I media hanno già lanciato gli allarmi di possibili disordini e attentati sabato 25 Marzo a Roma per la commemorazione per i sessant’anni dei Trattati di Roma e a Milano per la visita di Papa Francesco e quella del Presidente Mattarella, quest’ultimo alla Scala per Toscanini.
In effetti sono entrambe situazioni potenzialmente esplosive.
Inoltre, gli eventi di oggi a Londra rendono dinamica e incerta una situazione di non facile gestione per la molteplicità dei profili di attacco a cui si presta.
Malgrado l’attenzione efficacemente attratta dagli attacchi islamisti, troviamo opportuno sottolineare altri fenomeni eversivi emergenti soprattutto in queste occasioni, lasciando le considerazioni e le conseguenze dell’attacco a Londra a successivi commenti.
Le celebrazioni a Roma non potevano essere in un periodo peggiore della storia dell’Unione Europea: pochi giorni dopo, il 29 marzo, l’Inghilterra avvierà ufficialmente le procedure per l’uscita dall’Unione, portando ad una necessaria ridefinizione dei rapporti fra i diversi Stati Europei.
Si aspettano quindi, in questo clima di continue tensioni sociali ed instabilità politica non dimenticando la recente questione turca che interessa Olanda, Germania e Danimarca, reazioni anti – sistema dove la componente locale potrebbe essere anche supportata da organizzatori internazionali.
Le proteste e i disordini che potrebbero nascere a Roma appartengono infatti a quelli che solitamente vengono identificati come “schieramenti misti” secondo due prospettive:
- l’unione ad una maggioranza “pacifica” di frange politiche estremiste; così come in modo simultaneo
- la presenza di gruppi “anti” europeisti a supporto dei gruppi locali
Tale evenienza appare quindi complessa, dato che già quattro cortei sia di destra sia di sinistra saranno presenti e ai quali il gruppo eurostop potrebbe aggiungersi.
In questo contesto si devono però ricordare altri due schieramenti attivi di recente e contro le politiche europee: l’organizzazione anarchica Cospirazione delle Cellule di Fuoco tornata a colpire non solo la Grecia ma l’Europa stessa, e il mondo alternativo e sovversivo che sostiene politiche anti europee.
L’evento è quindi di particolare interesse, sia per l’attenzione mediatica che riceverà, sia per la valenza simbolica e politica che riveste.
Scontri e disordini sociali sono prevedibili, soprattutto perché accanto a manifestazioni e proteste nei limiti della convivenza civile, i gruppi estremisti e le ali più violente faranno la loro comparsa.
Così come è certo che misure per la sicurezza imponenti sono state messe in atto, senza però comprendere che questa tipologia di fenomeni eversivi è solo la punta di un iceberg, che si sviluppa indistintamente in periodi ordinari, preparando azioni e mosse successive.
Le ricadute, in base alla gravità degli avvenimenti saranno varie, ma il rapporto cittadini, manifestanti, oppositori ed esponenti estremisti con le autorità di sicurezza avrà un peso rilevante per la gestione dell’emergenza, la comprensione e l’interpretazione di fatti che troppo spesso sono stati identificati come semplici atti violenti e non adeguatamente contestualizzati in organizzazioni e movimenti specifici.
Il vero punto di cambiamento e di resilienza per un approccio al problema sarebbe quello di individuare in queste frange estremiste una filosofia organizzativa, non solo un’ideologia nel senso classico del termine e metodi di adattamento contestuale ai vari eventi.
Una mancanza questa che potrebbe costare caro per la prevenzione di atti violenti e per una più efficacia gestione dell’emergenza e della crisi.
La situazione a Milano appare diversa, perché si suppone che i gruppi che si sono già affacciati su questo scenario siano per la maggior parte autoctoni e legati a quel circuito di criminalità che governa alcuni quartieri periferici proprio come quelli di Via Salomone.
Un quartiere, questo[1] segnato e punteggiato da una difficile convivenza fra famiglie spesso economicamente e socialmente disagiate e chi si occupa di spaccio illegale di sostanze stupefacenti, prostituzione e altri affari illeciti.
Lo scenario milanese pone quindi in evidenza il rischio di manifestazioni violente soprattutto promosse dai gruppi che appartengono ai movimenti per la casa e affini.
Un grande panorama questo, non adeguatamente studiato e analizzato nei suoi principi di rivendicazioni: una mancanza questa che potrebbe svilupparsi in una difficile gestione dell’emergenza provocata da scontri, anche violenti.
Ancora di più, in un quadro dove nemmeno le forze dell’ordine e della pubblica sicurezza sembrano essere in grado di reagire e gestire in modo preventivo una minaccia latente, ma reale nelle sue conseguenze manifeste.
Infatti è di qualche giorno fa[2] l’annuncio che parte della Polizia Locale di Milano potrebbe essere coinvolta in una assemblea di protesta, che porterebbe così ad una carenza di risorse umane da destinare alla sorveglianza e al pattugliamento.
Entrambe le situazioni a Roma e Milano ci portano a riflettere su un mondo “anti”, di protesta, eversivo e spesso estremista, che risiede però in modo quasi anonimo nelle stesse strade e città, dove in un giorno di manifestazione si presentano scenari di estrema violenza.
E’ ancora una volta “la banalità del male” che ritorna, la violenza che si manifesta quando i suoi segnali premonitori non sono stati compresi o forse semplicemente sottostimati.
E’ quel male che ad oggi non ci permette di dividere in una battaglia il gruppo dei buoni da quello dei cattivi.
Sono le connessioni e le interconnessioni, più fisiche di quanto si pensi che devono essere analizzate per comprendere la forza e la resilienza organizzativa di questi movimenti.
[1] http://milano.corriere.it/foto-gallery/cronaca/17_marzo_16/case-bianche-via-salomone-visita-papa-afd0082e-0a10-11e7-b3aa-791e2c1a1ab9.shtml
[2] http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/03/15/news/milano_visita_papa_protesta_vigili-160602369/