Esperti di counter-terrorism, servizi di sicurezza e think tank, anche se spesso non così apertamente, hanno sempre dibattuto sulla concreta possibilità di un attacco da parte del sedicente ISIS con elementi riconducibili alle armi CBRN[1].
Ultimamente questa minaccia è stata maggiormente percepita in relazione all’utilizzo di UAVs [2](droni radiocomandati), portando gli addetti ai lavori a chiedersi quanto e come questa possa effettivamente concretizzarsi. Infatti, se l’utilizzo di droni per portare a compimento attacchi esplosivi, chimici e per dirottare aerei sono stati ipotizzati, poco ci si è soffermati sugli attacchi che utilizzano materiale radiologico.
All’interno della ricerca “From Nuclear and Radiological Smugglin’ to Nuclear Terrorism: Understanding the threat to the European Cities” è stato ampiamente confermato che la minaccia di un attacco radiologico da parte del sedicente ISIS sia più che concreta, principalmente per tre ordini di motivi sintetizzati di seguito:
-
Innanzitutto vi sono molteplici evidenze legate alla volontà da parte del sedicente ISIS di utilizzare in generale materiale CBRN. Tra le altre le informazioni raccolte dal personal computer di Salah Abdeslam avevano evidenziato l’interesse per ordigni che all’esplosione avrebbero rilasciato materiale chimico da montare anche su velivoli telecomandati.
-
In secondo luogo vi sono evidenze legate alla detenzione da parte del sedicente ISIS di materiale radiologico, o comunque della volontà di acquisire suddetto materiale;
-
Il terzo elemento consiste di fatto nelle capacità necessarie per tale scopo: non sono necessarie particolari competenze per l’assemblaggio di un’eventuale Radiological IED.
Di seguito si fornisce una rapida panoramica sull’eventuale utilizzo di droni per un attacco di tipo radiologico.
Quali materiali vengono utilizzati?
Innanziutto parlando di Radiological dispersal device si fà riferimento a qualsiasi dispositivo che provochi la dispersione di materiale radiologico nell’aria. Per questo tipo di utilizzo i materiali di natura radiologica potenzialmente sfruttabili sono molteplici. Ne sono un esempio il Cesio (Cs-137) utilizzato in ambito commerciale e medico-diagnostico, così come il Cobalto (Co-60) e l’Iridio (Ir-192). Allo stesso tempo è necessario considerare la forma con la quale questi elementi si presentano. Ad esempio, il cesio si trova in genere in polvere sotto forma di cloruro di Cesio utilizzato anche per la costruzione di conduttori elettrici. Questi tre elementi presentano un alto livello di radiazioni gamma e quindi sono altamente dannosi per l’essere umano.
Quali sono i metodi di dispersione del materiale radiologico?
- Dispersione mediante esplosione;
Per disperdere nell’aria il materiale radiologico viene utilizzato un esplosivo rudimentale che alla detonazione nebulizza la polvere radiologica disperdendola nell’ambiente circostante. La velocità di dispersione e l’area interessata dalla contaminazione variano in base a molteplici fattori, quali potenza dell’esplosivo utilizzato e le condizioni metereologiche. Si fà riferimento al cosiddetto R-IED (Radiological Improvised Explosive Device).
- Dispersione mediante caduta libera del materiale radiologico;
Per disperdere il materiale radiologico viene utilizzato un aeromezzo, anche a pilotaggio remoto, come un UAV.
Se si prende in considerazione uno dei droni utilizzati dal sedicente ISIS, recuperati dalla coalizione irachena, questo era stato utilizzato per il lancio di granate da fucile. Considerando che tra i diversi modelli di granate il peso varia dai 0.3 agli 0.8 Kg , e che nello specifico il modello di drone ritrovato ha una capacità massima di trasporto di circa 1 kg, il trasporto di eventuale polvere radiologica per il successivo rilascio risulterebbe possibile:il materiale necessario per contaminare un’area anche abbastanza estesa è esiguo. Premettendo che gli effetti delle radiazioni sulle persone contaminate varia in base al livello di radioattività del materiale, è possibile stimare come l’utilizzo di circa 60 grammi di Cesio potrebbero contaminare un’area di circa 2 km. Lo stesso ex-presidente Barack Obama durante il Nuclear Summit 2016 ha sottolineato come “just the smallest amount of plutonium – about the size of an apple – could kill and injure hundreds of thousands of innocent people”.
In generale, come sottolineato dall’Argonne National Laboratory in “Radiological and Chemical Fact Sheets to Support Health Risk Analyses for Contaminated Areas”, i materiali radioattivi sono generalmente di proporzioni ridotte, considerando che più il livello di radioattività è elevato, minore è la quantità necessaria per generare una maggior contaminazione dell’area.
Quali effetti?
Sebbene un attacco radiologico difficilmente generi vittime, gli impatti socio- economici e socio-ambientali sono rilevanti. In tal senso, considerando il fenomeno terrorismo come un metodo di conduzione della guerra, basato principalmente sulla diffusione di terrore tra la popolazione ancor più che di danni meramente fisici, un eventuale utilizzo di un mezzo UAV per la dispersione di materiale radiologico si allineerebbe perfettamente con questa visione. Infatti, un attacco di questo genere all’interno di una zona densamente trafficata, come ad esempio il centro di una città metropolitana, impatterebbe a livello psicologico, da un punto di vista quindi “micro”, o individuale, contribuendo alla diffusione di un forte senso di vulnerabilità, paura e ansia, in relazione al concetto di senso comune della “radiazione” come qualcosa di incontrollabile e invisibile. Vi sarebbero inoltre l’impatto sulla salute dei soggetti investiti dalla contaminazione che soffrirebbero di diversi problemi fisici (ad esempio difficoltà respiratorie).
Oltre a ciò, a un livello meso si otterrebbe:
- Un’ipotetica zona colpita che verrebbe posta in quarantena e quindi isolata con le conseguenti difficoltà di gestione di servizi e infrastrutture;
- Impatti economici legati alla chiusura dell’area contaminata e alle relative attività commerciali.
In conclusione è possibile affermare come la caratteristica principale di un ipotetico attacco radiologico per mezzo di UAV non sia la letalità. Diversi studi hanno sottolineato come la costruzione di un RDD efficace, quindi con un livello di letalità elevato, sia estremamente difficile. Infatti, seppur l’impatto psicologico dell’attacco incrementerebbe all’interno di aree urbane, livello di letalità diminuirebbe a causa del forte assorbimento delle radiazioni da parte degli edifici.
Osservazioni finali
Senza nessuna pretesa di esaustività, soprattutto dal punto di vista tecnico, considerando gli elementi sopra esposti, l’introduzione dell’innovazione tecnologica degli UAV ha apportato sicuramente al sedicente ISIS un’evidente vantaggio tecnologico, aumentando così l’effettivo ventaglio di sfumature del suo modus operandi.
All’interno di questa panoramica, questa evoluzione tecnologica deve essere studiata costantemente, insieme al monitoraggio dei movimenti dei materiali radiologici.
In conclusione, sintetizzando quanto detto, gli elementi sui quali si è voluto fare chiarezza aumentando la consapevolezza fanno riferimento a:
- Ad un attacco di tipo radiologico. la cui possibilità è più reale di quella che viene percepita. Come evidenziato anche durante il Nuclear Summit 2016 da David Cameron e l’ex presidente americano Barack Obama, la minaccia del terrorismo radiologico è estremamente presente, soprattutto per la facile reperibilità dei materiali radioattivi, trafficati principalmente dalla regione balcanica o acquistati sul dark web, o ancora trafugati dagli esercizi o servizi commerciali;
- L’utilizzo dei droni come armi. Minaccia sottolineata anche dalle stesse autorità italiane, ad esempio in relazione alla informativa del 1 gennaio 2017 relativa a possibili attacchi terroristici con l’utilizzo di droni telecomandati in italia. Questo pericolo ha assunto una maggior concretezza dopo la pubblicistica ISIS relativa al loro utilizzo in Siria ed Iraq.
- L’utilizzo di dei droni come Improvised Unmanned Aerial Vehicle (IUAV). Al fianco, delle armi bianche, delle armi da fuoco, degli attacchi con le molotov e dei mezzi pesanti scagliati contro la folla, quello che si ipotizza è una futura diffusione da parte del sedicente ISIS del drone come uno strumento artigianale da poter costruire nella propria abitazione ed utilizzare contro gli infedeli come arma. Così come evidenziato dal monitoraggio che si sta svolgendo di alcuni canali Telegram, nei quali l’UCC (United Cyber Caliphate[3]) ha iniziato a diffondere tutorial per la costruzione di Droni artigianali (vedi immagine sotto).
- L’utilizzo dei droni come Radiological Improvised Unmanned Aerial Vehicle (R-IUAV). Come già accennato, l’arma drone per un attacco radiologico è perfettamente allineata al concetto di jihad come comunicazione, e quindi alla iffusione del terrore. Ci è stato mostrato che dal punto di vista tecnologico hanno organizzato, pianificato ed attuato il drone come arma (ultimi video e documentazione), e in un certo senso come il terrore del sedicente ISIS possa venire anche dall’aria.
[1] “Chemical, Biological, Radiological, Nuclear”
[2] “Uninhabited Aerial Vehicles”
[3] Divisione del sedicente Stato Islamico addetta a cyber-security e cyber-terrorism.