L’Istituzionalizzazione di IS è un problema serio.
Poco dopo la dichiarazione di nascita del Califfato, il 29 giugno 2014, scrivevo per suggerire quanto prima un attacco militare via aria degli “alleati” a IS. Poche settimane dopo si è realizzato.
Probabilmente il ritardo è dovuto alla messa a punto della macchina, politica e militare, e verosimilmente agli accordi che si è dovuto prendere con i Curdi. Per il Kurdistan si tratta, infatti, di una grande occasione: avere il controllo dell’area riconosciuto, formalmente mai concesso dal fallimentare governo iraqeno, e dei pozzi; ridefinire la propria posizione nel sistema di relazioni regionali e globali, insomma ottenere quei riconoscimenti politici che insegue da tempo. Sulla base di una tale accordo – imprescindibile, perché altrimenti il Kurdistan avrebbe potuto negoziare la medesima soluzione con lo stesso IS – ha preso il via l’azione militare con alleanza curda.
Perché dunque reputo urgente e “ficcante” l’azione militare? Perché quanto più perdura il Califfato, in forma di organizzazione statuale che controlla un proprio territorio, tanto più si accentua un processo di istituzionalizzazione che lo stabilizza in gran parte del mondo islamico. E mi sembra di poter dire che questa prospettiva sia nel progetto complessivo di al Baghdadi.
Se considero la comunicazione di IS, fortemente orientata ai “social” ma anche limitata da questi per le recenti decisioni di FB (Twitter segue!) di bloccare i “profili violenti”, vedo che le cosiddette “contro narrative” sono sempre più diffuse. In sostanza, è obiettivo di IS comunicare quanto “si viva bene” nello Stato Islamico, diffondendo immagini di scuole, panetterie e istituzioni con la bandiera nera… ma senza kalashnikov fumanti. Circolano ormai vere e proprie brochure turistiche che promuovono le aree sotto controllo IS. A ciò si aggiunga la tradizionale organizzazione per province di IS, il reclutamento ormai familiare (si richiama l’intera famiglia del combattente) per sottolineare come il progetto di stabilizzare IS nei territori occupati sia evidente. Più passa il tempo, più la stabilizzazione si compie. Certo, non tutto il mondo globale ne sarà colpito… ma è solo questione di settimane di promozione di questa tendenza, e di esposizione agli attacchi delle famiglie dei combattenti, perché qualche distinguo cominci a emergere, qualche Paese a “dimostrare delle aperture” e il meccanismo militare a incepparsi. Quest’ultima l’unica strada percorribile nell’immediato.