I media italiani si sono riempiti delle dichiarazioni di Abu Yusuf al Anabi, leader di Al Qaeda nel Maghreb. I toni del suo messaggio, che commenta gli accordi sulla Libia presi a Shkirat, in Marocco, sono: la Libia “si è venduta agli stranieri“, l’Italia ha occupato il Paese e Tripoli e “ve ne pentirete“, “nuovi invasori, nipoti di Graziani, vi morderete le mani pentendovi di essere entrati nella terra di Omar al Mukhtar e ne uscirete umiliati“, “non siamo un popolo che si arrende, dovrete passare sui nostri cadaveri. O vinciamo o moriamo“. Non è un messaggio esclusivo per l’Italia, come i soliti media lo spacciano per essere, ma più ampio intitolato: “Between the Hands of Aggression, So Be Aware”.
Al di là del solito sensazionalismo inutile alla analisi, ma sul quale contano i terroristi, è interessante notare come Abu Yusuf al Anabi sia un algerino che si appropria dell’essere libico (“non siamo un popolo che si arrende”… “noi” ma lui non lo è!) e che usa la retorica anticolonialista libica più tradizionale. Il Nostro, infatti, compare di profilo avendo sullo sfondo l’immagine dell’eroe libico della resistenza anti-italiana Omar al-Mukhtar. La foto utilizzata nel video è quella che si ritrova spesso accompagnata dalla seguente didascalia “Omar al-Mukhtar, eroe della resistenza libica all’occupazione fascista, impiccato nel campo di concentramento di Soluch nel settembre 1931, all’età di settant’anni.” Ancora una volta, la capace strategia comunicativa del jihad ha colpito nel bersaglio: non si tratta solo di propaganda ma anche di una contro-narrativa capace di dividere i nemici del terrorismo (evocare il colonialismo in Europa apre la porta ai distinguo! Poi in Italia!). Soprattutto, è una accurata strategia finalizzata (e potente in questo caso) a organizzare le tribù libiche contro il nuovo invasore evocato dai fantasmi storici: il successo è assicurato (come mi anticipò il leader dei Fratelli Musulamani a Tripoli) e AQIM si propone come l’aggregatore contro il nuovo colonialismo. Tanto di cappello.
Intanto, da parte nostra, stiamo cercando di capire chi sono i “consulenti” italiani alla comunicazione di AQIM.