In un nuovo trattato di 400 pagine rilasciato il 12 settembre scorso da al Qaeda nella Penisola Arabica, Ibrahim Ahmed Mahmoud al-Qosi associa al nome di Hamza bin Laden una locuzione standard utilizzata dalle organizzazioni terroristiche per indicare una persona non più in vita. Il comando centrale di al Qaeda non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione sulla presunta morte del figlio di Osama bin Laden.
Le specifiche locuzioni
Le organizzazioni terroristiche utilizzano delle specifiche locuzioni da associare al target di riferimento. Le frasi “possa Dio preservarlo”, “che Allah lo protegga”, “possa Dio proteggerlo” e “che Dio Onnipotente lo preservi” si riferiscono ad una persona in vita. Le frasi “che Allah lo accetti”, “che Allah abbia pietà di lui” e “che Allah possa benedirlo” si riferiscono ad una persona non più in vita. Ad esempio per Osama bin Laden, al Qaeda utilizza la frase “Che Allah abbia pietà di lui”. Per al-Zawahiri, invece, si utilizza la frase “che Allah lo protegga”.
Ibrahim Ahmed Mahmoud al-Qosi
Abu Khubaib al-Sudani, noto anche come Ibrahim Ahmed Mahmoud al-Qosi, è una figura di spicco di al Qaeda nella Penisola Arabica. Al-Qosi fa parte del gruppo dirigente che assiste l’attuale emiro di AQAP Khalid Batarfi. Dal 2015 al-Qosi appare regolarmente nella propaganda di AQAP, incoraggiando attacchi contro gli Stati Uniti. Membro del AQAP dal 2014, è stato attivo nel comando centrale di al Qaeda per decenni servendo direttamente sotto Osama bin Laden. Al-Qosi venne catturato in Pakistan nel dicembre del 2001 prima di essere trasferito a Guantanamo. Si è dichiarato colpevole nel 2010 innanzi a una commissione militare di essere membro di al Qaeda e di aver fornito supporto materiale al terrorismo. Grazie a un accordo preprocessuale, gli Stati Uniti hanno rilasciato al-Qosi e lo hanno rinviato in Sudan nel 2012. Il Dipartimento di Stato offre una ricompensa di quattro milioni di dollari per informazioni che portino alla sua identificazione e localizzazione.
Hamza bin Laden
Hamza bin Laden è nato nel 1989 a Jeddah, in Arabia Saudita: è l’erede ideologico e genetico del fondatore di al Qaeda Osama bin Laden. Tramite messaggi audio e video diffusi su internet, ha invocato attacchi terroristici contro gli Stati Uniti ed i suoi alleati occidentali. Hamza aveva 17 anni quando le squadre del Seal Team Six fecero irruzione nel compound del padre in Pakistan, uccidendo Osama ed alcuni membri della sua famiglia. Erroneamente ritenuto morto dalla CIA (ad essere ucciso fu il fratello Khaled), non è ancora chiaro se fosse presente al momento del raid. Ha invocato attacchi contro gli Stati Uniti per vendicare l’uccisione di suo padre ad opera delle forze armate americane nel maggio del 2011. Dopo l’11 settembre, Hamza ed altri membri della famiglia di al Qaeda sono fuggiti in Iran. Hamza bin Ladin ha sposato la figlia del terrorista egiziano Abdullah Ahmed Abdullah, alias Abu Muhammad al-Masri, uno dei leader principali di al Qaeda, imputato e rinviato a giudizio nel novembre del 1998 per il suo ruolo negli attentati contro le ambasciate statunitensi del 7 agosto 1998 a Dar Es Salaam in Tanzania e Nairobi, in Kenia. Un video del matrimonio di Hamza è stato sequestrato nella struttura dove viveva Osama bin Laden ad Abbottabad e pubblicato dalla CIA nel 2017. Le lettere di Osama bin Laden sequestrate dalla struttura di Abbotabad, indicano che stava preparando Hamza affinché gli succedesse alla guida di al Qaeda. In una di quelle lettere, uno dei luogotenenti più anziani di Osama bin Laden, conferma di aver addestrato Hamza in Pakistan. Nell’ultimo messaggio audio diffuso nel maggio del 2018, Hamza invoca attacchi contro l’Occidente per vendicare il padre (anche se nei testi strategici al Qaeda suggerisce di evitare tale scontro a favore del consolidamento delle posizioni nelle aree in cui opera attualmente).
Hamza bin Laden ed Ayman al-Zawahiri
Hamza bin Laden è stato presentato nell’agosto 2015 dal Ayman al-Zawahiri. La voce di Hamza, dall’appeal e carisma sempre molto limitati, è stata utilizzata in dieci produzioni ufficiali di al Qaeda. Il suo volto, se non in immagini di repertorio, non è mai stato mostrato. Hamza è stato coinvolto da al-Zawahiri come testimonial per la propaganda, ma il suo reale impatto nelle operazioni di al Qaeda non sono mai state chiare. E’ il nome bin Laden a suscitare particolare fedeltà e rispetto fra i terroristi. Quel nome è stato sfruttato da al-Zawahiri per amplificare il reclutamento della nuova leva di al Qaeda. Hamza rappresenta il legame vitale con il fondatore carismatico di al Qaeda, universalmente venerato dal movimento jihadista globale. Hamza bin Laden non possiede l’intelligenza di Abu Mohammed al-Adnani o Anwar al-Awlaki. Non ha combattuto come suo padre, non possiede l’esperienza operativa di Saif al-Adel e la cultura del Zawahiri. Hamza bin Laden rappresenta il legame vitale con il fondatore carismatico di al Qaeda. Grazie al suo nome ed alla eredità ispiratrice del padre, Hamza avrebbe dovuto chiudere i ranghi jihadisti. Tuttavia se avesse avuto qualche capacità, Hamza comanderebbe da tempo il braccio militare dell’organizzazione terroristica, con guida morale e spirituale affidata ad al-Zawahiri. Quest’ultimo si sarebbe consacrato a guida suprema del leader di al Qaeda fino alla morte. Ciò non è mai avvenuto. Hamza è un burattino nelle mani di Ayman al-Zawahiri, ma le sue parole (dettate) possono infiammare migliaia di giovani arrabbiati, repressi, disagiati e senza diritto di voto che vivono nel mondo arabo ed islamico. Nel gennaio del 2017, il Dipartimento di Stato americano ha inserito Hamza bin Laden nell’esclusiva lista dei terroristi globali, designandolo come SDGT o Specially Designated Global Terrorist. All’inizio del 2018, il Dipartimento di Stato ha posto una taglia di un milione di dollari sulla sua testa.
Trump: “Hamza bin Laden è morto”
Il 14 settembre del 2019, Donald Trump ha annunciato l’eliminazione di Hamza bin Laden (probabilmente ad opera di un drone della CIA) senza fornire ulteriori dettagli. Ayman al-Zawahiri, leader di al Qaeda, non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione sulla presunta morte di Hamza bin Laden. Ad oggi non esiste una dichiarazione ufficiale degli Stati Uniti.
Morte presunta
Quando un drone entra in azione in territorio ostile in una missione hunter killer o targeting leader, si ha la “quasi” certezza di stare per colpire un obiettivo sensibile. I problemi iniziano dopo il raid: l’unico metodo per confermare l’avvenuta eliminazione di un bersaglio è di prelevare un campione di DNA ed analizzarlo. Questa capacità, però, dipende dall’accesso al suolo. Capacità che gli Stati Uniti possedevano ad Abbottabad, nel nord del Pakistan, quando eliminarono Osama bin Laden, ma che sarebbe mancata del tutto per Hamza bin Laden. Quest’ultimo dovrebbe essere stato identificato dal sistema di sorveglianza combinata degli Stati Uniti. Le capacità biometriche sul campo di battaglia (timbro vocale, movenze, cadenza, pulsazioni, altezza, impronte, mappatura fisiologica, colore della pelle e peso indicativo) consentono un’ampia varietà di operazioni difensive e offensive. Il raid sarebbe quindi avvenuto in base alla firma biometrica ottenuta (signature strike), ritenuta altamente compatibile con il bersaglio.
Hamza bin Laden non è un leader jihadista
La morte di Hamza, qualora venisse confermata, è degna di nota a causa del nome, ma in termini strategici cambierà poco o nulla per l’organizzazione terroristica. Tutte le organizzazioni terroristiche sono deliberatamente concepite per garantirne la sopravvivenza, anche dopo la morte dei leader. E’ opportuno ricordare che l’effetto dipende dalla resilienza organizzativa del gruppo e dal sostegno locale. Al Qaeda non è scomparsa dopo la morte di Osama bin Laden. Come qualsiasi società, al Qaeda ha un piano di successione nel caso in cui avvenisse l’eliminazione delle figure principali. Gli attacchi contro la leadership raramente riducono le capacità di un’organizzazione, ma rientrano in una più ampia strategia di logoramento e pressione che mira ad esporre le debolezze delle organizzazioni terroristiche. L’unico modo per sconfiggere le organizzazioni terroristiche è rifiutarle come organizzazioni legittime. Ciò richiederà di mitigare quei fattori che sfruttano a loro vantaggio per ottenere il potere. Ogni organizzazione terroristica è concepita per la longevità. La galassia jihadista è sterminata.
Quindi la presunta morte di Hamza è rilevante o no? Dal punto di vista della propaganda sì. E’ opportuno ricordare, infatti, che la nuova generazione terrorista si è formata con lo Stato islamico come entità dominante dell’universo jihadista, non al Qaeda. Quindi, in termini di propaganda e reclutamento si tratta di un colpo (non letale) per al Qaeda, per la perdita del simbolo unificante tra i jihadisti (a causa del suo lignaggio). Ma questo colpo potrebbe fare la fortuna di al Qaeda e dare via libera a qualche nuovo principe del terrore del Nord Africa o della penisola arabica che possiede capacità e carisma (ricordiamo anche il decentramento attuato per rafforzato il suo modello di franchising e proteggere le sue operazioni locali). E’ quindi corretto affermare che qualora fosse morto, si tratterebbe di una vittoria simbolica, che non avrà un impatto significativo sulle attuali capacità operative di al Qaeda.
Il messìa di al Qaeda
Concepire le organizzazioni terroristiche in maniera romantica è sempre stato un errore tipicamente occidentale. Anche se fosse diventato il leader di al Qaeda, il suo cognome non lo avrebbe protetto per sempre. Hamza serviva come collegamento generazionale tra la vecchia guardia e l’attuale organizzazione. Ma quello era solo uno dei piani per il terzo decennio di al Qaeda. L’idea del messìa jihadista che un giorno avrebbe unito il mondo musulmano nella jihad contro l’Occidente, è romantica ma inverosimile. E’ Hamza non era certamente quel messìa. Lo stesso DNA non garantisce le medesime capacità.
Il canone di al Qaeda
Tutte le organizzazioni terroristiche rispettano delle precise sequenze temporali, mentre il canone ufficiale è sopra ogni cosa. Ad esempio. Lo scorso novembre Hurras al-Din annunciò sui social di non avere più comunicazioni con il comando centrale di al Qaeda da oltre un mese. L’assenza delle comunicazioni, ufficialmente riconosciuta dalle ramificazioni di al Qaeda, è stata poi rafforzata dall’indiscrezione/deduzione che al-Zawahiri fosse morto. Questa deduzione fece il giro del mondo. Quel silenzio nel cyber spazio del comando centrale di al Qaeda non era un’anomalia, ma rientrava in una precisa procedura alla Ivan il Matto, compatibile con le tipiche procedure di rotazione degli indirizzi. Soltanto il comando centrale di al Qaeda avrebbe potuto confermare la morte di al-Zawahiri, non Hurras al-Din dalla Siria. Le organizzazioni terroristiche non si comportano come le strutture istituzionali. Soltanto il comando centrale di al Qaeda potrà confermare la morte di al-Zawahiri che, a sua volta, potrebbe aver registrato diversi messaggi postumi. Il video diffuso per il ventesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, intitolato “Gerusalemme non sarà giudaizzata” (una frase già utilizzata dalle ramificazioni di al Qaeda per una campagna terroristica in Africa), ha confermato che Ayman al-Zawahiri non è morto nel 2020.
Al-Zawahiri non è morto nel 2020
Analizzando le due produzioni diffuse da al Qaeda per l’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, possiamo affermare con certezza che il leader di al Qaeda non è morto lo scorso anno. Il 10 settembre scorso, il comando centrale di al Qaeda ha diffuso un trattato a firma di Ayman al-Zawahiri dal titolo “Riflessioni sulla corruzione politica e i suoi effetti nella storia dei musulmani”. L’introduzione, scritta dallo stesso al-Zawahiri, è datata aprile 2021. Alla frase “lo Sceicco Ayman al-Zawahiri”, il principale ramo mediatico di al Qaeda inserisce la locuzione “Che Allah lo protegga”. Quest’ultima è una frase standard utilizzata dalle organizzazioni terroristiche per indentificare una persona in vita. Ad esempio per Osama bin Laden, al Qaeda utilizza la frase “Che Allah abbia pietà di lui”. E’ la seconda produzione diffusa da al Qaeda in 24 ore che ci conferma con certezza che Ayman al-Zawahiri non è morto lo scorso anno. Alle 17,30 dell’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, il comando centrale di al Qaeda ha pubblicato un video di 61 minuti con protagonista il leader dell’organizzazione terroristica dal titolo “Gerusalemme non sarà giudaizzata”. Una frase già utilizzata dalle ramificazioni di al Qaeda per una campagna terroristica in Africa. Alla fine del video Ayman al-Zawahiri proferisce le parole “Tal al Simn” in riferimento ad “una delle operazioni più importanti avvenute contro il nemico”. E’ il dato che ci conferma che Ayman al-Zawahiri non è morto nel 2020. Il primo gennaio scorso una autobomba ha preso di mira la base russa vicino al villaggio di Tal al-Saman, nella provincia siriana nord-orientale di Raqqa. L’attacco è stato rivendicato il 15 gennaio scorso da Hurras al-Din, gruppo affiliato ad al-Qaeda che combatte in Siria (e che potrebbe cooperare con Hay’at Tahrir al-Sham). Il video diffuso poche ore fa da al Qaeda potrebbe essere stato girato in diversi periodi, ma il riferimento a Tal al Simn conferma che Ayman al-Zawahiri non è morto lo scorso anno. Ipotizzando che abbia registrato il passaggio su Tal al Simn poche ore dopo l’attentato, abbiamo una finestra temporale utile che colloca al-Zawahiri in vita almeno fino allo scorso due gennaio.
L’esempio AQIM
Poco meno di sei mesi dopo la morte di Abdelmalek Droukdel, al Qaeda nel Maghreb islamico ha ufficialmente nominato il suo nuovo emiro: il terrorista di lunga data Yazid Mubarak alias Abu Ubaidah Yusef al Annabi.
L’investitura ufficiale è stata annunciata in un video pubblicato dal ramo mediatico di AQIM. A leggere il testo è Qutaybah Abu Numan al-Shinqiti (soggetto molto più preparato dell’attuale portavoce dello Stato islamico). Annabi è da sempre un fedelissimo di bin Laden ed al-Zawahiri. Il suo ruolo di leader regionale di al Qaeda è noto anche se non figura nella prima linea di successione di al Qaeda (che potrebbe essere stata modificata) stilata dopo la morte di bin Laden. Soltanto il comando centrale di al Qaeda potrà confermare la morte di al-Zawahiri. Qualora un giorno venisse confermata da al Qaeda, il giuramento di Annabi all’ultimo leader designato ancora in vita (in cima alla lista c’è Saif al-Adel) sarà determinante per garantire l’unità della rete globale del gruppo, ma per farlo pubblicamente dovrà aspettare ordini dal comando centrale. Annabi, esperto di IW, ha già rinnovato il suo legame di fedeltà ed ubbidienza ad al-Zawahiri nel video di investitura ufficiale. Il comando generale di al Qaeda ha impiegato otto mesi per celebrare il martirio di Droukdel e riconoscere ufficialmente l’investitura di Annabi.
Il canone di al Qaeda
Ad oggi non abbiamo nessuna conferma ufficiale della morte del figlio di Osama bin Laden. Ayman al-Zawahiri, leader di al Qaeda, non ha rilasciato alcun video o testo sulla presunta morte di Hamza bin Laden. Potrebbero volerci anni. I talebani, ad esempio, nascosero la morte del Mullah Omar per circa due anni. Associare una locuzione standard utilizzata per indicare una persona non più in vita al nome di Hamza bin Laden non conferma la sua morte. Esistono delle precise procedure e sequenze da rispettare. Ibrahim Ahmed Mahmoud al-Qosi, sebbene sia una figura autorevole nel panorama di al Qaeda, non possiede l’autorità per scavalcare il comando centrale. Pur non avendo mai ricevuto alcun titolo ufficiale da al Qaeda, la figura di Hamza bin Laden è certamente più importante di Hudhayfah al-Badri, figlio di Abu Bakr al-Baghdadi, ucciso nell’estate del 2018 durante un’operazione Inghimasi in Siria. Non spetta ad una ramificazione di al Qaeda confermare la morte del figlio di Osama, ma al comando centrale. Il canto funebre di Hamza è una prerogativa del comando centrale di al Qaeda. In attesa di ulteriori dati Hamza bin Laden continua ad essere un “non morto”. Il canone ufficiale di al Qaeda è sopra ogni cosa.