Oggi si parla molto del documento di 64 pagine lanciato via social, intitolato: “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Il documento fa scalpore perché redatto in italiano.
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Oggi si parla molto del documento di 64 pagine lanciato via social, intitolato: “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Il documento fa scalpore perché redatto in italiano.
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Le ragioni della visita del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni a Tunisi.
Anche quest’anno l’Italia contribuisce con un proprio rappresentante all’iniziativa di difesa “5+5” presso il CEMRES – Euro-Maghreb Center for Research and Strategic Studies con sede a Tunisi; un impegno importante, data la delicatezza dell’argomento in fase di discussione: la sicurezza dei confini degli stati partecipanti all’iniziativa – Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta (per l’Europa) e Marocco, Mauritania, Algeria, Libia (assente al tavolo dei lavori) e Tunisia (per il nord Africa). Continue reading
Due informazioni importanti si aggiungono alla narrazione terroristica che, fra alti e bassi, copre o dovrebbe coprire larga parte dello spazio informativo a disposizione dei mass media.
La prima notizia: l’informazione pubblicata ieri dal Daily Telegraph e sue fonti, ovvero che “sui barconi provenienti dalla Libia e diretti sulle coste italiane del Mediterraneo ci sarebbero terroristi infiltrati per portare il caos nel Sud dell’Europa” (www.ansa.it) risulta a detta di esperti inattendibile. Continue reading
Oggi i media fanno clamore, e i politici ci partecipano in ritardo, al documento di tale Arhim al-Libim intitolato: “Libya: The Strategic Gateway for the Islamic State”, pubblicato già il 23 gennaio 2015. Si ripetono le medesime cose pubblicate da IS nei sui Black Flags Books, sia quello di novembre sull’attacco a Roma (Black Flags from ROME) sia su quello più recente sulle intenzione del califfato per il 2015 (The Islamic State 2015). Forse la cosa più interessante è chiedersi perché l’agenda pubblica sia necessariamente determinata dall’agenda mediatica anche su questioni di sicurezza che, di per sé, preferiscono il silenzio e l’azione preventiva. Continue reading
Al tempo delle cosiddette Primavere Arabe avevamo cominciato a scrivere del Ring of Fire, definendo così l’area mediterranea che veniva descritta come un anello fiammeggiante di conflitto perdurante. A seguito di una missione in Libia nel 2013, dipingevamo uno scenario di frammentazione e dissoluzione statuale probabile, fenomeno che è poi stato accelerato dalla penetrazione del Califfato. Continue reading
Domenica, 15 febbraio, subito dopo l’attacco a Copenhagen ecco lanciato il video di 5 minuti di IS intitolato “A message signed with blood to the Nation of the Cross”. Sulla riva del mare (“the coast of Wilayat Tarabulus by the Mediterranean sea”), sfilano 21 cristiani copti nella divisa dei prigionieri di Guantanamo, ciascuno accompagnato da un boia in tuta nera. Verranno sgozzati col solito rituale mentre il mare si tinge di rosso. Continue reading
Dopo Charlie Hebdo ecco l’attacco a Copenhagen: la medesima storia. Il resoconto è sui giornali: una sparatoria con un morto e tre feriti durante un convegno organizzato in ricordo della strage al giornale satirico francese Charlie Hebdo a gennaio. Poche ore dopo una seconda sparatoria, nei pressi di una sinagoga nel centro della città, con un morto e due feriti. Continue reading
Gli atti terroristici di matrice IS ai quali stiamo tristemente assistendo, per lo più in modo impotente dall’inizio di questo anno sono di certo fenomeni e processi sociali, oltre che comunicativi. Continue reading
La holding del jihad globale si basa su un circuito ben collaudato riguardante vari aspetti. L’attività di finanziamento risulta segnata da due strategie: quella del money laundering, sicuramente la più conosciuta, basata sui proventi derivati dall’attività criminale, di seguito ripuliti per poi essere integrati nel mercato legale e quella del money dirting basata sulla raccolta illecita dei fondi da parte dei terroristi per poi occultare la finalità ultima dei vari movimenti di capitali ed impiegarli in attentati terroristici. Continue reading
E’ di questi giorni la diffusione di un secondo intervento di Anonymous nel quale il collettivo ribadisce la propria volontà di contribuire alla campagna anti-ISIS.
Proprio in relazione all’evento, ci piacerebbe riprendere il post di Marco Lombardi “Message to Anonymous” del 10 gennaio 2015, soprattutto in relazione all’invito formulato nella conclusione: “Si deve lottare insieme non credete?” Continue reading
Cantlie questa volta è ad Aleppo: è il 9 febbraio 2015. Dopo Mosul il testimonial, anzi l’anchorman di IS, si trova perfettamente a suo agio nel mostrare quanto il Califfato provveda a fornire servizi alla sua gente: il video è stato lanciato oggi via Twitter da Al-Hayat Media Center, si intitola “From Inside Halab” ed è lungo 12 minuti. Continue reading