Attentato a una stazione di polizia di Zvornik, cittadina nella zona orientale della Bosnia-Erzegovina, sotto il controllo serbo. Lunedì 27 aprile, intorno alle 19 ora locale, un attentatore si è recato con la propria auto fuori del commissariato nel momento del cambio di guardia e ha aperto il fuoco contro un agente, uccidendolo sul colpo; successivamente si è introdotto all’interno dell’edificio al grido “Allahu Akbar” ed ha ferito altri due agenti prima di essere a sua volta abbattuto.
L’assalitore è stato identificato come Nerdin Ibric, 24 anni, proveniente dal villaggio di Sapna, nei pressi di Zvornik. Oltre al fucile automatico, il ragazzo aveva anche una pistola e una notevole quantità di munizioni nelle tasche; all’interno della sua auto è inoltre stato ritrovato un fucile a pompa.
Immediata la reazione e la condanna delle autorità locali, che non hanno esitato a parlare apertamente di “attacco terroristico”, mentre in serata il premier Zeljka Cvijanovic ha convocato una riunione urgente del governo della RS. Condanna dell’attentato è giunta anche dall’imam Mustafa Muharemovic, il quale ha dichiarato che la comunità da lui guidata non tollera nessuna forma di violenza.
Secondo quanto affermato da fonti locali, il padre di Nerdin Ibric fu ucciso da un’unità paramilitare serba nel giugno del 1992, durante la guerra civile bosniaca. In quel periodo molti musulmani bosniaci vennero espulsi dalla zona di Zvornik, per poi rientrare dopo gli accordi di Dayton del 1995; tra di loro anche Nerdin e sua madre.
E’ plausibile che ci si trovi dunque di fronte a un profilo molto particolare e caratterizzato da un forte risentimento nei confronti dei serbi che si va a fondere con una plausibile repentina radicalizzazione di matrice islamista. Repentina in quanto fonti locali rendono noto che Nerdin non compariva in alcuna lista degli estremisti autoctoni ritenuti pericolosi e almeno fino al 2010 non risultava neanche essere nel “giro” dei wahhabiti, che in tutta la Bosnia conta tra i tremila e i cinquemila aderenti.
Nerdin Ibric era dunque un profilo ritenuto “sensibile” alla radicalizzazione e potrebbe dunque essere stato “agganciato” da qualche wahabita della zona con lo scopo di indottrinarlo e di spingerlo a commettere un attacco; un’ipotesi da verificare ma pur sempre plausibile.
Un caso che sotto alcuni aspetti ricorda quello di Ismar Mesinovic, l’imbianchino bosniaco di Longarone morto in Siria mentre militava nelle file dei jihadisti, anche egli radicalizzatosi rapidamente dopo alcuni contatti col predicatore Bilal Bosnic e anch’egli con padre morto durante la guerra di Bosnia.
E’ inoltre interessante la dinamica dell’attacco e in particolare l’obiettivo, una caserma della polizia. Operazioni di questo tipo sono state perpetrate per lungo tempo dalle jamaat wahhabite in Daghestan; le dinamiche sono le stesse: avvicinarsi a pattuglie o caserme, spesso a bordo di autoveicoli e aprire il fuoco contro gli agenti.
Nel frattempo emerge un ulteriore elemento da monitorare: poco dopo l’attentato di Zvornik è stato aperto su Facebook (un account a nome di Nerdin Ibric, https://www.facebook.com/profile.php?id=100009458202986, rapidamente rimosso) con sullo sfondo l’immagine delle Torri Gemelle che bruciano e la foto di Mohamed Atta, mentre come foto del profilo è stata inserita la bandiera nera con la shahada. Tra le immagini pubblicate in bacheca vi è poi una mappa geografica di chiara matrice nazionalista bosniaca.
Immagini degli account “cancellati”.