Qandil, siamo nelle montagne nel Kurdistan iracheno, verso l’Iran. Questa intervista a Murad Karayilan (capo del consiglio direttivo del PKK) (foto a fianco) è stata realizzata dal giornale tedesco Der Spigel e pubblicata sul giornale kurdo Awena di Sulaimaniah (13/11/2007). Murad Karayilan: “Sia il nostro popolo sia le forze politiche nel Kurdistan iracheno devono sapere che la Turchia vuole attaccare non solo il PKK ma anche la regione federale del Kurdistan, inoltre vuole ostacolare l’annessione della città kurda di Kirkuk alla regione kurda, ciò significa che la Turchia non vuole che i kurdi abbiano una loro amministrazione autonoma e un loro sistema di governo.”
D – Quale è lo stato della guerra nelle vostre zone, per esempio nell’area di Qandil, e quanti guerriglieri avete perso?
Murad Karayilan – Tra queste montagne di Qandil non c’è guerra, in alcun modo, in questi ultimi tempi solo l’Iran ci ha attaccato e noi abbiamo risposto ai loro attacchi e non abbiamo subito danni. Attualmente ogni tanto la Turchia bombarda le aree del confine iracheno ma non hanno recato danni. Insomma, nell’area di Qandil non c’è guerra, si parla di possibilità di un attacco del esercito turco in questa area. La situazione a Qandil è come ho descritto, ma esistono movimenti delle truppe turche su larga scala nel nord Kurdistan (Kurdistan turco), nelle aree del confine . Circa duecento mila militari turchi fanno parte di questi movimenti nelle aree di Shernax, Hakari, Sirit, Mardin, Diarbakir, Bingol, Dresim, Akre e Kars. L’esercito turco in tutto il mese di ottobre con mezzi moderni da terra e cielo ha attaccato i nostri guerriglieri, senza ottenere risultati significativi. In realtà la Turchia non ha ottenuto nessuna vittoria, in tutto l’ottobre noi abbiamo perso sei guerriglieri, la Turchia invece ha perso circa centocinquanta soldati. Nell’ultimo attacco nella zona di Gabar abbiamo recato molti danni alla Turchia. Negli attacchi del 21 ottobre nella zona di Uramar la Turchia ha perso trentacinque soldati e le nostre forze hanno catturato otto soldati. In questa guerra la Turchia non è vittoriosa perché le tattiche intelligenti dei nostri guerriglieri sono più efficaci, questa è una realtà che abbiamo dimostrato in pratica.
D – Perché il PKK di nuovo è attivo militarmente?
Murad Karayilan – Il PKK nel 1984 iniziò la lotta armata fino al 1999, questo significa che per 15 anni ha fatto la lotta armata. Ma su richiesta del nostro segretario generale Abdulla Ocalan dal 2 agosto 1999 abbiamo cessato ogni attività militare, ma il PKK ha mantenuto intatto la sua forza militare. In quel periodo per risolvere pacificamente il nostro problema con la Turchia abbiamo presentato diverse soluzioni ma tutte rifiutate dalla Turchia. Una parte delle nostre forze militari rimase tra i monti ai confini dell’Iraq, Iran e Turchia per azioni di difesa, un’altra parte nel nord Kurdistan rimase in attesa. Dal 1999 al 2003 non è successo niente di rilevante. Con l’attacco americano all’Iraq la Turchia ebbe paura, perché il cambiamento portò con se la base per la nascita della regione federale kurda dell’Iraq, dopo questi eventi la Turchia iniziò a attaccare noi e consolidò un’alleanza con l’Iran e la Siria con l’obbiettivo di eliminare qualsiasi movimento kurdo in queste aree. I Turchi e suoi alleati Iraniani e Siriani temevano che la nascita del federalismo nel Kurdistan d’Iraq e la permanenza delle forze militari del PKK nell’area potesse creare pericoli per loro, per tali motivi hanno deciso di eliminare il PKK. Cosi la Turchia decise di attaccare le nostre forze e i nostri guerriglieri hanno dovuto rispondere agli attacchi del esercito turco per difendersi. Ricominciamo la guerriglia tra gli anni 2004 e 2006. Su richiesta di molti organismi nazionali e internazionali nel 2006 abbiamo deciso unilateralmente di bloccare tutte le attività della guerriglia, questa decisione è valida ancora ma il governo turco non riconosce questa nostra decisione, viceversa la Turchia ha aumentato i suoi attacchi e cosi ha fatto fallire questa nostra iniziativa. La nostra autodifesa non può essere considerata un atto di aggressione verso la Turchia, io voglio dire francamente che non siamo noi la causa del peggioramento della situazione. Gli attacchi dell’esercito turco sono la vera causa, non noi, i turchi attaccano noi dobbiamo difenderci, inoltre bisogna chiedersi gli obbiettivi della Turchia in tutto ciò. La Turchia non tenta di eliminare solo le nostre forze in Turchia, ma vuole distruggere ogni conquista dei kurdi dovunque, lo stato turco non vuole distruggere i kurdi solo in Turchia ma anche nelle altre parti del Kurdistan. Nella prospettiva politica turca se non si procede alla distruzione il problema kurdo perdura, da qui l’idea di un eventuale attacco dell’esercito turco nel Kurdistan iracheno. In questo modo si può dire che la lo stato turco e il suo esercito contro il movimento di liberazione del Kurdistan hanno acceso una guerra che può durare per sempre. Le chiedo di non fraintendermi. Ma da un lato ci attaccano con l’esercito dall’altro ci mostrano davanti all’opinione pubblica mondiale come aggressori. La Turchia ha più mezzi mediatici con i quali riesce a stravolgere la realtà delle cose e farci apparire come gli aggressori. Gli attacchi contro di noi non sono solo militari, gruppi razzisti vengono portati sulle strade per manifestare e spaventare i kurdi, succede anche all’estero, apprendiamo dalle notizie che manifestazioni del genere sono successe in Germania e Belgio. In questi ultimi tempi sono aumentati questi attacchi contro i kurdi nelle città turche, i luoghi di lavoro e gli uffici dei Kurdi vengono distrutti, insomma i kurdi in Turchia subiscono questi attacchi.
D – Il PKK condanna gli attacchi contro i turisti in Turchia, lei aveva detto di portare la guerra nelle città turche, cosa vi ha fatto cambiare l’idea?
Murad Karayilan – Io credo che ci sia una mal interpretazione, noi non abbiamo mai parlato di attacchi sui civili non c’è nessuno scritto a proposito in tutta la nostra storia di liberazione nazionale, non abbiamo mai fatto atti del genere e nemmeno in futuro ci saranno, se i falchi della liberta del Kurdistan attaccheranno i civili noi ancora una volta li condanneremo, noi non abbiamo nessun piano contro i civili, ciò non è discutibile. La Turchia dirige la sua guerra nelle montagne del Kurdistan, contro questa i nostri guerriglieri si preparano nelle zone di Marmara e Mar Nero. La HPG (forza di difesa popolare) vorrebbe portare la guerra nelle aree urbane della Turchia, qui la questione non è guerra contro i civili ma contro l’esercito turco che è anche nelle città. Quello che avevamo detto noi è che la guerra non sarà solo all’interno dei confini del Kurdistan, ma potrebbe essere portata anche nelle città turche, noi avevamo detto questo e ciò non significa la guerra contro i civili. Pensi che due milioni di kurdi vivono in Istanbul, un milione a Cucurova e Egis, questi kurdi diventeranno bersagli della vendetta dei turchi, questi kurdi che inoltre resistono all’ingiustizia dello stato turco devono ritornare nel Kurdistan? No, i kurdi hanno il diritto di rimanere dove vivono, inoltre noi diciamo che nessun kurdo ha il diritto di lottare contro i civili. Noi non vogliamo lottare contro la società civile in Turchia, al contrario vogliamo la loro amicizia. Il nostro problema non è l’ostilità tra i popoli, noi lottiamo come popolo per conquistare i nostri legittimi diritti: i kurdi vogliono quei diritti che hanno tutti popoli della terra, per poter liberamente salvaguardare la nostra cultura e liberamente parlare la nostra lingua. Noi vogliamo conquistare questi diritti non con la violenza ma democraticamente. Ma la Turchia non vuole riconoscere la nostra esistenza, perciò con la violenza cerca di cancellarci, è lo stato turco che ci costringe alla lotta armata. Voglio dire chiaramente che noi non siamo per la violenza, la violenza appartiene allo stato turco. Sono loro che ci dicono che non sono pronti al dialogo e alla pace. Con l’aiuto tecnologico e politico dato dall’Europa, la Turchia si sente più forte e i kurdi sono costretti a difendersi per salvare la propria identità in ogni parte. Perciò è naturale che i kurdi prendano la strada della resistenza, ma questa non significa assolutamente attaccare i civili.
D – Che cosa pensate di ottenere dopo questa guerra?
Murad Karayilan – Prima di tutto vogliamo raggiungere i nostri obbiettivi con la pace e non con la violenza, oggi si parla della guerra nel Kurdistan ma la nostra è solo difesa della nostra identità, noi non desideriamo la violenza inoltre crediamo che la violenza non sia la soluzione ai problemi. Noi siamo un popolo che lotta per i suoi diritti legittimi e vogliamo raggiungerli attraverso la lotta politica e democratica. È vero, noi abbiamo una forza militare per la nostra difesa, siamo un’organizzazione che da tempo fa una lotta armata, la soluzione del problema degli armi è legata alla soluzione del problema kurdo. Questa guerra che facciamo ora è una guerra di difesa, per la nostra esistenza e per le nostre conquiste. Il diritto dell’autodifesa non è solo un dovere ma è contemplato anche dal diritto internazionale. È un diritto naturale di ogni popolo riconosciuto dalle Nazioni Unite. Ora i kurdi rivendicano questo diritto contro gli attacchi dell’esercito turco. Ogni altra forma al di fuori dell’autodifesa noi la vediamo come atto terroristico. Noi siamo contro la violenza, rifiutiamo ogni forma di lotta violenta al di fuori di quella legittima. Non si può dire che la nostra sia violenza, noi siamo contro la turchizzazione del Kurdistan, siamo contro la arabizzazione e persianizzazione. Come kurdi vogliamo liberamente proteggere la nostra cultura. Gli eserciti turco iraniano e siriano ci attaccano, gli iraniani ci dicono che noi kurdi siamo persiani, i turchi e gli arabi lo stesso. Noi non siamo né turchi né arabi né persiani, noi siamo kurdi e molto prima di quei popoli abbiamo vissuto in questa regione, i kurdi sono uno tra i più antichi popoli della regione.
D – Il governo iracheno vuole che voi lasciate questo stato, fino quando rimarrete qui?
Murad Karayilan – Questa catena montuosa si chiama Zagros, rimane tra i confini dell’Iran, Iraq e Turchia. Nessuno stato da centinaia d’anni ha potuto estendere il suo potere qui, perfino Saddam d’accordo con i turchi non riuscì. Noi siamo qui da 25 anni, non siamo stati gli unici, prima di noi altri kurdi hanno utilizzato queste montagne come le loro basi, come le famose tribù dei Baderkan fino a Mustafa Barzani. Tutti i kurdi sono venuti qui perché questi sono i monti della libertà che non possono essere controllati e dominati. Perfino le linee di confine qui non sono chiare, qui non esiste confine, noi siamo qui e qui lo stato iracheno non ha autorità. Vogliono far apparire come se le nostre basi fossero sotto il controllo del governo iracheno! O sotto il controllo del governo federale del Kurdistan! Questa idea è sbagliata, le nostre forze da molto tempo sono qui su queste alte montagne. Noi eravamo qui prima che nascesse il nuovo governo iracheno o il governo federale del Kurdistan e prima che venissero gli americani qui. Inoltre questo è Kurdistan, e noi siamo kurdi e abitanti di questa terra. Noi non siamo venuti qui dalla Turchia come rifugiati politici, molti dei nostri compagni sono abitanti di qui, noi siamo parte di questa regione. Quello che cerca di fare lo stato turco è di manovrare il governo iracheno, cosi la Turchia copre i suoi insuccessi militari e ricorre a metodi sporchi di guerra. Come l’avvelenamento del nostro segretario generale Apo (Abdulla Ocalan), tentano di avvelenare i nostri guerriglieri: possiamo svelare questo crimine attuato dalla Turchia. E comunque le operazioni militari turchi rimangono senza successo. Con il pretesto della sicurezza la Turchia tenta di entrare nel Kurdistan iracheno e distruggere tutte le conquiste dei kurdi iracheni. Inoltre la Turchia vuole distruggere la riorganizzazione del medio oriente. Come è evidente gli USA vogliono dare una nuova struttura geopolitica al medio oriente, alla base dell’irritazione della Turchia c’è il cambio di geopolitica in queste regioni. Per questo cercano di contrastare gli USA partendo dalla protesta contro il riconoscimento del senato USA circa il genocidio armeno. Come si vede noi non siamo il problema. La Turchia vuole che la situazione geopolitica della regione rimanga come prima, ecco perché esercita pressione sul governo iracheno come se le nostre basi fossero sotto il loro controllo. Noi non crediamo in un veloce sconfinamento dell’esercito turco, perché loro finora per venticinque volte hanno sconfinato senza ottenere nessun successo, i loro generali lo sanno bene questo. Il vero obbiettivo della Turchia non è una azione militare bensì minacciare e fare pressione politica sugli alleati, specialmente gli USA, inoltre vorrebbero innescare una guerra fratricida tra i kurdi per indebolirli. Da venticinque anni noi siamo qui e ci rimarremo, non siamo sotto il controllo di nessuna nazione viceversa noi controlliamo questa regione dove viviamo, ci difendiamo da soli. Il governo iracheno non ci ha mai fatto nessuna richiesta di abbandonare questa regione, ma se dovesse accadere ciò noi, con rispetto, confermeremo che noi siamo parte di questa regione, è qui la nostra vita ed è legata a questi luoghi. Inoltre noi non ostacoliamo nessuna attività della regione federale del Kurdistan e nemmeno del governo iracheno. Noi contribuiamo alla ricostruzione dell’Iraq democratico, in nessun modo rechiamo danni a loro, al contrario li rafforziamo. Se non fossimo venuti su queste alte montagne i nemici dell’Iraq sarebbero arrivati qui, perciò la nostra presenza qui è nell’interesse dell’Iraq. L’obbiettivo della Turchia è duplice, da un lato vorrebbe recare danni alla nostra organizzazione dall’altro vorrebbe distruggere le conquiste del popolo kurdo, sono questi i loro obbiettivi principali. Verrebbe approfittare della situazione del medio oriente.
D – Nel caso di una guerra, non avete paura di perdere il sostegno e affetto della gente?
Murad Karayilan – Sia il nostro popolo sia le forze politiche nel Kurdistan iracheno devono sapere che la Turchia vuole attaccare non solo il PKK ma anche la regione federale del Kurdistan, inoltre vuole ostacolare l’annessione della città kurda di Kirkuk alla regione kurda, ciò significa che la Turchia non vuole che i kurdi abbiano una loro amministrazione autonoma e un loro sistema di governo. La regione federale del Kurdistan non accetta questa interferenza della Turchia, perché il nostro popolo e i centri politici hanno capito questo obbiettivo della Turchia. Io non credo di perdere il sostegno e l’affetto della gente, al contrario l’affetto dei kurdi aumenta sempre, perché in caso di un attacco militare turco in Kurdistan il PKK sarà quella forza che respingerà i turchi. Qui la gente sanno che le promesse del PKK si vedono nei fatti. Noi con tutte le nostre forze difenderemo le conquiste del nostro popolo e fino alla fine resisteremo, perciò credo che il rapporto tra noi e il nostro popolo si rafforzerà.
Tradotto da Hamed N.