La minaccia jihadista lungo la via del cotone – by Luca Cinciripini

La recente visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in India segnala non solo il tentativo di scongelare i rapporti diplomatici con Nuova Delhi, ma anche il riconoscimento implicito del ruolo che l’Asia riveste in termini di importanza geopolitica e di scenari futuri.[1] Da lungo tempo ormai, l’Indo-Pacifico e il Mediterraneo allargato stanno sviluppando un collegamento strategico in grado di offrire sia opportunità economiche che di sicurezza, snodandosi a partire dagli attori sul Mare Nostrum (Italia, Egitto, Israele) e coinvolgendo alcuni degli scacchieri geopolitici di maggior rilievo.[2] Oltre alle enormi opportunità economiche che la cosiddetta “Via del Cotone”, che passa da India e Giappone,[3] può offrire al nostro Paese, ad esempio nel settore della difesa, in particolare il quadrante indo-pakistano presenta anche numerose insidie sul versante della minaccia jihadista.

L’India nel mirino del jihadismo

Il ritorno al potere dei Talebani a Kabul ha prodotto ripercussioni che hanno facilmente superato i confini afgani per propagarsi a tutto il quadro regionale. L’India non è rimasta immune dalla minaccia jihadista, sebbene il radicamento di al-Qaeda e Daesh nel Paese sia limitato perlopiù alla regione del Kashmir, dove terrorismo e rivendicazioni nazionaliste si intrecciano generando una confusione violenta e caotica.[4] Pur nella difficoltà di stabilire un profondo radicamento territoriale, il jihadismo indiano è un fenomeno non recente e da tempo in grado di sfruttare le sponde e gli aiuti forniti dal vicino Pakistan.[5] Già da lungo tempo, inoltre, la galassia jihadista si muove nel sub-continente indiano cercando di reclutare e radicalizzare attraverso una campagna mediatica e propagandistica capillare e attenta.[6] Le politiche nazionaliste condotte dal governo Modi, inoltre, hanno negli ultimi anni contribuito a infiammare la tensione tra le diverse comunità confessionali.[7] Ciò ha generato nel segmento di società islamica indiana, che seppur minoritaria conta comunque centinaia di milioni di cittadini, un senso di frustrazione e discriminazione abilmente sfruttato dalla propaganda jihadista.[8] Da ultimo nei mesi scorsi, la polemica scatenata dalle dichiarazioni di figure di vertice del partito di governo, BJP, ritenute offensive dalla comunità islamica, ha non solo causato violenti scontri ma anche offerto una preziosa sponda alla narrativa jihadista.[9]

Le ripercussioni della crisi afgana in Pakistan

Il Pakistan è stato ripetutamente accusato di essere uno dei principali sponsor del ritorno al potere degli studenti coranici in Afghanistan nel 2021. Ciononostante, ad oggi il governo di Islamabad rappresenta uno die principali target delle varie organizzazioni jihadiste operanti nella regione. In particolare, il ramo pakistano dei Talebani, il Tehreek-e-Taliban-e-Pakistan (TTP), ha ormai raggiunto un livello di operatività e sofisticazione che gli consente di colpire anche al di fuori della tradizionale zona di sicurezza a ridosso del confine afgano, spingendosi fino ai grandi centri urbani per colpire principalmente le forze dell’ordine, come di recente avvenuto a Peshawar e Karachi.[10] La profonda crisi politica innescata dalla caduta di Imran Khan sta ormai trascinando il Paese in uno stato di profonda destabilizzazione che offre alle sigle jihadiste spazi di manovra insperati fino a poco tempo fa e facilmente sfruttabili. In tale contesto, anche gli attori stranieri presenti nel Paese divengono obiettivi sensibili da colpire, come dimostra la lunga scia di attentati che ha avuto a oggetto cittadini cinesi coinvolti nei progetti rientranti nella Belt and Road Initiative (BRI) di Pechino che vede proprio nel Pakistan uno dei suoi tasselli chiave di espansione.[11]

L’Italia tra interessi economici e minacce jihadiste

Il viaggio istituzionale in India da parte di Giorgia Meloni, dunque, rappresenta un importante tentativo da parte di Palazzo Chigi di ritagliare all’Italia un ruolo di primo piano nello sviluppo di un canale di comunicazione privilegiato con un partner economico strategico, soprattutto in un’ottica di diversificazione dalla Cina. Le attenzioni rivolte al sub-continente indiano rivelano inoltre l’importanza strategica di una regione a cavallo tra il Sud-Est asiatico e il Medioriente, non a caso tappa successiva del viaggio del Presidente del Consiglio prevista negli Emirati Arabi. A fronte delle importanti occasioni commerciali che il contesto offre, tuttavia, occorre anche porre l’accento sulla rilevanza in termini di sicurezza per il nostro Paese e per gli interessi occidentali. La crisi afgana ha generato conseguenze destinate a produrre effetti duraturi nel tempo in tutto il contesto. L’India e il Pakistan, che restano pur sempre due potenze nucleari, rappresentano da tempo un obiettivo strategico e una roccaforte per le sigle jihadiste. La presenza di numerose comunità islamiche, la conflittualità interconfessionali e nazionaliste, le crisi politiche ed economiche che impattano sulle condizioni di vita della popolazione offrono una finestra di opportunità di assoluto rilievo per il jihad globale. Lo sviluppo di una Via del Cotone, alternativa alla BRI cinese, dovrà tenere in considerazione anche i rischi che lungo di essa si spostino non solo beni e merci, ma anche la minaccia jihadista.

[1] https://www.ilsole24ore.com/art/emirati-e-india-missione-difesa-meloni-le-crisi-diplomatiche-anni-scorsi-AEq8TwuC?refresh_ce

[2] https://formiche.net/2023/02/via-della-seta-ecco-perche-la-meloni-preferisce-la-via-del-cotone/

[3] https://economictimes.indiatimes.com/news/politics-and-nation/to-counter-chinas-silk-road-india-is-working-on-cotton-route/articleshow/46655130.cms

[4] https://extremism.gwu.edu/india-jihadist-landscape-and-islamic-state-hind-province

[5] https://carnegieendowment.org/2014/09/10/indian-jihadist-movement-evolution-and-dynamics-analysis-pub-56588

[6] https://www.orfonline.org/research/al-qaeda-islamic-state-and-targeted-online-propaganda/

[7] Kfir, I. (2018). The glocalism of terrorism in the Indo—Pacific. In Terrorism in the Indo—Pacific: Glocalism comes of age (pp. 6–14). Australian Strategic Policy Institute. http://www.jstor.org/stable/resrep23110.4

[8] https://www.bbc.com/news/world-asia-india-60544034

[9] https://time.com/6185355/india-bjp-muslim-world-prophet/

[10] https://apnews.com/article/crime-taliban-pakistan-karachi-assault-2d52e23670aaae7a48e1484b741fc6ec

[11] https://www.reuters.com/world/asia-pacific/alarmed-by-suicide-attack-china-pakistan-join-hands-probe-2022-10-31/