Le donne non sono immuni dal jihad e dalle “sirene” di IS, spesso conducono le loro attività terroristiche coperte da pseudonimi e sempre concorrono con gli uomini per il triste primato del “chi è più spietato?”.
In questi giorni soprattutto i giornali inglesi hanno cominciato a fare circolare alcuni nomi, già conosciuti a chi frequenta i social. Come:
– Umm Layth famosa per il suo “Diary of a Muhajirah”;
– Salma e Zahra Halane sono entrambe di origini somale, hanno documenti di riconoscimento inglesi, maneggiano bene il kalashnikov e le bombe.
Altre vengono chiamate con dei nickname:
– La “Madre di Miqdad”, è conosciuta anche come Madre delle donne di Isis, ha 45 anni e documenti sauditi, è responsabile dell’arruolamento delle donne ad Anbar in Iraq.
– La “Madre di Muhagir”, sposata con un marito combattente, ha documenti tunisini, è responsabile della unità di Xansa a Raqa in Siria. Questa unità è costituita da 60 donne combattenti.
– La “Sorella di Giaib”, Nadà Muiz Qahtani, è la prima terrorista saudita entrata a far parte di IS. Nadà racconta di aver lasciato casa, marito e figli per IS e che sarà la prima donna ad auto-immolarsi per il califfato. Anche suo fratello combatte nelle schiere di IS.
– La “Madre di Lais”, arrivata dall’Inghilterra in Siria per la jihad, sostiene di voler diventare una martire per il califfato.
– La “Madre di Haris”, è amica di la “Madre di Lais”, è attiva soprattutto nel settore della propaganda per IS, scrive anche in inglese sotto lo pseudonimo di Xansà.