L’attacco di oggi a Orly interroga soprattutto il mondo musulmano. Parte del 2016 e questo avvio del 2017 è punteggiato di attacchi, soprattutto nei paesi dell’Europa centrale, che si fatica a capire quanto siano di terrorismo connesso al Daesh.
Orly è un esempio lampante di tutto ciò. Un francese trentottenne, pregiudicato per furto, rapina, spaccio di droga di cui era anche consumatore, ricercato, spara quando è fermato a un posto di blocco. Poi va in aeroporto a Orly, cerca di portare via l’arma a un militare e finisce sparato urlando il solito “Halla Akbar”.
Con questo commento tralascio la dinamica del fatto, le perplessità sulla sua improvvisazione e organizzazione, insomma le dinamiche tecniche del tentato attentato.
Mi soffermo su altro, di “collaterale” che sta emergendo in questi mesi. E che interroga tutti.
Infatti, ormai credo che un musulmano che crede in Allah dovrebbe sentirsi profondamente offeso dall’uso improprio del refrain “Allah è Grande” da parte di mentecatti islamisti. Il punto di questi ultimi mesi, infatti, è proprio questo: si assiste a frequenti episodi di violenza che, seppur rimandando a livello dichiarativo ed espressivo alle forme del radicalismo islamico, trovano ragione nelle patologie psichiatriche degli attaccanti. L’Islam è sempre più una comoda scusa, sempre più spesso anche inconsapevole, efficace a giustificare un gesto di violenza che ha ragioni altrove. Da una parte questo a Daesh fa molto, molto comodo. Il terrorismo promuove terrore, paura che impiega la minaccia come prima arma: non sono le ragioni dell’atto che spaventano ma la sua manifestazione religiosamente spettacolare che lo distingue per terrorizzare. Daesh lo sa bene ed è pronto a stendere la bandiera nera sopra ogni folle gesto promotore di attentato.
Ma dall’altra parte quanto accade deve interrogare sia i musulmani veri sia i non musulmani. Ai musulmani veri tocca di affrontare la preoccupazione di vedere come sempre più, l’Islam, in Occidente, attiri alla conversione poveri mentecatti, problematici e spesso già criminali: questo è il profilo degli ultimi attentatori. Perché l’Islam radicale piace tanto a pazzi e depravati? E’ opportuno che l’Islam serio si interroghi, dia una risposta e, forse, predisponga delle misure che tutelino innanzitutto il suo credo.
Ma la stessa domanda si pone al mondo occidentale non musulmano, che produce tali mentecatti, li espelle in qualche modo, spingendoli a cercare altrove la risposta al proprio bisogno. Quel bisogno che anche nell’Islam radicale resta tuttavia senza risposta ma che viene sfruttato appieno nel processo di reclutamento di Daesh: lo Stato Islamico, il fallimento del Califfato, il trionfo dell’effimera propaganda consumista, l’inferno della religione musulmana.
Tempi bui. Altri attentati in vista.