Poco dopo la mezzanotte, un van è finito sulle persone che stavano uscendo dalla moschea di Finsbury Park dopo la preghiera, in Seven Sisters Road. La Polizia ha dichiarato che stanno rispondendo a un “major incident” con “a number of casualties being worked on at the scene“. Attualmente si parla di una dozzina di feriti di cui tre in condizioni critiche. Non è chiara la meccanica: alcuni parlano di un veicolo fuori controllo, altri di un attacco terroristico. Il guidatore è stato bloccato.
E’ presto per “classificare” l’evento e pertanto commentarlo ma è immediatamente necessario sottolineare due aspetti reciprocamente coerenti
- La moschea di Finsbury Park venne aperta nel 1994 e risultò essere un punto critico del terrorismo jihadista internazionale legato ad al Qaeda. Richard Reid, il terrorista che nel 2001 con l’esplosivo nelle scarpe voleva far saltare il volo Parigi – Miami, frequentava quella moschea. Così anche era tra i “fedeli” Zacaria Moussaoui, legato all’attacco del 9/11. Ma soprattutto Finsbury è famosa perché ne fu imam Abu Hamza al Masri dal 1997. Abu Hamza venne arrestato nel 2004, poi estradato in USA dove è stato condannato al carcere a vita nel 2015. L’imam ha sempre appoggiato le ideologie radicali e il terrorismo jihadista facendo opera di proselitismo e radicalizzazione proprio dalla moschea. Quanto accaduto stasera, dunque, merita una particolare attenzione per capire a fondo i risvolti di quello che ancora non è chiaro se essere un attacco oppure un incidente.
- proprio a causa del luogo colpito, il web ha immediatamente reagito definendo l’accaduto un attacco terroristico contro i musulmani sottolineandone l’effetto di reciprocità rispetto ai precedenti attacchi londinesi e, soprattutto, la grande attenzione prestata dai media a non immediatamente parlare di atto terroristico:
- London suffers another attack but in #FinsburyPark. Only difference is the media not calling it a terror attack because it’s by a white guy.
- This seems to be a targeted attack on the Muslim community. Make no mistake that – if this is deliberate – it is terrorism.
- When the perpetrators are Muslim the motives are assumed. When the perpetrator is white the motives are ignored.
- Video of one of those severely injured in the terrorist attack on peaceful Muslim worshipers in
- This seems to be a targeted attack on the Muslim community. Make no mistake that – if this is deliberate – it is terrorism.
Come dichiarato in premessa è necessario, come in ogni caso, avere dati per fornire interpretazioni adeguate. Dunque per quanto riguarda l’evento in sé vedremo nelle prossime ore.
Per ora, tuttavia, la presa di posizione del web è un dato già interessante e preoccupante per due ragioni: da una parte emerge un sentimento di vittimizzazione condiviso dai musulmani, che sentono sotto accusa l’intera comunità; dall’altra emerge un sentimento di “velata vendetta”, da parte di chi vede nell’ “attacco” alla moschea una restituzione di quanto già accaduto in altri contesti.
Spesso il web è spia delle emozioni e dei sentimenti che agitano la gente, permettendo di anticipare gli orientamenti. Quanto emerge sottolinea il rischio della doppia radicalizzazione, da ITSTIME ampiamente sottolineata come uno degli obiettivi strategici di Daesh, finalizzata a contrapporre due schieramenti: musulmani e non musulmani. Si tratta di un obiettivo pericolosissimo perché condurrebbe a un conflitto insostenibile, generalizzato e cruento, funzionale non a combattere il terrorismo ma, al contrario, a consolidarlo.
Si tratta pertanto di vedere, nelle prossime ore, come la propaganda di Daesh cercherà di sfruttare questo evento al fine di rafforzare la doppia radicalizzazione funzionale ai propri obiettivi.
Quanto accaduto stasera, dunque, è particolarmente interessante per le conseguenze, molteplici in differenti ambiti, che potrà avere.
Resta una certezza: il terrorismo che stiamo combattendo è un pericolo gravissimo che non si deve mai sottostimare, a cominciare dalle “sottili capacità” che contraddistinguono ogni sua azione, diretta e indiretta.