Nuova intervista a Murad Karayilan (PKK) – by Hamed N.

Quale è l’obbiettivo della Turchia in questa offensiva militare nel sud del Kurdistan? È per fare pressione sul governo della regione e la questione della città di Kirkuk?


Murad  Karailan  –  Questa  è  una  domanda interessante, vorrei rispondere con chiarezza e in particolare spero che i politici e intellettuali kurdi del sud Kurdistan trattino questo argomento con attenzione. Si dice che finora la    Turchia    abbia    effettuato ventiquattro operazioni militari nel sud del Kurdistan, questa nuova offensiva è la venticinquesima. Tale considerazione è superficiale. Perché quando si dice che questa è la venticinquesima offensiva, ciò non chiarisce bene la vera intenzione e obbiettivi di queste offensive militari. La Turchia ha effettuato operazioni militari per ventiquattro volte, ma questa non è come le precedenti. Sulla base della nuova strategia dello stato turco, questa offensiva è una nuova guerra contro tutto il popolo kurdo. I turchi affermano che in passato le operazioni militari erano mirate contro i kurdi del PKK, aggiungono che, finché i kurdi del Kurdistan del sud (kurdi dell’Iraq) non avranno uno statuto politico autonomo, allora anche quelli del nord saranno desiderosi di ottenere la liberta politica. Per raggiungere i propri obbiettivi la Turchia pensa di indebolire il governo regionale kurdo e far disperdere il PKK, il timore della Turchia è che al posto del PKK possa nascere altre formazioni politiche ostili alla Turchia. Questa è la strategia della Turchia circa i kurdi. Tutti dovranno sapere che nella strategia dello stato turco non c’è nessun riconoscimento dello statuto autonomo dell’amministrazione regionale del Kurdistan del sud, la preoccupazione della Turchia è che un’amministrazione autonoma kurda nel sud possa influenzare tutte le altre parti del Kurdistan. Questa è visione della Turchia. I responsabili di questa strategia non ne parlano apertamente, ma a volte qualcuno della difesa o qualche stratega politico turco ne fanno riferimento senza troppi veli. Bisogna capire questa visione e strategia come sia stata concepita. Nel 2006 dopo un tentativo del governo federale del Kurdistan (Kurdistan d’Iraq) e sulla proposta di Massud Barzani (presidente del governo federale e del partito democratico del Kurdista PDK) e di Jalal Talabani (presidente della repubblica irachena e del unione patriottica del Kurdistan PUK), noi decidemmo di fare una tregua unilaterale, allora anche l’America ebbe la stessa idea, sulla base di quelle richieste nell’autunno del 2006 noi abbiamo fermato tutte le nostre attività militari di guerriglia. Dopo due mesi il capo di stato maggiore della difesa dell’esercito turco visitò gli stati uniti e a seguito in una conferenza stampa chiarisse la loro nuova strategia. Allora nessuno prese posizione contro, nemmeno i responsabili politici del sud del Kurdistan, e la Turchia intensificò le sue offensive contro di noi e la nostra tregua unilaterale. Perché? I turchi hanno una visione vecchia della geopolitica della regione come nel 1919, vedono la nostra tregua unilaterale come una sceneggiata politica, la Turchia è sotto minaccia e la nostra tregua unilaterale è una sceneggiata attraverso la quale si cerca di trascinare il PKK verso la lotta solo politica all’interno  della  Turchia,  e  cioè  verso  un  riconoscimento  politico.  In  Turchia  c’è  la  convinzione da parte dell’autorità che i kurdi del sud e del nord – con la protezione dell’America – vogliano mettere lo stato turco in una trappola che porterebbe all’unificazione del Kurdistan, di conseguenza nascerebbe il grande Kurdistan. È per questo motivo che la Turchia continua ed ha intensificato le sue offensive contro di noi. Occorre che Talabani e l’insieme dei dirigenti politici kurdi del sud sappiano che la Turchia ha raggiunto una nuova decisione circa i kurdi, la Turchia crede che se non attaccassero il sud del Kurdistan e non facessero disperdere le forze del PKK il loro stato si troverebbe in pericolo ideologico, politico, economico, diplomatico e popolare. Gli obbiettivi dello stato turco sono chiari, noi pensiamo che loro abbiano tre obbiettivi concreti: primo; vogliono indebolire il PKK e renderci innocui; secondo; fare pressione sul governo federale del Kurdistan e costringerli a ridurre le loro pressioni sul governo centrale iracheno; terzo; impedire il ritorno della città petrolifera kurda di Kirkuk sotto l’amministrazione del governo federale del Kurdistan. Lo stato turco prosegue le sue offensive per raggiungere questi obbiettivi, perciò queste offensive sono in realtà contro tutto il popolo kurdo. La Turchia può raggiungere i suoi obbiettivi? La risposta secondo noi è legata all’atteggiamento dell’intero popolo kurdo a riguardo, noi speriamo che la Turchia non raggiunga in nessun modo le sue speranze. Non siamo nel 1919 ma nel 2008, il mondo è cambiato, l’obbiettivo della Turchia è una sintesi utopica, una mescolanza tra islam e turchismo, il panturchismo fallì nel ventesimo secolo, fallirà anche in questo secolo, questo è solo utopia. La Turchia è disposta a fare grandi guerre per la sua politica nazionalista e razzista, se non si impedisce alla Turchia questa visione tra lo stato turco e il popolo kurdo si verserà più sangue, ecco perché occorre respingere le offensive militari turche e respingere la loro visione distorta della geopolitica della regione.

Awena – In questa guerra come valutate l’atteggiamento dell’Iran, avete rapporti con loro?

Murad Karailan – Non c’è nessun rapporto tra noi e gli iraniani, in passato avevamo buoni rapporti con loro. Successivamente l’Iran prese posizione contro di noi accusandoci di essere alleati degli Stati Uniti. Noi non vogliamo combattere l’Iran ma sono stati loro ad attaccarci ciò comportò equivoci tra noi e loro. Noi non vogliamo cattivi rapporti con nessun paese o forze politiche. Noi proteggiamo il legittimo diritto del popolo kurdo e speriamo che tutti comprendano questa realtà. Circa il nostro partito è stato riferito abbastanza, crediamo però che nell’ambito di questa nuova offensiva della Turchia s’è compreso che noi dipendiamo solo dalla nostra forza. Noi vogliamo che tra i popoli di questa regione ci sia la pace, perché questo è un nostro principio e chiediamo la pace per i kurdi nell‘intera regione, perciò non vogliamo inimicizia con l’Iran, certo che anche loro dovranno cessare i loro attacchi contro di noi. In passato abbiamo avuto dei disguidi con l’Iran, speriamo che l’Iran non desideri di proseguire in tal senso e comunque finora non abbiamo rapporti.

Awena – Come giudicate l’atteggiamento del governo federale del Kurdistan e delle forze politiche dell’area? Se l’offensiva della Turchia fosse continuata, ci sarebbero state delle spaccature nei rapporti tra PUK (unione patriottica del Kurdistan) e PDK (partito democratico del Kurdistan)?

Murad Karaila – Nel sud Kurdistan, la reazione del popolo contro l’offensiva turca è stata molto valorosa, gli intellettuali hanno protestato subito, gli studenti hanno manifestato nelle città di Arbil, Sulaimaniya e Kirkuk. Ma purtroppo questo non basta. Io penso che il pericolo sul Kurdistan in particolare sul sud Kurdistan sia molto grande, anche se ciò non ha avuto la giusta collocazione nella opinione pubblica. Comunque sono evidenti gli atteggiamenti dei partiti PDK e PUK e altri organismi politici dell’area, in generale l’atteggiamento del parlamento del governo federale del Kurdistan è apprezzabile. Durante la guerra contro l’Iraq, la Turchia non ebbe un atteggiamento molto amichevole con gli Stati Uniti, coloro che hanno sostenuto gli americani sono stati soprattutto i kurdi e una minoranza degli arabi, ciò costruì una forte alleanza tra i kurdi e Usa, se oggi gli Usa guardano con qualche scetticismo ai loro rapporti con i kurdi, sarà sicuramente dovuto alle mancanze di decisioni precise da parte dei kurdi. Noi vediamo che i kurdi in Iraq hanno conquistato ruoli importanti: la presidenza della repubblica e alcuni ministeri. Con dispiacere affermiamo che avrebbero ottenuto molto di più se avessero avuto una base politica più solida. Oggi l’articolo 140 (sulla questione della città petrolifera kurda di Kirkuk) della costituzione irachena non è stato ancoro applicato, il problema di Kirkuk non è stato risolto, le offensive turche dal cielo e dalla terra in Kurdistan sud dovrebbero far riflettere i politici kurdi sulle loro mancanze politiche. Noi pensiamo che occorrevano politiche più trasparenti e decise: si doveva affermare che non avrebbero accettato una politica di divisione tra i kurdi. Se Talabani come presidente di un paese sovrano avesse subito disapprovato e avvertito i turchi delle loro politiche di sconfinamento, i turchi non avrebbero potuto attaccare il sud del Kurdistan. Viceversa sembra che abbiano accolto le denunce della Turchia dichiarandosi contro gli attacchi del PKK alla Turchia. Talabani da quando è presidente doveva far valere il suo peso politico come presidente della repubblica irachena e non come capo di un partito. Noi pensiamo che questi atteggiamenti abbiano messo i kurdi in difficoltà. Di fronte a pericoli immensi vedo atteggiamenti deboli e confusi, ciò rafforza il morale e la reazione del nemico, perfino l’America accettò di dare spazio allei manovre militari della Turchia. La reazione della Turchia alla nostra tregua unilaterale è stata quella di raddoppiare le sue azioni militari: sembravano perfino azioni legittimate dato che non ci sono state reazioni opportune. Quando Talabani divenne presidente, tutti i kurdi erano felici, io gli ho scritto che d’ora in poi lui poteva svolgere un ruolo fondamentale per trovare soluzioni al problema kurdo in generale: posso ora solo dire che la sua politica non gli ha permesso di avere un ruolo determinante. Noi speriamo ancora nel ruolo di Talabani. Finché lo stato turco non riconosce lo statuto autonomo kurdo la questione non avrà esiti positivi, ecco perché nei confronti della Turchia occorre dimostrare reazioni decise. Noi come kurdi se dimostriamo di essere decisi e unitari nella nostra politica, allora anche gli Usa si avvicineranno positivamente per costringere la Turchia a valutare e riconoscere la realtà della situazione per dare corso a cambiamenti politici nei confronti di noi kurdi. Se tra i kurdi c’è una politica unitaria per interessi comuni del Kurdistan allora l’America, L’Europa e la Turchia stessa saranno costretti a trattare seriamente il problema kurdo. Se i dirigenti politici kurdi del sud prendessero coscienza del fatto che loro rappresentano quarantamilioni di kurdi, le loro reazioni politiche sarebbero viste con un’ottica diversa. L’importante è che loro sappiano che c’è un pericolo ampio sull’intero Kurdistan. Non so se ci saranno cambiamenti nella politica dei dirigenti kurdi del sud, ma sono convinto che il presidente del governo federale Massud Barzani ha compreso bene l’intenzione dello stato turco. Perciò credo che di conseguenza avranno reazioni negative nei confronti della politica turca. Per quanto riguarda i due partiti grandi PDK, PUK, spero che anche loro dimostrino le loro reazioni alla politica turca. Comunque si prospetta che nel futuro ci saranno pressioni diverse sulla Turchia, e in primavera queste arriveranno all’apice. Noi non vogliamo che la questione kurda venga calpestata per gli interessi delle forze internazionali, o interessi particolari partitici o personali, in questa ottica non vediamo serenamente la politica americana. Loro non possono sacrificare il popolo kurdo per i loro interessi politici ed economici, dovranno guardare con prudenza alla situazione, dovranno essere coscienti che la Turchia vuole attaccare noi e indebolire il sud Kurdistan. Dobbiamo considerare la politica nazionale come una base fondamentale, dobbiamo lottare tutti per gli interessi del popolo kurdo. Questa è la nostra visione. Il pericolo è presente su tutto il Kurdistan. Oggi se tutti i kurdi del nord e sud e di altre parti del Kurdistan organizzassero sollevazioni popolari per la libertà allora anche le potenze come l’America sarebbero costrette a cambiare atteggiamento politico.