Milano torna ad essere al centro della violenza delle pandillas, ovvero le gang latinoamericane, radicatesi sul territorio negli anni e pienamente “operative”, come dimostra l’ultimo fatto di sangue. Sabato 12 novembre 2016, sono le ore 19 e la zona di piazzale Loreto è ancora gremita di persone impegnate nello shopping del weekend nel vicinissimo corso Buenos Aires, una delle principali arterie commerciali meneghine.All’angolo tra piazzale Loreto e via Padova però succede ben altro, due soggetti dall’apparente giovane età arrivano di corsa da via Padova, inseguono una persona fin davanti alla Cariparma del Piazzale ed esplodono alcuni colpi di pistola mirando alla schiena. Il ragazzo si accascia a terra a pochi metri dall’ingresso della metropolitana; uno dei due aggressori, infligge ferite con un’arma da taglio con lama di circa 30 cm e i due si danno poi alla fuga verso via Padova, tutto sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza della vicina banca e di numerosi testimoni.
Sul terreno rimane Antonio Rafael Ramirez, clandestino dominicano di 37 anni, che verrà ricoverato d’urgenza ed operato all’ospedale San Raffaele, dove morirà dopo meno di 48 ore.
Ramirez abitava nella zona e frequentava spesso il bar “Dublini” al civico 3 e il vicino parrucchiere Studio 54, ma la gente da quelle parti non ne parla volentieri. In ogni caso le testimonianze ci sono, c’è chi ha visto le armi, chi ha udito gli spari degli aggressori che hanno agito con una sfacciataggine e con modalità tipiche delle pandillas, accanendosi sul corpo martoriato e a terra della vittima.
La prima ipotesi porta subito a una “pegada”, l’incursione di una gang in territorio “nemico” (controllato da una pandilla rivale), oppure l’esecuzione di una “luz verde”, una condanna a morte nei confronti di un membro della stessa pandilla che ha gravemente “cagado el palo” (violato le regole della pandilla) o che ha fatto la “peseta” (ha tradito la pandilla).
In seguito però la situazione che emerge appare ben differente. Gli esecutori dell’omicidio pare siano due membri dei Trinitarios, pandilla dominicana con un forte legame patriottico (almeno così lasciano intendere, anche nella simbologia e nei colori di appartenenza); la gang è conosciuta per la sua ferocia, gestisce reati da strada come furti, rapine e spaccio di droga e risulta particolarmente attiva nel sud di Milano, ma la vittima pare non fosse legata ad alcuna pandilla. L’omicidio sarebbe infatti scaturito da un litigio avvenuto la notte precedente presso la discoteca latina “La Kalle”, a Rozzano e le motivazioni sarebbero legate a un acquisto di cocaina.
Come ben illustra Cesare Giuzzi, del Corriere della Sera:
“Sarebbe andato lui (Ramirez) a cercarli. E sarebbe stato respinto dai buttafuori del locale. Poi ci sarebbe stata una discussione nel parcheggio. Ramirez voleva parlare di droga, voleva vendicarsi per una questione di cocaina. E invece su di lui è caduta la vendetta della pandilla, con una caccia all’uomo durata più di dodici ore e conclusa alle 19.01 di sabato sera quando due soldati dei Trinitarios si sono presentati nel negozio di parrucchiere Studio 54 all’inizio di via Padova, hanno tirato fuori Ramirez, gli hanno sparato e lo hanno accoltellato in piazzale Loreto mentre cercava di fuggire. Un agguato feroce. Pianificato e premeditato. Una vendetta «necessaria» per non scalfire l’immagine e il potere della banda”. [1]
Dai fatti emergono subito alcuni aspetti interessanti:
- La rapidità e l’accuratezza con la quale i “sicarios” dei Trinitarios hanno individuato Ramirez, stanandolo all’interno di un barbiere in una zona dove la vittima viveva. Ciò mette in evidenza come le informazioni “volano” all’interno della comunità pandillera dominicana.
- La ferocia e la sfrontatezza con la quale i due killer hanno agito, mettendo in atto un massacro davanti a decine di testimoni e alle telecamere di sorveglianza della vicina banca. Un’ incuranza forse in parte dovuta al fatto che i Trinitarios dovevano dimostrare di essere capaci di tutto per affermare la fama della propria banda. La pandilla viene prima di tutto e se c’è da fare il carcere, lo si fa.
In parte forse c’è anche incoscienza, visto che i killer probabilmente non avevano neanche pensato al contesto dell’aggressione e alle eventuali videocamere.
I precedenti
Milano è stata più volte indicata come “la capitale della violenza delle pandillas in Europa” tanto da venire citata sia su Internazionale che su Insight Crime e BBC in lingua spagnola.
In effetti negli ultimi 8 anni di episodi legati al contesto pandillero ce ne sono stati diversi e dalle dinamiche cruente.
Il primo serio segnale di allarme arriva nel lontano 13 luglio 2008, quando una partita di calcio tra latinos nel campetto di Forza e Coraggio degenerava in rissa tra membri di due pandillas salvadoregne, la MS13 e i Barrio 18.
Ad avere la peggio era “Ricardo”, inseguito da due “soldados” della 13, raggiunto dopo una corsa di un chilometro, pestato e gravemente ferito a pugnalate, al punto da aver perso un occhio.
Nel giugno 2009 altro fatto di sangue fuori del Thini caffè di via Brembo, nei pressi di corso Lodi, dove veniva ucciso il ventiseienne ecuatoriano Stenio Raul Noboa Betancourt “Boricua”, a capo della fazione “New York” dei Latin Kings. Forse un regolamento di conti interno, fatto sta che ci scappa il morto.
Nel 2011 venivano registrate numerose aggressioni tra membri di pandillas come quella all’esterno della discoteca “Secreto” di via Boncompagni, quella del giorno prima alla metropolitana di Cimiano, quella del 21 novembre quando un membro della MS13 veniva aggredito a colpi di mannaia all’interno dell’ex Fnac in via Torino, un’altra avvenuta il 25 dicembre 2011 al “The Loft” e il 29 gennaio 2012 alla stazione della metropolitana di Missori, messa in atto da membri della MS13.
Ci sono però anche casi molto recenti di aggressioni perpetrate da membri delle pandillas nei confronti di “esterni”. Il caso più eclatante è stato quello dell’aggressione subita dal capotreno di Trenord, Carlo Di Napoli, nel giugno 2015, quando un gruppo di latinos appartenenti alla pandilla MS13 lo ferirono con un machete e l’uomo rischiò l’amputazione di un braccio.
I responsabili dell’aggressione vennero identificati e arrestati poco dopo, trattasi di Josè Emilio Rosa Martinez, salvadoregno all’epoca diciannovenne e Jackson Jahir Lopez Trivino, 20 anni, ecuatoriano, permesso di soggiorno scaduto, soprannominato “Peligro”. Era stato arrestato due anni prima nell’operazione “Mareros” della Polizia di Stato e giudicato dal Tribunale dei minori perché i fatti contestati risalivano al periodo in cui non era ancora maggiorenne. Anche in quel caso, come sabato scorso, venne invocato l’intervento dell’Esercito. [2]
Lo scorso 3 luglio 2016 Albert Dreni, un ragazzo di origine albanese che nulla aveva a che fare con le gang dei latinos veniva accoltellato a morte da un gruppo di appartenenti alla pandilla MS13 nei pressi della discoteca “Lime Light”, in zona Bocconi. Per l’omicidio venivano arrestati due salvadoregni: Antonio Omar Velasquez detto “Chukino”, ventenne irregolare con precedenti per rissa e porto abusivo di arma bianca, e Arturo Mauricio Sanchez Soriano detto “Peludo”, ventunenne regolare con gli stessi precedenti dell’altro; è proprio quest’ultimo che pare stesse cercando di affermarsi come leader della “clica” e voleva dunque mostrare tutta la sua determinazione.
Oggi a Milano sono presenti diverse pandillas: le più note attualmente sono i Barrio 18 (segnalati in zona parco Trotter e Stazione Centrale), gli MS13 (segnalati in zona Maciachini e Certosa), i Trinitarios (Villa San Giovanni, Crescenzago, Porto di Mare, San Donato).
Sono presenti poi altre gang come gli “storici” Latin Kings che si dividono in “New York” e “Chicago”, in guerra tra loro; i Luzbel, i Neta, i Trebol, Blood, Comando, Latin Flow e Latin Revolution.
Lo scorso anno i media avevano parlato di due grossi blocchi che vedrebbero contrapposti da un lato Latin Kings Chicago, Luzbel e Neta, e dall’altro Trebol, MS13 e Latin Kings New York, ma è molto difficile se non inopportuno delineare in maniera statica divisioni, dinamiche e appartenenza territoriale visto che il fenomeno è estremamente fluido e soggetto a frequenti mutamenti per quanto riguarda le gerarchie (in base anche agli arresti di “jefes” e “soldados”), le alleanze, le zone frequentate ed anche in relazione alle relative operazioni di polizia che generano un depotenziamento della pandilla “colpita”.
[1] http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_novembre_14/aggressione-piazzale-loreto-firma-trinitarios-latinos-gang-pandilla-2192cb52-aa32-11e6-952b-c4754eb1c6f0.shtml
[2] http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_giugno_13/ferroviere-ferito-il-machete-arrestati-due-ragazzi-una-gang-fb2fc290-1198-11e5-8b3a-62b7e966c494.shtml