E’ di queste ore la notizia di un attacco condotto da un gruppo di militanti armati presso il museo nazionale di Bardo a Tunisi. Il presente SPOT REPORT – che è da considerarsi iniziale analisi dell’evento critico e quindi suscettibile di variazioni – si articola sui seguenti elementi essenziali di informazione:
Area obiettivo: zona centrale della capitale Tunisi in cui insiste la sede del Parlamento.
Il team: la cellula pare composta da 5 elementi, alcuni dei quali indossavano uniformi (efficace modalità di infiltrazione nell’area data la presenza di diversi appartenenti alle forze di sicurezza in funzione di difesa dell’adiacente sede del Parlamento) ed erano armati di armi automatiche.
Target: fino ad ora il target di opportunità era rappresentato principalmente da appartenenti alle forze di sicurezza locali. L’evento di oggi per la prima volta segna uno probabile shift nel paradigma operativo: da rappresentanti dello Stato (quindi hard target) si è passati ad uno dei tipici soft target: turisti (con effetti di respiro internazionali), presso un museo (sito poco presidiato, facilmente saturabile). Peraltro, l’ultimo attacco perpetrato da militanti all’interno dei confini risale al 2002 contro una Sinagoga a Djerba. Resta tuttavia ancora da chiarire la dinamica del doppio target (Parlamento e Museo) o del “ripiego” sul solo Museo.
Tattiche tecniche e procedure: l’attacco ha i seguenti attributi: raid (assalto con saturazione del target) effettuato di giorno (massimizzazione degli effetti) diretto contro un target facilmente aggredibile (museo) in un luogo poco presidiato con evoluzione in hostage taking situation che ha consentito l’attuazione di un targeted killing in termini di selezione della vittima, operazione non suicider atteso che almeno due elementi sono fuggici dalla scena dell’attacco.
Esito: allo stato 24 persone uccise, di cui 2 locali e 5 italiani, una cinquantina i feriti.
Affiliazione: in relazione alle TTP indicate e alle circostanze dell’evento, si ha una certa confidenza nell’attribuire l’attacco a elementi che si richiamano allo Stato Islamico (IS). La Tunisia ha infatti espresso di circa 3000 dei suoi cittadini che si sono integrati nelle fila di ISIS; il tasso di combattenti per IS è di 22 tunisini ogni 100.000 abitanti, il più alto dei paesi nord africani; numerosi sono i returnees che dalla Siria e Iraq rientrano nel paese. In Tunisia peraltro sono presenti due aggregazioni che si rifanno allo IS (Jund al Khalifa e Ansar Sharia): recenti rumors sono emersi in relazione alla volontà di affiliazione di Jund al khalifa all’organizzazione madre: alcuni analisti ritengono che l’attacco si possa inquadrare in un tentativo di manifestare con i fatti tale volontà. Peraltro il gruppo Jund al Khalifa ha la medesima sigla di un movimento che si è già affiliato con lo IS ovvero Jund al Khalifa Jazahiri (Algeria) responsabile tra l’altro della decapitazione del francese Hervé Gourdel a fine ottobre 2014. Sono altresì presenti in Tunisia militanti che sono vicini alle linee operative della al Qai’da nel Maghreb Islamico. Infine, è chiara l’influenza in termini di opportunità e supporto fornita dal ramo libico di IS.
Risposta: le forze di sicurezza hanno reagito nell’immediatezza, effettuando una operazione di liberazione ostaggi e riuscendo a neutralizzare due elementi ostili; tre elementi pare siano riusciti a fuggire.
Status della minaccia: alto, con possibilità di attivazione di processi imitativi anche in Europa, data la presenza di una forte e disseminato network tunisina legato al movimento insurrezionale globale.
Trend della minaccia: in potenziale incremento.
Note: l’attacco di oggi segue l’uccisione , avvenuta diverse settimane fa, di esponenti politici tunisini contrari agli islamisti; gli arresti di 32 islamisti a febbraio che annunciavano attacchi spettacolari; l’arresto di oggi di una cellula dormiente del jihad. Ieri alcuni tweet legati a IS rilanciavano “Nuove buone notizie in arrivo per i musulmani di Tunisia e avvenimenti scioccanti per i miscredenti e gli ipocriti”.