Continua il processo di reclutamento e di istituzionalizzazione del sedicente Stato Islamico attraverso la comunicazione. In un testo diffuso in rete titolato “Hijrah to the Islamic State” vengono fornite informazioni dettagliate dai “facilitatori del viaggio” circa le modalità per raggiungere la Siria rivolte a coloro che volessero unirsi al Califfato. Suddiviso in tre macro-tematiche riporta consigli su come preparare i propri bagagli per ridurre gli impedimenti durante il tragitto, quali siano le mete privilegiate per poter attraversare il confine (Turchia) e come comportarsi una volta arrivati in aeroporto aggiungendo il diario di bordo di alcuni che ce l’hanno fatta.
Quello che colpisce durante la lettura di questo documento, del quale ovviamente non si vuole fare una sintesi, non è tanto la dovizia di particolari riportati, che ne aumentano l’impatto comunicativo, quanto semplici ed isolate frasi che costituiscono però la forza “operativa” di tale guida.
In un passaggio sulla necessità di conoscere i propri punti di forza e di debolezza prima di intraprendere il viaggio si fa riferimento, senza riportarle, ad alcune massime di SunTzu, generale e scrittore cinese vissuto tra il VI e il V secolo A.C., a cui viene attribuita la stesura de “L’Arte della Guerra”. Per capire la potenza del “manuale del viaggiatore” è invece fondamentale citarli:
“Conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo. Se non conosci il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta. Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo”.
Ora, ciò che almeno in due punti del testo risulta chiaro è la conoscenza che i “facilitatori” hanno delle nostre debolezze.
Fino al 2013 il viaggio verso la Siria avveniva prevalentemente attraverso contatti con amici che già avevano intrapreso l’Hijrah verso quella zona. Dal 2014 si è iniziato a perseguire un’altra strada: attraverso contatti presi sui social network (vengono forniti account che possono dare informazioni a riguardo) il viaggio viene organizzato e predisposto nei minimi dettagli. La funzione dei social network quali “facilitatori” dei “facilitatori” è nota da tempo come è anche noto il fatto che si stia cercando, da più parti (i governi e le major della comunicazione social) di arginare il fenomeno della radicalizzazione e reclutamento che vengono perseguiti tramite account Twitter o profili Facebook. La politica generalmente diffusa, che da un lato porta a risultati immediatamente spendibili in termini di discorso politico ma che dall’altro non portata a soluzioni di lungo periodo minimamente efficaci, è la rimozione di tutti quegli account che mirano a diffondere materiali utili all’ingrossamento delle fila del sedicente Stato Islamico. Tuttavia, già da tempo attraverso altri tweet di affiliati all’IS era usuale la comunicazione della riapertura di un account rimosso sotto un nuovo nome (molto frequentemente lo stesso del precedente seguito da un numero). Questa prassi, che vanifica completamente ogni sforzo delle attuali politiche di counter-terrorism online viene riportata anche sulla pubblicazione rassicurando tutti coloro che dovessero averne bisogno sulla facilità di ritrovare un contatto nel momento in cui venisse sospeso.
Altra forte debolezza della nostra struttura di prevenzione al fenomeno dell’emigrazione di cittadini europei verso i territori del Jihad è la difficoltà di giustificare il fermo di coloro che intendono andare in quei luoghi per combattere. Nel passaggio riferito alle modalità di viaggio consigliate alle donne che volessero spostarsi da sole verso la Siria, la “guida” consiglia di mantenere la calma qualora venissero fermate in aeroporto dalla polizia doganale turca e di non mostrare alcun segno di impazienza: “è abbastanza noto quali siano i vostri piani. Semplicemente però non possono provare che state compiendo l’Hijra. La gente lì ne ha viste a migliaia di persone come voi che vogliono attraversare [il confine]”.
Ecco dunque svelata e sfruttata la mancanza normativa comunemente condivisa per ostacolare i viaggi del Jihad.
Mentre quindi ci arrovelliamo domandandoci quale sia la legittimità di materiali ritenuti radicalizzanti o inneggianti al terrorismo di trovare spazio nella rete e quali siano le norme più democratiche per limitare l’afflusso di simpatizzanti e combattenti verso i luoghi del Jihad, c’è chi si serve esattamente di questi vuoti come fonte di rassicurazione per coloro che decidono di intraprendere il viaggio.