John Cantlie: seconda puntata – by Marco Lombardi

Siamo alla seconda puntata del John Cantlie non più giornalista prigioniero – quello in tuta arancione stile Guantanamo della serie “Lend Me Your Ears” – ma ormai testimonial del Califfato: il richiamo al primo numero della serie (“sono a Kobane”) è esplicito sul finire di questo secondo “From inside Mosul”.

I media occidentali di questo inizio 2015 stanno ricamando su questo video ed è inutile aggiungere altro ma colgo l’occasione per sintetizzare e tirare alcune conclusioni:

  • nella prima serie Cantlie è prigioniero e giornalista, il cui compito è di stimolare il pubblico occidentale sottolineando i punti in cui il dibattito è più acceso, fornendo il punto di vista di IS che si confronta col dibattito internazionale. Così ricorda l’inefficacia della guerra dal cielo perché se non si conquista il territorio tutto è inutile: “girando il coltello nella piaga” di una questione in piena discussione;
  • con l’avvio della seconda serie, da Kobane città assediata da IS, entra nel ruolo del reporter che non solo con argomenti, ma con i fatti testimonia la qualità della vita nel Califfato. La sua autonomia apparente aumenta: da Mosul si muove in auto e in moto, per ospedali e mercati a mostrare come la normalità sia la quotidianità, così il business e le cure sanitarie, insieme all’ordine pubblico.

Come ho detto, altri approfondimenti mediologici si ritrovano su tutti i giornali di questi giorni.

Ma ancora una volta questo video deve ricordare che:

  • L’apparto media di IS è strutturato e organizzato in un sistema efficace e competente che persegue delle strategie (per esempio il marchio al-Hayat Media Centre);
  • L’uso delle tecnologie mediali è da anni proprietà del jihad, non è una novità, così come la guerra mediale è un tema in cui il terrorismo ha investito denari e competenze da anni. Il salto di qualità di IS è nella regia articolata dei diversi prodotti mediali, su almeno cinque linee differenti, come abbiamo già discusso nei mesi passati;
  • L’obiettivo perseguito è quello della istituzionalizzazione del Califfato, perché venga riconosciuto nella sua forma statuale: in queste percorso sia la produzione sia l’organizzazione mediale è una delle componenti, non la sola seppure importante.

Dunque lo stupore rispetto a questi prodotti mediali, e a che quelli che seguiranno, è solo ammesso per i “le grandi tirature”, non per chi ha il compito di affrontare IS.