Il prefetto di Santa Croce ha annunciato un nuovo piano per la sicurezza: più telecamere e polizia. L’omicidio del piccolo Andrea Loris Stival ha dato una notevole accelerata al “patto per la sicurezza” . L’implementazione della videosorveglianza è presentata quasi come un fatto “naturale”: in fondo è grazie alle telecamere che sono emerse alcune contraddizioni significative e preoccupanti. Le immagini della videosorveglianza raccontano, per ora, un’altra storia rispetto ai fatti descritti dalla madre: il bambino non è stato accompagnato a scuola.
Ma partiamo da alcuni numeri altrettanto importanti: in un comune di circa 9,800 persone che si estende in soli 40 kmq sono presenti sul territorio più di 40 telecamere. Una quantità ragguardevole che invita ad una riflessione, soprattutto considerando che ci sono 10 telecamere in soli 800 metri che separano la casa della famiglia Stival dalla scuola[1].
Gli occhi elettronici, oramai parte del paesaggio urbano, dovrebbero essere installati in luoghi che presentano delle criticità da risolvere. Inoltre, il numero di tecnologie di sorveglianza dovrebbe essere sempre proporzionale ai problemi da affrontare. Ammettiamo che nel caso di Santa Croce lo fosse: c’erano delle gravi criticità e gli occhi elettronici sono stati installati per motivi di sicurezza. Le iniziative prese negli ultimi anni nel comune di Santa Croce Camerina sembrano infatti suggerire una crescente preoccupazione nei confronti della sicurezza del territorio. I progetti “Mille occhi sulla città” e “Santa Croce sicura” confermano l’intensificazione dei controlli e l’impegno dell’amministrazione comunale in tal senso.
Le decine di telecamere pubbliche e private non hanno comunque impedito le violenze e la morte di un bambino di 8 anni. Occorre, quindi, chiarire una volta per tutte che la videosorveglianza, come dimostra questo orrendo crimine, non serve a nulla in fase preventiva ma può essere decisiva “ex post”, ovvero dopo che un atto criminale è stato compiuto. Le telecamere non prevengono (quasi) nulla ma possono essere un valido aiuto durante le indagini. Installarne di più non produrrà, dunque, più sicurezza. E’ un errore madornale pensare di risolvere i “problemi di sicurezza” con uno strumento tecnologico che può risultare sì determinante ma solo a fatto, o in questo caso omidicio, compiuto.
Nessun bambino è stato salvato dagli occhi elettronici fino ad ora. Nessuno stupro sventato dalla videosorveglianza, nessun accoltellamento evitato “grazie alle telecamere”. Il degrado, la delinquenza, le violenze domestiche non si combattono a colpi di tecnologia. Fino a che non si andrà alla radice dei profondi disagi sociali urbani e non, gli atti devianti continueranno a perpetuarsi anche in luoghi iper-sorvegliati. Le tecnologie di monitoraggio non garantiscono nulla di per sé. Aiutano a ricostruire i fatti ma non renderanno mai un territorio più sicuro.
[1] http://www.huffingtonpost.it/2014/12/03/omicidio-loris-andrea-stival-telecamere_n_6262024.html