Oggi sui media si incrociano tante notizie interessanti ma, quando legate tra di loro, preoccupanti soprattutto perché evidenziano una cronica incapacità europea ad affrontare, insieme, le minacce.
E’ caduta Ramadi. Una notizia immediatamente rilanciata da IS anche con il solito video (“Abbiamo preso Ramadi”) che, con la voce di al- Baghdadi, indirizza verso i successivi obiettivi: “Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala!“. (nota: il testo a voce era già stato diffuso il 14 maggio qui è stato solo incollato al video… per non perdere l’occasione. Testo in inglese: “March Forth Whether Light or Heavy“). .Il dramma è che, quanto annunciato, questa volta è più verosimile: l’incapacità di risposta, politica e militare dell’Iraq, è da tempo più che evidente e il solo supporto aereo americano non è in grado di fare da solo quanto il vuoto iraqeno non può garantire. La strada di IS verso Baghdad è sempre più aperta.
E’ minacciata Palmira. Mezzo mondo ha tirato un sospiro di sollievo apprezzando lo scampato pericolo, almeno nell’immediato, di vedere uno dei più gradi tesori dell’umanità cancellato dagli uomini del Califfato. Perché, dopo una rapida razzia di quanto esportabile per una rivendita al mercato nero, non ci si può aspettare altro che la distruzione del sito archeologico. Passo dopo passo, con l’espansione dello Stato Islamico si assiste alla cancellazione delle tracce di ogni civiltà pre-esistente, sotto lo sguardo del mondo indirizzato dai media del jihad.
Hezbollah, pezzi di gruppi sciti e comandanti iraniani fronteggiano IS in Siria: ormai sempre più le forze sul campo capaci di rispondere alle milizie del Califfato sembrano essere solo queste.
L’Egitto condanna Morsi e la Turchia ribatte. Erdogan ha immediatamente colto l’occasione per rinnovare il supporto ai Fratelli Musulmani affermando che “Egypt is turning into old Egypt” e attaccando l’Occidente: “The West, unfortunately, is still turning a blind eye to Sisi’s coup”. La Turchia conferma la sua consolidata presenza in tutte le aree di crisi, sempre orientata dal suo interesse a perseguire il sogno di restaurazione imperiale, sempre più staccata dai vecchi e superati interessi europei.
BBC rilancia le minacce dei terroristi sui barconi libici. Attraverso la voce del consigliere libico Abdul Basit Haroun si rilancia il monito dell’altro giorno di Gawari: “smugglers were hiding IS militants on boats filled with migrants”. Abbiamo già commentato (vedi), ma il clamore del rilancio odierno sta nella diffusione offerta dalla grande rete britannica, che tira acqua al mulino governativo fortemente contrario alla introduzione delle quote EU di ridistribuzione di migranti e rifugiati, promuovendo la paura tra l’opinione pubblica, che diventa l’utile supporto alla decisione governativa anti EU. Intanto la Libia gioca la sua partita trovando alleati funzionali, con l’obiettivo di avere le armi “per difendere l’Europa dalle minacce minacciate”.
Anche la Francia risponde picche alle quote EU: “Decidiamo noi a chi dare asilo“, ha spiegato il premier Manuel Valls. Dunque un’ulteriore falla nel muro EU che sempre di più sembra proporre un “dito a tappare il buco” nella diga ai migranti trafficati dalla Libia, un diga che si sgretola immediatamente.
Legate insieme tra di loro queste notizia, il quadro che ne emerge è più che preoccupante.
La coalizione anti IS è sempre più sgretolata tra sunniti e sciti, doppi e tripli giochi, l’utilizzo opportunistico della situazione da parte di ogni attore per perseguire i propri obiettivi.
I cosiddetti Paesi Occidentali assistono, mentre le testimonianze della civiltà vengono distrutte, senza partecipare efficacemente a un gioco che richiederebbe una completa rivisitazione dei modelli politici che finora hanno retto gli assetti globali.
L’Europa è sempre più disunita e sparpagliata, di fronte a una improbabile possibilità di attaccare i barconi dei trafficanti in mare si frammenta rispetto all’unica opzione concretamente perseguibile (la distribuzione per quote degli arrivi libici).
Intanto IS non avanza, quanto la propaganda mediatica vorrebbe farci credere, ma sempre di più si consolida utilizzando le vulnerabilità che continuamente si offrono al Califfato