Muhammad Hafiz Zulkifal imam di Bergamo e la cellula jihadista in Sardegna – by Giovanni Giacalone

Sgominata una cellula jihadista legata ad al-Qaeda e con base in Sardegna; diciotto le ordinanze di custodia cautelare emesse, di cui dieci eseguite. Gli arrestati, tutti cittadini pakistani e afghani, avrebbero pianificato e portato a termine attentati nei propri paesi d’origine e alcuni di loro sarebbero gli autori della strage del mercato di Peshawar nell’ottobre del 2009, nella quale restarono uccise più di cento persone. Altri due degli arrestati avrebbero invece svolto in passato il ruolo di fiancheggiatori per Usama Bin Laden.

Sarebbero inoltre emerse alcune intercettazioni tra i membri della cellula che fanno pensare a un possibile progetto di attentato in Vaticano: “Non c’è la prova, ma c’è il forte sospetto”, ha spiegato Mario Carta della Digos di Sassari, città dalla quale è partita l’indagine.

Gli arrestati sono:

  • Su Bergamo l’imam Muhammad Hafiz Zulkifal (43)
  • Su Olbia l’imam Sultan Wali Khan (39), Imtiaz Khan (40), Niaz Mir (41) e Siddiq Muhammad (37)
  • Su Foggia Yahya Khan Ridi (37)
  • Su Sora (Fr) Haq Zaher Ui (52)
  • Su Civitanova Marche (Mc) Zubair Shah (37) e Sher Ghani (57)

Non si conoscono per ora le generalità del decimo indagato ma risulta che i due arrestati a Civitanova Marche erano in contatto con  Faqir Ghani, il sospetto jihadista pakistano di 26 anni espulso nel gennaio scorso dalla cittadina marchigiana.

Altro elemento interessante è il fatto che Zubair Shah sia stato trovato con documenti e un permesso di soggiorno spagnolo. In Spagna e in particolare nell’area di Barcellona c’è infatti una notevole presenza di pakistani legati alla Jamaat Tabligh i-Dawa (organizzazione pietistica nata in India all’inizio del XX secolo) ed è proprio a Barcellona che nel 2008 la polizia spagnola sgominò una cellula di Tabligh pakistani che  progettava un attentato alla metropolitana della capitale catalana. [1] [2]

Risultano interessanti i profili di Sultan Wali Khan, capo spirituale della comunità islamica di Olbia e in particolare quello di Muhammad Hafiz Zulkifal, imam ben noto nel bergamasco dove era a capo della Jamaat Tabligh i-Dawa.

In Italia da sette anni, Zulkifal viveva con la moglie e i sei figli, tre dei quali nati in Italia ed era molto attivo in ambito religioso: predicava il Corano, teneva tutte le settimane la preghiera del venerdì in un centro islamico a Zingonia, zona ad altissima concentrazione di immigrati. Per un periodo aveva lavorato come operaio, ma da qualche tempo era disoccupato. L’imam aveva recentemente acquistato una villetta con giardino nel centro di Pognano.

La cellula jihadista organizzava la raccolta di fondi presso le comunità afghano-pakistane e li inviava nei paesi d’origine tramite membri del gruppo che riuscivano ad aggirare i sistemi di controllo sull’esportazione della valuta.

In alcuni casi l’organizzazione ricorreva a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti per ottenere i visti di ingresso. In altri casi veniva utilizzata la via dell’asilo politico, spacciando gli immigrati, attraverso documenti e attestazioni falsi, per vittime di persecuzioni etniche o religiose. L’organizzazione forniva supporto logistico e finanziario agli irregolari assicurando loro patrocinio verso i competenti uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l’asilo politico, telefonini, sim e contatti necessari.

Il movimento Tabligh Dawa nasce in India nel 1927 per opera di Muhammad Ilyas al-Kandhlawi (1885-1944) con l’obiettivo di opporsi all’espansione induista e riportare i musulmani, a prescindere dal livello socio-economico, verso la più corretta pratica dell’Islam e facendo riavvicinare coloro che si erano allontanati dalla “retta via”. Per fare ciò il movimento, basandosi sulle indicazioni del suo fondatore, si avvale ancora oggi di gruppi itineranti chiamati “jamaat” che si occupano di raggiungere i musulmani ovunque essi siano.

I Tabligh si sono geograficamente estesi nel tempo e sono oggi diventati un movimento transnazionale. Pur nascendo da una costola del filone Deobandi, di scuola giuridica hanafita, i Tabligh non seguono alcun “fiqh” in modo da non entrare in diatribe che ben poco hanno a che fare con la loro missione e sono, almeno teoricamente, apolitici. E’ chiaro che ciò risulta relativo visto che è molto difficile nel mondo islamico scindere la religione dalla politica e dalla giurisprudenza.

Il fatto che elementi  legati ai Tabligh siano stati coinvolti in questioni di terrorismo dimostra che anche questo movimento soffre di un’infiltrazione di matrice radicale che va ad intaccare la natura tendenzialmente pacifica e missionaria del movimento. In aggiunta sono casi che fanno emergere rapporti tra esponenti Tabligh e gruppi filo al-Qaeda presenti in Pakistan e in particolare nelle zone tribali, come Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP).

Sul caso della cellula sgominata ieri è interessante notare come non fosse solo dedita alla propaganda e alla pianificazione di attentati ma emerge anche una connessione con traffici illegali di denaro, documenti e immigrati.

[1] http://elpais.com/diario/2008/01/26/espana/1201302001_850215.html

[2] https://www.ctc.usma.edu/posts/a-case-study-of-the-january-2008-suicide-bomb-plot-in-barcelona