Il 17 dicembre 2018 le turiste norvegesi Louisa Vesterager Jespersen e Maren Ueland sono state assassinate nell’area di Imlil, zona turistica del Marocco per tutti gli appassionati di hiking sul monte Toukbal. L’assalto terroristico è stato rivendicato attraverso un video – che conteneva anche la Ba’ayah al Daesh – da quattro estremisti islamici successivamente arrestati a Marrakech dalle autorità marocchine: Abdessamad Ejjoud, Younes Ouaziad, Rachid Afatti e Abderrahim Khayali. Abdessamad Ejjoud è stato identificato come il leader del gruppo ispirato dal califfato che avrebbe formato la cellula ‘that discussed how to carry out a terrorist act inside the kingdom […] targeting the security services or foreign tourists[1]’.
Questa clique jihadista avrebbe agito in maniera autonoma senza la direzione operativa di altri attori[2], anche se le indagini stanno facendo emergere un quadro che si estende sempre di più soprattutto dopo l’arresto di Kevin Zoller Guervos (aka Abdellah) e Nicholas P. (aka Abdelkrim). Il primo, con doppia cittadinanza svizzera e spagnola, avrebbe addestrato i quattro assassini delle turiste (cellula di Imlil) all’uso delle armi da fuoco e delle nuove piattaforme digitali di comunicazione; il secondo anch’esso svizzero e in contatto con gli assassini delle norvegesi.
Questi arresti hanno permesso di evidenziare quel filo rosso che dalla cellula di Imlil si lega nel tempo al network estremista svizzero, a gruppi di estrema destra, fino ad arrivare agli attentati terroristici di Parigi e Bruxelles (2015-2016).
Ma proseguiamo con ordine.
Kevin Zoller Guervos, ha vissuto tra il 2007 e il 2013 tra calcio, crimini e problemi psichiatrici. Dopo il carcere minorile si converte nel 2011 alla religione islamica e inizia a frequentare assiduamente la moschea di Petit-Saconnex a Ginevra, proprio dove conoscerà Nicholas P. Quest’ultimo entrato nel circuito jihadista sarebbe stato istruito e guidato dal Daesh nel 2016 a commettere un’azione terroristica sul territorio Svizzero; dopo questo tentativo fallito si sarebbe spostato sud-est asiatico per la costituzione di una cellula operativa[3]. Nel 2015, Kevin Zoller si sposta a Marrakech (Marocco) dove conosce Abdessamad Ejjoud e gli altri membri della cellula di Imlil[4].
La moschea ginevrina Petit-Saconnex, la più grande in Svizzera, è stata spesso al centro dell’attenzione delle autorità per la sua deriva radicale. A supporto di questo, nel novembre 2015 le autorità francesi perquisirono le abitazioni di due imam operativi a Petit-Saconnex in quanto schedati come estremisti[5]. Ma ancora più interessante è la vicenda del taxista e reclutatore tunisino salafita Sami C. al centro della rete estremista svizzera, precisamente ginevrina, che avrebbe radicalizzato e reclutato circa diversi giovani frequentatori della moschea. Tra questi il taxista reclutò Daniel D. (aka Abu Ilias as-Swissri/ Abdullah), il quale dopo aver sviluppato un veloce avvicinamento alla religione islamica e aver frequentato la moschea Petit-Saconnex si è unito al Daesh il 21 aprile 2015. E’ considerato oggi l’operativo del califfato più pericoloso per la nazione svizzera, come affermato dall’Interpol in una comunicazione datata il 27 maggio 2017, in quanto avrebbe assunto il ruolo di reclutatore e incitato altri a compiere la hijra[6].
Sulla stessa linea di Rachid Kassim in Francia e Junaid Hussain negli Stati Uniti, sarebbe stato proprio Daniel D. il virtual planner in contatto con Nicholas P. incaricandolo di compiere un’attentato in Svizzera quando ancora questo era a Ginevra. Solo successivamente tra il 2016 e il 2017 si sarebbe trasferito in Marocco[7]. Daniel D. attraverso l’applicazione di messaggistica Telegram e le sue conoscenze del territorio ginevrino reclutò diversi giovani che tentarono di unirsi al califfato nel Siraq.
Sami C. ha condotto la sua opera di reclutamento insieme ad un altro collega, Youssef K. Come già anticipato questi spinsero numerosi soggetti di Ginevra ad unirsi al califfato; ad esempio sotto la loro influenza Anas B., cuoco di un piccolo ristorante nei pressi della stazione di Ginevra, nell’estate 2015 parte e raggiunge la Siria[8]. Sami C. radicalizzerà anche i fratelli franco-tunisini Ramzy B. e Aymen B[9]. Entrambi partiti da Ginevra raggiungeranno la Siria entrando a far parte della stessa unità di combattenti che si occupava della pianificazione di attentati terroristici all’estero, lo stesso gruppo dove si trovò ad operare Daniel D.
A Ginevra oltre all’hub gestito dai taxisti operava in parallelo un altro hub di radicalizzazione. Un criminale francese soprannominato Riko, che tentò di unirsi al califfato in Siria, partecipava a delle escursioni sulle Alpi della Savoia organizzate da un gruppo radicale islamista, infatti durante i ritrovi venivano recitate preghiere e sermoni. Un altro ginevrino che partecipò a queste escursioni kunya Abu Jawad as-Swissri si avvicinò inizialmente ad un giovane cattolico, fondatore di un’associazione di estrema destra a Ginevra, tramite il quale conobbe un soggetto tunisino-svizzero militante anch’esso nell’estrema destra conosciuto come kunya Abu Dhar.
Nel 2014, Abu Jawad in profonda crisi esistenziale decide di partire per combattere. Inizialmente chiede supporto ad una organizzazione di estrema destra filo-ucraina per partecipare al fronte contro la Russia. L’accordo non va a buon fine, così si rivolge ad Abu Dhar decidendo di compiere la hijra per raggiungere il Daesh. Dopo aver abbracciato l’Islam successivamente a diversi incontri con i reclutatori taxisti Youssef K. (a Prévessin-Moens) e Sami C. (Meyrin) insieme ad altri salafiti, gli ex militanti di destra partono per la Siria ma vengono fermati in Turchia e rimpatriati. Solamente tra giugno e ottobre 2017 gli arresti dei taxisti reclutatori portano allo smantellamento della Taxi-Zell a Ginevra[10]. Nel 2015 viene espulso da Ginevra tale Mehdi, amico di Abu Jawad, per i suoi legami con la stessa organizzazione islamista “Lies du Canton” frequentata da Jawad che si occupava di fare proselitismo e distribuire Corani[11].
Come affermato pocanzi, sotto l’influenza della Taxi-Zell Daniel D. (kunya, Abu Ilias as-Swissri), Ramzy B, Aymen B. raggiungono la Siria ed entrano a far parte di un gruppo elitario di combattenti appositamente pensato per la pianificazione di attentati terroristici all’estero, ovvero la cosidetta katiba Tariq Ibn Ziad, parte dell’Amn al-Kharji. All’interno della katiba Daniel D. conobbe un altro svizzero, Adnan B. (kunya Abu Wael as-Swissri), quest’ultimo insieme a sua moglie Selina S. raggiunse il Daesh in Siria nel giugno 2015. Egli si avvicinò all’Islam quando era ancora in Svizzera, durante la frequentazione della moschea di Prélaz a Losanna, spinto da un gruppo salafita di origine bosniaca (probabilmente filo-qaedista) che lo avrebbe radicalizzato nel 2014. La sua partenza sarebbe stata supportata dall’estremista Damien G. (kunya Abu Suleyman as-Swissri) reclutatore che operava a Yverdon attraverso una piattaforma web un tempo da lui gestita denominata Ansar Ghuraba prima di unirsi al califfato in Siria. Questo sarebbe stato radicalizzato da un Imam. Come confermato da Andan B., una volta ricredutosi della sua scelta ed essere ritornato in Svizzera, all’interno della katiba Tariq Ibn Ziad oltre a Daniel D. e Damien G. erano presenti altri fighters di una certa rilevanza[12]. La foto[13] riportata sotto (figura 1) e stata diffusa nel 2014 da Damien G. (primo a sinistra), mentre sulla destra è presente il noto jihadista francese Fares Mourad di Thonon-les-Bains sul lago di Ginevra (kunya Abu Hassan al-Faransi, Mourad al-Faransi). Come ben evidenziato nella ricerca “Understanding the C2 through the Social Network Analysis: the case studies of Paris-Brussels terrorist attacks[14]”, Fares Mourad è stato un key player nel reclutamento di jihadisti francesi che hanno partecipato agli attacchi terroristi di Parigi avvenuti il 13 novembre 2015, come ad esempio Foued Mohamed-Aggad attentatore del Bataclan. Inoltre sarebbe stato proprio Fares Mourad[15] a reclutare Damien G. e un altro svizzero kunya Abu Mahdi as-Swissri che avrebbe anche incontrato proprio l’attentatore del Bataclan Foued Mohamed-Aggad. Come riportato dagli analisti Jean-Paul Rouiller e François Ruchti[16] , Damien G. avrebbe combattuto nella stessa unità di Mehdi Nemmouche, l’attentatore del Museo del Bardo a Bruxelles nel 2014, e Abdelhamid Abaaoud, coordinatore tattico operativo degli attentati di Parigi del novembre 2015.
Infine come affermato[17] da Adnan B., la katiba era coordinata da Abdellilah Himich (kunya Abu Sulayman al-Faransi) emiro del Daesh e uno dei coordinatori dell’Amn al-Kharji, sezione adibita alla pianificazione di operazioni terroristiche esterne durante la fase statuale del califfato, e coordinatore strategico degli attentati di Parigi e Bruxelles[18].
Figura 1. Sulla destra, Damien G.; sulla sinistra, Mourad Fares nel 2014.
Osservazioni finali
Figura 2. Ricostruzione della rete svizzera e rispettivi collegamenti.
L’analisi relazionale del network jihadista svizzero (figura 2), legato in parte agli omicidi avvenuti in Marocco, ha permesso di evidenziare come le reti jihadiste difficilmente possono essere neutralizzate completamente ma continuano ad operare attraverso un processo di contagio. L’hotspot estremista di reclutamento che ha operato a Ginevra, la Taxi-Zell, è stata neutralizzata nel 2017. In realtà questa neutralizzazione è avvenuta solamente nelle figure di Sami C. e Youssef K., reclutatori della cellula, ma alcuni dei soggetti che gravitavano intorno a questo network hanno continuato ad operare e a reclutare a loro volta. Ne è un esempio Daniel D. che dopo aver raggiunto la Siria avrebbe a sua volta incitato molti altri svizzeri a raggiungere il califfato o ancor più ad attaccare il territorio svizzero fornendo istruzioni a Nicholas P.; quest’ultimo, anni dopo il fallito attentato nel 2016, è stato arrestato insieme a Kevin Zoller Guervos in quanto entrambi legati alla cellula di Imlil che ha compiuto l’assalto terroristico contro le turiste in Marocco.
Di conseguenza, i jihadisti nel tempo tendono a trovarsi coinvolti in nuovi hub di reclutamento o in nuovi progetti terroristici. Come mostrato durante la conferenza nel maggio 2018 dal titolo “From Criminals to Terrorists and back?[19]” l’analisi della grande rete jihadista che copre circa 20 anni di attività contiene diversi esempi di questo processo di contagio (contaminazione reticolare). Solo per portare un esempio (figura 3), il 9 settembre 2001 viene assassinato Ahmad Shah Massoud da due attentatori suicidi, a supportare logisticamente l’operazione vi erano Abdelhouaid Aberkan e Fatima Aberkan, che molti anni più tardi parteciparono al network di reclutamento di Khalid Zerkani. Nello specifico Fatima Aberkan, 14 anni dopo, nel 2015 insieme al suo nucleo familiare diede supporto logistico a Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi. Sempre a supporto dell’omicidio di Massoud vi era anche Abderrahmane Ameroud sempre parte del network Zerkani e arrestato nel 2015 dalle autorità francesi insieme ai membri della cellula di Reda Kriket. In definitiva l’analisi delle reti permette di studiare il processo di contaminazione reticolare e i relativi sviluppi, un processo che rende più pericolosi, e molte volte più resilienti, i network nelle diverse fasi temporali in virtù del bagaglio esperienziale acquisito e dei nuovi legami sviluppati dagli attori implicati, come la collusione (e contaminazione) evidenziata tra reti radicali salafite e reti legate all’estremismo di destra, e ancora una volta come mostrato dal recente caso di Kevin Zoller che ha addestrato all’utilizzo delle armi i membri della cellula di Imlil. In relazione a quest’ultimo caso la prosecuzione delle indagini permetterà sicuramente di comprendere maggiormente il ruolo che ha giocato la rete estremista svizzera.
Figura 3. Esempio di contaminazione reticolare: da Massoud (2001) agli attentati di Parigi (2015).
[1] https://www.foxnews.com/world/mastermind-of-backpacker-beheadings-arrested-moroccan-officials-say
[2] https://www.aljazeera.com/news/2018/12/morocco-suspects-tourists-killing-acting-181224075720902.html
[3] https://navms.com/the-swiss-islamist-wanted-to-kill-fedpol-officials/
[4] https://www.moroccoworldnews.com/2019/01/262818/imlil-murders-swiss-spanish-suspect/
[5] https://www.swissinfo.ch/eng/radicalisation-concerns_french-police-raid-homes-of-geneva-mosque-imams/41804500
[6] https://www.letemps.ch/suisse/traces-dabu-ilias-alswisri
[7] https://nahnu.de/2019/01/16/schweizer-islamist-soll-anschlaege-auf-finanzplatz-geplant-haben-schweiz-standard/
[8] https://www.bernerzeitung.ch/sonntagszeitung/standard/Die-Genfer-TaxiZelle/story/20404668
[9] Aymen B., fratello di Ramzy B., unitosi al califfato in Siria si presume sia stato ucciso in combattimento nel 2016.
[10] https://www.bernerzeitung.ch/sonntagszeitung/standard/Die-Genfer-TaxiZelle/story/20404668
[11] https://www.24heures.ch/suisse/suisse-terrorisme-lies-qu-ny-parait/story/25267136
[12] https://bazonline.ch/wetter/allgemeinelage/jihadreise-mit-sozialhilfe-finanziert/story/11379890
[13] https://www.nzz.ch/schweiz/der-schweizer-jihadist-abu-suleiman-al-swissri-yverdon-aleppo-einfach-ld.1289759
[14] Spagna, N. G. Understanding the Command and Control (C2) through the Social Network Analysis: the case studies of Paris-Brussels terrorist attacks. Sicurezza, Terrorismo e Società. International Journal – Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies (ITSTIME) – 7/2018. Url: http://www.sicurezzaterrorismosocieta.it/fascicolo-7-2018/
[15] Fares Mourad prima di unirsi al Daesh ha combattuto al fianco di Omar Diaby Omsen.
[16] http://www.editionsfavre.com/info.php?isbn=978-2-8289-1568-1
[17] https://bazonline.ch/wetter/allgemeinelage/jihadreise-mit-sozialhilfe-finanziert/story/11379890
[18] https://www.state.gov/j/ct/rls/other/des/266471.htm
[19] https://www.forumsecurity.it/2018/05/18/from-criminals-to-terrorists-and-back/