Il nuovo numero di Dabiq è forse uno di quelli meglio riusciti. Di sicuro è il più mediatico: la pubblicità sbarca sulla rivista. Per la prima volta compaiono tre pagine dedicate alla hit parade del Jihad, per un totale di 30 video. Tra questi riscuotono ovviamente più successo quelli che inneggiano al Jihad ma non mancano video che approfondiscono temi volti alla promozione dell’istituzionalizzazione di IS: visite ispettive negli uffici, pagamento delle tasse, ecc. Due intere pagine sono dedicate alla promozione di nasheed, proposti con sottotitoli in francese, inglese e tedesco, e una lancia una nuova stazione radio messa in onda dallo Stato Islamico.
Oltre alle marchette dei propri prodotti però due sono i passaggi più interessanti della rivista, che ancora una volta ricalcano le tipologie di comunicazione e i target ormai molto cari al sedicente Stato Islamico.
Per la comunicazione “sociale” il nuovo numero del magazine si occupa di sanità. Oltre al pane e ai servizi di vigilanza sui prezzi dei prodotti venduti ai mercati, ora c’è il servizio che rendono ospedali e farmacie. La rivista dedica un intero articolo alla descrizione della tipologia di servizi di assistenza medica forniti dal sedicente Stato Islamico, che vanno dai più semplici interventi ambulatoriali alle più complesse operazioni chirurgiche, insieme ad una visione sul futuro verso cui il servizio si sta muovendo. I fini e i destinarti del messaggio sono chiari: tutti coloro che volessero cominciare una vita li avrebbero il servizio sanitario offerto e garantito.
Ad un pubblico completamente diverso invece è rivolto l’articolo titolato “La tempesta perfetta”, redatto da Cantlie, ormai affermato anchorman di IS. Questo è forse il pezzo che più ha colpito nel segno scatenando le reazioni dei media. Oggetto: attacco nucleare.
L’articolo porta all’attenzione la possibilità dell’utilizzo del nucleare ma Cantlie lo fa in maniera mirabile e molto più sottile: non lancia una vera e propria minaccia dell’utilizzo di un dispositivo nucleare (la cui tecnologia, competenze e materiali sono controllate), ma in via ipotetica mostra come sarebbe possibile realizzarlo sfruttando le falle del sistema (l’acquisto in Pakistan, il passaggio dalla Libia, in Nigeria e, attraverso le vie percorse dalla droga colombiana, in Europa).
Questa strategia denota due aspetti: da una parte, una competenza operativa nell’ipotizzare tale attacco, sebbene dichiarato da Cantlie stesso difficilmente praticabile, dall’altra una capacità chirurgica di colpire l’occidente portando in primo piano le sue paure più recondite al fine di diffondere il terrore e di mettere in mostra la reale esplosione sulla scena di IS.
Il terrorismo è comunicazione e la sola parola “nucleare” scritta su un magazine è scoppiata come una bomba che, benché immaginaria, si rivela essere ancora più destabilizzante.