2009 un ragazzo ecuadoregno leader della pandilla Latin Kings NY, noto come “Boricua” veniva ucciso a coltellate da membri di una pandilla rivale fuori di una discoteca di via Brembo, sempre a Milano. [11]

Dal 2012 in poi a Milano avranno luogo una serie di fatti di sangue senza precedenti in ambito  gang, con altre aggressioni a colpi di machete, una delle quali ai danni di un controllore di Trenord presso la stazione di Villapizzone nel giugno del 2015 (sempre per mano di membri della MS13) e ci saranno anche i morti, come nel caso di Albert Dreni, ragazzo albanese estraneo al contesto gang e ucciso da membri della MS13 per aver cercato di difendere un amico in zona Porta Lodovica; come “Necio”, membro della vecchia guardia della MS13, ucciso e sotterrato in un campo in zona San Giuliano a Milano da membri della sua stessa gang. Oppure come Edgar Luis Calderon Gonzalez, cittadino peruviano di 32 anni ucciso la notte del 2 giugno 2019 da membri della Barrio 18 durante un tentativo di rapina. [12] [13] [14]

E’ fondamentale saper leggere ed interpretare i segnali in tempo, altrimenti si rischia di dover correre ai ripari e questo fenomeno oramai diffuso dei gruppi predatori urbani è l’ennesimo esempio. Bisogna muoversi in fretta.


[1] Marco Galvani, “Fenomeno baby banditi: “Figli di ricchi o delle periferie, tutti analfabeti emotivi”, Il Giorno, 4 settembre 2022; https://www.ilgiorno.it/cronaca/minori-baby-gang-b69fa82e

[2] D.D.S., “Olgiate, terrore sul treno per Milano: quattro giovani col machete rapinano un ragazzino”. Il Giorno, 10 agosto 2023; https://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/giovani-machete-treno-milano-be0c8a95

[3] Redazione, “Lecco, rapina con machete in treno: il video dell’aggressione”, Sky News, 11 agosto 2023; https://tg24.sky.it/cronaca/2023/08/11/rapina-treno-lecco-video#:~:text=L%27aggressione%20con%20il%20machete&text=Il%20treno%20era%20stato%20fermato,il%20telefono%20e%20il%20borsello

[4] Stiben Mesa Paniagua, “Terrore per una coppia a Milano: inseguiti e picchiati dalla baby gang”, Milano Today, 14 settembre 2023; https://www.milanotoday.it/cronaca/coppia-rapinata-picchiata-baby-gang.html

[5] Carmine Ranieri Guarino, Rapine, violenze, droga: quei ragazzini senza nulla che volevano “riscattarsi” da criminali, Cos’è una gangMilano Today, 12 febbraio 2020; https://www.milanotoday.it/cronaca/baby-gang-rapine-porta-genova-colonne.html

[6] National Institute of Justice, “What is a gang? Definitions”; https://nij.ojp.gov/topics/articles/what-gang-definitions

[7] Redazione, “Sgominata gang pusher latinos Strage di cani “corrieri” di cocaina: 75 arresti e più di cento denunce”, Il Giorno, 19 marzo 2013; https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/03/19/861036-cani-cocaina-latinos-milano.shtml

[8] Alessandro Ford, “How Dominican gangs became major security threat in Spain”, InsightCrime, 2 agosto 2021; https://insightcrime.org/news/violent-expansion-spain-dominican-gangs/

[9] Domenico Ferrara, “Milano, guerra tra baby-gang a colpi di machete: 25 arresti VIDEO: ecco come operano”, Il Giornale, 7 febbraio 2012; https://www.ilgiornale.it/news/milano-guerra-baby-ganga-colpi-machete-25-arrestivideo-ecco.html

[10] Redazione, “Feroci scontri tra bande nel Milanese La caccia ai latinos violenti è all’inizio”, Il Giorno, 14 agosto 2008; https://www.ilgiorno.it/milano/2008/08/14/111540-feroci_scontri_bande_milanese.shtml

[11] Alberto Berticelli, “Latin Kings, ucciso in un agguato”, Corriere della Sera, 8 giugno 2009; https://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_giugno_8/latin_king_ucciso-1601441261507.shtml

[12] Redazione, “Aggressione col machete al capotreno: le immagini della follia”, Milano Today, 25 giugno 2015; https://www.milanotoday.it/cronaca/foto-immagini-aggressione-machete-capotreno.html

[13] Nicola Palma, “San Giuliano, accoltellato e seppellito: convalidati i tre fermi. “Vendetta nella MS-13”, Il Giorno, 16 marzo 2019; https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/ucciso-cascina-gang-sudamericana-e0ae055a

[14] Carmine Ranieri Guarino, “Edgar, buttato nel Lambro e ucciso: fermati due pandilleros del Barrio 18 per l’omicidio”, Milano Today, 14 giugno 2019; https://www.milanotoday.it/cronaca/omicidio/edgar-parco-lambro-arresti.html