Charlie Hebdo: attentatori, lupi e qaedisti – by Marco Lombardi

In queste ore si affollano le interpretazioni e le letture che cercano di interpretare i pochi dati delle fonti aperte.

E se ne sentono di tutte.

  1. La prima affermazione interessante direi che è del vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, senatore di Area Popolare: “Il barbaro attentato di Parigi è opera di fanatici esaltati che ritengono di poter uccidere in nome di Dio, la dinamica dell’attacco fa pensare che i responsabili siano lupi solitari“. Vero, ma solo in parte: i lupi non sono solitari ma in branco. O meglio, per “lone wolf” si intende un’azione solitaria di terrorismo, più o meno home made, poco pianificata, in genere auto-diretta. Insomma: caratteristiche quantitative e qualitative la qualificano. Qui c’è un cambio nella figura del lone wolf: mi aspetto un piccolo commando, relativamente indipendente, esperto nell’uso delle armi, capace di agire e pianificare, attivabile da una regia. Qualcosa che non è un “lupo solitario” e neppure una “cellula”, ma un ibrido che esalta la flessibilità di entrambe le organizzazioni. Questo ibrido sono quelli che chiamo gli “zombie”, mutuando il vocabolo dagli attacchi cyber in cui i computer vengono infettati, da virus molto abili, attivabili a comando dopo periodi più o meno lunghi di silenzio. Ecco gli “zombie” del jihad: piccolissimi gruppi trainati nei campi di guerra siriani, abili a combattere praticamente e psicologicamente, silenti fino a quando un segnale non innesca il loro cinetismo, imprevedibili come i “lupi” ma meno casuali rispetto a target e dinamiche.
  2. La seconda nota riguarda l’informazione fornita dal sito diLe Point che, citando fonti confidenziali, sostiene che  i due uomini che hanno sparato nei locali di Charlie Hebdo sono due franco-algerini, di 32 e 34 anni, tornati in Francia quest’estate dalla Siria. Quindi quanto anticipato su questo sito ore fa sembra essere dimostrato. Ma bastava ascoltare e vedere i video: esclamazioni in francese sulla difesa del Profeta e “liberazione” del cane insieme al suo padrone autista del’auto usata per la fuga: queste sono cose da euro-islamici! Ma ciò che è interessante è la conferma di quel Ring of Fire che è per noi diventato tutto l’anello Mediterraneo. Dalle Primavere (Inverno) Arabe in poi la saldatura dal Marocco al Medio Oriente, di tutto il jihadismo, era evidente. E si era concretizzata nelle nuove forme di autonomia delle organizzazioni locali qaediste sia sul piano economico sia su quello strategico sia su quello delle alleanze (tutte in favore di IS da giugno 2014), con la conseguenza di avere un flusso costante di combattenti A/R in Siria e dintorni. Con l’attacco a Parigi l’anello si chiude: tutto il Mediterraneo è messo al fuoco!
  3. La terza nota riguarda la discussione che impazza tra gli analisti (gruppo nel quale mi riconosco) sul fatto che siano stati attentatori legati a IS o legati ad AQ ad attaccare Parigi. IS è ormai AQ: ancora una volta leggiamo fenomeni che non ci appartengono con le nostre categorie! IS nasce da Zarqawi, AQ è lasciata in eredità a Zawahiri da Osama che solamente poteva operare la sintesi tra le due anime di AQ rappresentate da due luogotenenti. Ma il conflitto tra i due non è mai morto: solo Zarkawi è morto. I suoi nipoti, come si chiamano gli uomini del Califfato, hanno rilanciato quella eredità, ottenuto la fedeltà di buona parte delle AQ regionali, e operato una ulteriore mutazione di AQ. E’ vero che l’eventuale rivendicazione dell’attentato di Parigi potrebbe rilanciare una delle due firme (IS o AQ) ma se così fosse sarebbe solo per una questione di lotta intestina per una affermazione nell’Umma, resa comunque incerta dal fatto che solo un firma strettamente legata ad AQ Centrale (Zawahiri) sarebbe “conflittuale” con IS, non quella legata a una branch regionale. In conclusione, una questione interessante per tutti noi che facciamo analisi, meno interessante per interpretare gli sviluppi delle minacce potenziali e avviare attività counter.

In conclusione, ora e per ora, la questione è proprio questa: l’analisi e la compressione del fenomeno e essenziale per avviare delle risposte operative. Urgenti.