Due poliziotti morti e il loro figlio incolume è il bilancio di ciò che è avvenuto a Magnanville, nel dipartimento delle Yvelines. Un ufficiale di polizia, il vice-comandante della polizia giudiziaria Jean-Baptiste Salvint, di rientro a casa, è stato raggiunto da nove colpi di pugnale da un killer che, barricatosi in casa, ha ucciso anche la moglie dell’ufficiale, anche lei appartenente alle forze di polizia, prima di essere freddato dalle forze speciali.
Esattamente un mese fa, il 14 maggio, usciva l’ultimo numero di Inspire, il magazine qaedista dal titolo “Professional assassination”. Nelle pagine interne della rivista venivano forniti spunti su come raggiungere i propri obiettivi. In particolare, sulla linea dell’edizione precedente, venivano suggerite le modalità per portare a termine una “home assassination”: seguire l’obiettivo, studiarne le abitudini e i comportamenti, far seguire al gesto una comunicazione efficace perché il fatto non possa essere frainteso con un “semplice” atto di criminalità ma contribuisca a diffondere il terrore. A titolo esemplificativo veniva riportata l’uccisione, per mano di Farhad Mohammed, di Curtis Cheng, un agente di polizia, avvenuto a Sydney il 2 ottobre 2015.
Le indagini su ciò che è accaduto nella notte a Parigi sono affidate alla procura antiterrorismo per tre motivi: l’obiettivo, le modalità e ciò che l’omicida avrebbe detto. Ciò che di fatto si è verificato ieri è una “home assassination”, che ha coinvolto un poliziotto e che è stata immediatamente rivendicata dal killer stesso, dichiarando ai negoziatori di agire per conto del Daesh: i tre aspetti richiesti e/o suggeriti dal manuale di Inspire sono rispettati.
Tutto potrebbe essere frutto di una semplice coincidenza, ma di certo le somiglianze sono rilevanti per tentare di capire l’origine e la pianificazione del gesto dell’assassino.
Le modalità con le quali sono stati portati a termine gli omicidi sono l’unico aspetto che differisce da quanto propagandato dal magazine. Non sono infatti stati usati esplosivi camuffati, ma un pugnale, lo stesso tipo di arma che quasi un anno fa, il 26 giugno 2015, definito il venerdì nero, è stata probabilmente utilizzato per decapitare il proprietario della Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, in Isère, la cui testa è stata affissa ad una grata dell’azienda. Allora come ieri i fatti venivano portati a termine con l’efferatezza dell’uso delle armi bianche e si svolgevano durante il ramdan, che l’anno scorso era stato propagandato come di sangue ed ha visto il verificarsi, nello stesso giorno, oltre all’attacco all’azienda di stoccaggio di gas, gli attentati in Kuwait e in Tunisia, e che quest’anno è già stato segnato dall’attacco di Orlando.
Le indagini diranno se Larossi Abballa abbia agito in linea con il suo processo di radicalizzazione che lo ha portato a 3 anni di carcere nel 2013 perchè membro di una rete jihadista tra la Francia e il Pakistan. Per ora quello che è certo è che il successo mediatico dell’operazione, e un nuovo duro colpo alla Francia, sono ancora una volta assicurati. Inoltre, la questione apre uno scenario più complesso e proccupante, quello di attacchi piccoli e spot non prevedibili di un terrorismo molecolare ancora più difficile da fronteggiare.