Oggi, 8 settembre, risuona nel mondo mediatico la dichiarazione di padre Terry Jones, di una chiesa battista americana ( http://www.doveworld.org/ ) che, incurante degli appelli di diplomatici invita gli americani a “bruciare in piazza il Corano ” per onorare le vittime dell’11 settembre. Lui dice, lo farà. L’iniziativa è stata duramente condannata da Al-Azhar, la massima istituzione sunnita del Cairo, dalla Lega araba e dal Vaticano che definisce il “gesto di grave oltraggio”.
Condanna anche dalla Casa Bianca, preoccupata per le possibili ripercussioni. Staremo a vedere. E’ anche preoccupante che in nome di una supposta libertà di espressione, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, abbia sì definito “disgustosa” l’iniziativa del pastore, ma ricordando che l’azione del religioso battista è protetta dal diritto alla libertà di espressione. “Non possiamo applicarlo solo alle situazione che approviamo”, ha spiegato il primo cittadino di New York. Ha certamente ragione in astratto, ma quanto questa legittimità di libera espressione si applica a poveri idioti che mettono a repentaglio non la loro ma la vita di altri uomini? Il prossimo 11 settembre misureremo anche il buon senso – non è la prima volta – degli americani. E dovremo riconsiderare in “modo più liberale” le definizioni e i nostri studi sul radicalismo religioso, non confinato nell’Islam.
Marco Lombardi