Borussia Dortmund contro Daesh: una partita che si deve vincere.

A meno di 24 ore dall’attentato al pullman del Borussia Dortmund le responsabilità risultano ancora poco chiare. Benché la matrice islamista stia acquistando sempre più credito.

Tre le piste inizialmente seguite dagli inquirenti: quella islamista, quella anarchica e quella neonazista anche se nelle ultime ore con l’arresto di un venticinquenne iracheno a Froendenberg, quasi sicuramente un richiedente asilo, sembra prevalere la pista dell’Islam radicale; un altro soggetto con cittadinanza tedesca è inoltre attualmente ricercato. Le abitazioni dei due sono state perquisite ma ancora non è noto se è stato rinvenuto materiale di interesse per le indagini. I due sono sospettati di appartenere a un’organizzazione islamista radicale con base in Germania.

I tre ordigni di tipo IED (Improvised Explosive Device), costruiti con materiale artigianale, comandati a distanza, con ampio raggio d’azione e arricchiti con pezzi di ferro erano stati piazzati lungo il tragitto del pullman.  Nell’esplosione è rimasto ferito Bartra, giocatore spagnolo del Borussia, colpito da lacune schegge di vetro. Secondo le autorità tedesche sarebbe stato ferito anche un agente di polizia che con la moto precedeva il bus.

Alcuni quotidiani tedeschi hanno reso noto che nei pressi del bus è stato ritrovato un biglietto con la Basmala (Nel nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso) nel quale viene citato l’attentato al mercatino di Natale a Berlino.

Si fa inoltre riferimento ai Tornado tedeschi “coinvolti nell’uccisione di musulmani nello Stato Islamico” e prosegue con le seguenti parole:

Tutti gli attori pagani, i cantanti, gli atleti ed altre celebrità in Germania ed in altre nazioni crociate sono sulla lista di morte dello Stato Islamico. E sarà così fino a quando non saranno rispettare le seguenti condizioni: ritirare i Tornado dalla Siria, chiudere la base aerea di Ramstein”.

Aspetto interessante visto che per la prima volta vi è un’estensione dei target ad altri soggetti vulnerabili mai precedentemente presi di mira da Daesh.

Gli investigatori tedeschi sono molto cauti nel valutare la rivendicazione come attendibile ma nel contempo sembrano escludere qualsiasi pista legata al terrorismo interno.

Le dinamiche dell’attacco lasciano intendere che si è trattato di un’iniziativa ben pianificata. I terroristi sapevano luogo e ora del passaggio del pullman, dunque avevano raccolto informazioni preventivamente e certamente avevano anche fatto un sopralluogo per studiare le caratteristiche dell’area: un sopralluogo per studiarne le caratteristiche; a riprova di ciò, gli ordigni sono stati piazzati in angoli “bui”, non coperti dal sistema di videosorveglianza dell’hotel.  Anche il tipo di ordigno arricchito con pezzi di ferro richiama casi analoghi sullo scenario mediorientale (Afghanistan, Iraq, Israele). Così le modalità di innesco, a distanza e contemporaneo, richiamano le modalità consuete nei teatri operativi.

Non risulta ancora chiaro in che modo le autorità tedesche sono risalite ai due soggetti ritenuti legati all’attentato.

Questa volta i terroristi hanno scelto di agire con degli IED, evitando attentatori suicidi e auto utilizzate come ariete: si tratta del primo IED sul suolo europeo.

Un cambio di strategia?

Trattasi di terroristi con mentalità differente da quelli a cui ci siamo finora abituati?

E’ possibile che l’utilizzo di quel tipo di ordigni sia legato al fatto che gli attentatori sono veterani del jihad in Medio Oriente?

Oppure sono degli emulatori privi della necessaria conoscenza tecnica?

La modalità della rivendicazione desta qualche perplessità visto che non rispecchia le tipologie generalmente utilizzate da Daesh, anche se non è da escludere che nelle prossime ore possa arrivare una rivendicazione ufficiale, come già accaduto in casi precedenti.

Di estremo interesse è inoltre il tipo di obiettivo scelto, una squadra di calcio europea in procinto di scendere in campo per una partita di Champions League.

I terroristi erano ben consapevoli del fatto che colpire il calcio europeo significa attirare pesantemente l’attenzione mediatica colpendo ciò che per molti europei viene considerato quasi “sacro”. Non hanno colpito lo stadio, generalmente protetto, ma i calciatori in fase di trasporto, più difficili da mettere in sicurezza. Un bersaglio che può tra l’altro essere considerato più “elevato” perché va a colpire i protagonisti del grande evento nel momento più “fragile”: la mobilità.

Si tratta di dinamiche che se da una parte mettono in evidenza come i terroristi hanno ottime capacità ideative, pienamente consapevoli del contesto sociale legato all’evento sportivo e l’importanza del target, dall’altro hanno mostrato di non saper colpire adeguatamente, forse perché non hanno mai realizzato uno IED.

Allora in questo caso cadrebbe l’ipotesi dei jihadisti di ritorno, ma porterebbe a radicalizzati islamisti “locali”.

Un ulteriore elemento su cui riflettere è quello della rivendicazione politica interna che seppur scartata, evidenzia come Daesh possa essere utilizzato come “attore inconsapevole” o “scenario funzionale” da parte di altri gruppi estremisti: lo scenario di terrore promosso dal terrorista islamista diventa la quinta sulla quale agiscono le rappresentazioni che rimandano ad altri autori.

Insomma, questo attacco dovrà essere analizzato con cura, per i particolari che offre, perché certamente conferma la flessibilità, adattabilità e la capacità di cogliere le opportunità del terrorismo. Ma a ciò si potrebbe aggiungere una variazione operativa importante (l’uso dello IED) e una incertezza enorme sulla “firma dell’autore” (l’espropriazione del marchio Daesh).

Tutto si complica.

In questo scenario, la minaccia terroristica appare destinata ad aumentare e a durare, e nel contempo ad essere sempre meno determinata e più imponderabile, nel medio periodo.