Milano ha ricoperto un ruolo di primo piano in ambito islamico fin dall’inizio degli anni ’80 quando il capoluogo lombardo, in quanto maggior centro industriale d’Italia, divenne meta prediletta per migliaia di immigrati giunti in Italia dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente, andando così a predisporre le basi per il così detto “popolo delle moschee”. Diverse organizzazioni islamiche e numerosi esponenti dell’Islam italiano fanno oggi base a Milano, definita in più occasioni il “laboratorio dell’Islam italiano”.
In relazione a ciò si vogliono qui elencare sinteticamente quattro realtà milanesi, molto diverse tra loro e legate all’Islam militante che hanno recentemente attirato l’attenzione dei media, per quanto riguarda questioni politiche e dottrinarie, nonché su rapporti, diretti o indiretti, con ambienti islamisti mediorientali: il Caim, l’Istituto Culturale Islamico di viale Jenner, l’Alleanza Islamica d’Italia e la Sezione Islamica Italiana.
Il Caim (Cordinamento Associazioni Islamiche di Milano) include una ventina di associazioni islamiche dell’area milanese ed è più volte finito nel mirino dei media nazionali nell’ultimo anno per presunti legami con i Fratelli Musulmani. In supporto a tale teoria i giornali hanno presentato diverse documentazioni che ritraggono alcuni esponenti del direttivo del Caim, tra cui il suo coordinatore, Davide Piccardo e il responsabile Area Servizi Edilizi ed Immobiliari Omar Jibril, a manifestazioni a favore dell’ex governo filo-Fratelli Musulmani (FJP) di Mohamed Morsy, spesso sul palco e con microfono alla mano. Sono elementi d’interesse anche alcuni post a favore dell’attuale presidente turco Tayyp Erdogan, anch’egli legato all’area dei Fratelli Musulmani turchi.
Altre fonti hanno invece fatto notare come la responsabile per le Attività Culturali del Caim, Sumaya Abdel-Qader, ricopra ruoli di rilievo nella FIOE (Federation of Islamic Organizations in Europe), organizzazione indipendente ma indicata dalla Global Muslim Brotherhood Daily Watch come legata ai Fratelli Musulmani.
Interessanti poi i casi sollevati dai giornali sul Responsabile alle Relazioni Interne del Caim, Ahmed Abdel Aziz, fondatore del Comitato Libertà e Democrazia per l’Egitto (realtà vicina ai Fratelli Musulmani egiziani secondo i media) e di suo fratello Omar, immortalato nell’estate del 2013 sul palco di Rabaa al-Adawiyya, microfono alla mano, assieme a Salah Sultan, noto esponente dei Fratelli Musulmani egiziani e indicato dal sito “Global Muslim Brotherhood Daily Watch” come estremista e antisemita, in seguito ad alcune sue dichiarazioni fatte tra il 2011 e il 2012 su al-Jazeera e al-Aqsa tv. Salah Sultan è apparso anche in altre foto assieme agli Abdel Aziz presso la sede dell’Alleanza Islamica. [1] [2] [3]
Il Caim si è difeso tramite le parole del suo coordinatore, Davide Piccardo, che in un’intervista al TGR di Rai 3 aveva dichiarato “….noi non siamo vicini ai Fratelli Musulmani. Il Caim è una realtà che rappresenta una grande eterogeneità, ci sono posizioni molto diverse all’interno. Il Caim non si è mai espresso su vicende che riguardano la politica estera”. [4]
Yalla Italia aveva però contestato in un suo articolo online un volantino con la sigla del Caim nel quale si pubblicizzava una manifestazione del Comitato Egitto Democratico “contro il colpo di stato dei militari”. [5]
E’ chiaro che nel momento in cui diversi dirigenti di una determinata organizzazione sono immortalati sul palco alle medesime manifestazioni di stampo politico, la posizione dell’organizzazione ne viene conseguentemente influenzata e compromessa, così come la teoria della “partecipazione a titolo individuale” che può non coniugarsi nel migliore dei modi con un ruolo di rappresentanza.
L’Istituto Culturale Islamico di viale Jenner, tra i centri islamici aderenti al Caim, è più volte finito al centro di inchieste giudiziarie a partire dagli anni ’90, durante la guerra in Bosnia, quando i servizi di intelligence occidentali lo indicarono come uno dei principali centri per il reclutamento e supporto di mujahideen da inviare nei Balcani e i mukhabarat egiziani come base della Gamaa al-Islamiyya.
Elemento di spicco di viale Jenner fu Anwar Shabaan, presunto membro della Gamaa al-Islamiyya egiziana e rifugiato politico in Italia dal 1991. Nell’estate del 1995 la polizia italiana diede il via all’”Operazione Sfinge” e fece irruzione nel centro milanese arrestando diversi membri dell’organizzazione e trovando documenti e video dei combattimenti realizzati dalle unità “El-Mujahid” in Bosnia. Shabaan riuscì però a fuggire in Bosnia, dove venne ucciso in una sparatoria con l’HVO croato assieme ad altri tre jihadisti durante un controllo a un posto di blocco.
Di maggior interesse, in quanto più recente, è però il caso dell’imam Al Husseini Ali Herman, meglio noto come “Abu Imad” e invitato presso il Centro di viale Jenner dallo stesso Anwar Shabaan. Abu Imad è stato per quasi quindici anni la guida spirituale del Centro prima di essere arrestato nel 2010 e condannato a tre anni e otto mesi per associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale ed espulso dall’Italia il 9 maggio 2013.
Abu Imad, in un’intervista rilasciata alla televisione egiziana, aveva accusato gli italiani di islamofobia e aveva descritto l’attività della Digos e dei Ros italiani come una vera e propria persecuzione nei suoi confronti. L’imam si era poi rallegrato nel vedere il paese in mano agli islamisti di Morsy e aveva affermato che “chi vince comanda e chi perde deve stare zitto”. [6]
Oggi Abu Imad è attivo con il partito Bina’a wa Tanmiyya (Costruzione e Sviluppo), legato alla Gama’a Islamiyya.
L’Alleanza Islamica d’Italia, attualmente con leadership egiziana e divenuta recentemente nota per essere finita nella lista delle organizzazioni terroriste stilata dagli Emirati Arabi, ha sempre mantenuto un “low profile” a livello pubblico, se paragonata ad altre organizzazioni e sembra voler far riferimento principalmente a un pubblico arabofono. E’ sufficiente consultare i suoi volantini, il sito internet dell’associazione o la pagina Facebook, rigorosamente in arabo, per rendersene conto.
L’Alleanza afferma sulla propria pagina Facebook (esclusivamente in arabo) di organizzare corsi educativi sull’Islam ed è legata all’Associazione Italiana per il Nobile Corano e all’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose, nella quale spicca la figura di Ryad al-Bustanji, finito al centro di polemiche nell’agosto 2013, durante la festa di Eid al-Fitr. La comunità ebraica milanese aveva infatti contestato la sua presenza a causa di sue precedenti affermazioni sul martirio dei bambini palestinesi. [7]
Nella primavera del 2013 l’Alleanza Islamica ha pubblicizzato presso l’Hotel Barone di Sassj, a Sesto San Giovanni, una conferenza a favore della Siria Libera dove sono comparsi slogan come “L’esercito Siriano Libero, sono loro i nostri partigiani” e alla quale ha partecipato anche l’imam di origini siriane Aboulkheir Breigheche, leader storico della comunità islamica italiana, attualmente membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto europeo delle scienze umane di Chateaux-Chinon, Presidente della Comunità islamica del Trentino, fondatore dell’Associazione Italiana Imam e Guide Religiose, precedentemente citata.
La Sezione Islamica Italiana è una realtà composta in buona parte da italiani convertiti all’Islam, presenti non soltanto nel milanese ma in diverse parti del territorio nazionale e di chiara matrice salafita, come dimostra la presentazione sul sito web:
“Siamo un gruppo di musulmani italiani di “vecchia data”, che hanno deciso di costituire la “Sezione Islamica Italiana” per cercare di arrestare la continua diffusione di insegnamenti e pratiche religiose assai distanti dalla Retta Via, che seguitano a fuorviare gli italiani, che sono entrati o si sono avvicinati all’Islàm, fino a portarli in taluni casi ad abbracciare linee di condotta assai lontane dalla Sunnah. Di conseguenza la nostra chiamata (Daʿwah) consiste nel richiamare i musulmani ad attenersi alle due uniche autorevoli ed autentiche fonti, ovvero il Sublime Corano e la Nobile Sunnah, rigettando tutto ciò che altera i loro significati o introduce un’innovazione nella religione, e seguendo le orme dei pii predecessori (al-Salaf al-Ṣāliḥ) affinché la religione sia compresa come loro l’hanno compresa, e si utilizzi la loro medesima metodologia nell’affrontare le diverse questioni religiose”.[8]
Il riferimento agli “al-Salaf al-Ṣāliḥ” è più che eloquente per quanto riguarda l’aspetto ideologico, così come il tono critico nei confronti di quelle pratiche ritenute “fuorvianti”, “innovazione”, distanti dalla “retta via” e dalla Sunnah. Appare evidente la critica nei confronti di altre realtà islamiche italiane considerate non fedeli alla “pura dottrina” e forse ritenute troppo impegnate in ambito politico.
La Sezione Islamica Italiana si occupa prevalentemente di dawa e della divulgazione di materiale dottrinario tradotto in italiano. Sul sito web sono disponibili per essere scaricati gratuitamente diversi testi di autori come Muhammad Nasir al-Din al-Albany, Mawaffaq al-Din Ibn Qudama al-Maqdisi e Muhammad bin Salih al-Uthaymeen.
Tra i membri della Sezione Islamica spicca la figura di Gabriele Jibril Longo, studente all’Università Islamica di Medina, autore di un breve pezzo su Gesu nella homepage del sito della Sezione e molto attivo sui social network.
[1] http://www.memritv.org/clip_transcript/en/3090.htm
[2] http://www.memri.org/clip_transcript/en/3523.htm
[3] http://www.memritv.org/clip_transcript/en/3301.htm
[4] https://www.youtube.com/watch?v=mMiQMVMv1mk&feature=youtu.be
[5] http://www.yallaitalia.it/2014/03/caim-errare-humanum-est-perseverare-autem-diabolicum/
[6] http://arabmediareport.it/abu-imad-lex-imam-di-viale-jenner-espulso-dallitalia-torna-in-egitto/
[7]http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/10/Chiusura_del_Ramadan_polemica_sulla_co_0_20130810_878c5e70-017d-11e3-ae0c-005a4b618eb7.shtml
[8] http://www.sezioneislamicaitaliana.com/la-sezione/chi-siamo.html