La schiavitù e IS – by Marco Lombardi e Alessandro Burato

Dabiq è il magazine pubblicato da IS in cui si danno indirizzi religiosi, politici e strategici del Califfato. Sull’ultimo numero di Dabiq, a pagina 14, comincia un lungo articolo che giustifica la schiavitù delle donne catturate concludendo che “Prima che Shaytān riveli i suoi dubbi alle menti e ai cuori deboli, uno dovrebbe ricordarsi che rendere schiave le famiglie dei kuffār e prendere le loro donne come concubine è un aspetto fortemente riconosciuto dalla Sharī’ah.Se uno la rifiuta o la deride, è come se rifiutasse o deridesse i versi del Qur’ān e le narrazioni del Protefa (che la pace sia con lui) e quindi rifiutase l’Islam. In fine, un numero di studiosi contemporanei ha detto che l’abbandono della schiavitù ha comportato un aumento della fāhishah (adulterio, fornicazione, ecc.), perché la Sharī’ah  non prevede alcuna alternativa al matrimonio, quindi un uomo che non può permettersi il matrimonio con una donna libera si trova circondato dalla tentazione del peccato. In aggiunta, molte famiglie musulmane che impiegano domestiche per i lavori di casa, affrontano la tentazione di una proibita intimità e la conseguente zinā tra l’uomo e la domestica. Qualora questa fosse sua concubina la relazione sarebbe legale. Queste ancora sono le conseguenze dell’abbandono della jihād.”

E’, altra parte, di questi giorni la notizia (vedi tra gli altri Avvenire 8/11/2014) che

«Considerato che il tasso di cambio per un euro è di 1443 Dinari Iracheni, un bambino o una bambina da 1 a 9 anni costano circa 140 euro, un po’ meno di 200 dollari. È la merce di maggiore valore. Sia yazidi che cristiani», ha denunciato ieri alla Camera Mario Marazziti, deputato di Democrazia solidale e membro della commissione Esteri, confermando (ed esibendo il documento a fianco) la notizia dei giorni scorsi sull’esistenza di una vera e propria «lista dei prezzi dei prigionieri schiavi dell’Is». Un “tariffario” agghiacciante: «Sotto i 50 euro la “merce” di minore valore, le donne oltre i 40 anni. Prezzi intermedi, sotto ai cento euro, per le donne cristiane o yazide tra i 20 e i 30 anni e tra i 30 e 40 anni».

Questo mercato è appunto promosso e giustificato nell’articolo di Dabiq di cui si provvede traduzione.

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Traduzione dell’articolo dal titolo: Il rilancio della schiavitù – Prima dell’Ora (Dabiq, ottobre 2014, pg.14) (segue glossario)

Subito dopo aver conquistato la regione di Sinjar, nel distretto di Ninawa, lo Stato Islamico ha dovuto fronteggiare la popolazione degli Yazidi, una minoranza pagana esistente da tempo nelle regione dell’Iraq e dello Sham. La loro ininterrotta presenza fino ai giorni nostri è un aspetto sul quale i Mussulmani devono interrogarsi in quanto dovranno renderne conto nel Giorno del Giudizio, considerando che Allah ha rivelato i Āyat as-Sayf (versi della spada) più di 1400 anni fa. L’Altissimo ha detto, “e quando i sacri mesi saranno passati, allora uccidi i mushrikīn dovunque li puoi trovare, a catturali, assediali, e appostati ad attenderli dovunque tu possa tendergli un’imboscata. Ma se dovessero pentirsi, prega, dai lo zakah, lascia che vadano per la loro strada. Allah infatti è Perdonatore e Misericordioso.” [At-tawbah:5]

Il credo degli Yazidi di oggi – siccome è cambiato lungo la storia – comporta l’adorazione di Iblīs che considerano essere un angelo caduto tra gli angeli a cui era stato ordinato di prostrarsi ad Adamo! Solo lui si rifiutò di prostrarsi davanti ad Adamo, e loro considerano questa arrogante disobbedienza ad Allah la sua più nobile azione! Lo considerano incompreso dall’umanità! Lo considerano buono e illuminato, e sostengono che Allah lo perdonerà certamente durante il Giorno del Giudizio dopo averlo già perdonato per aver pianto lacrime di pietà per un periodo di centinaia di anni! Quindi gli Yazidi hanno fatto di Iblīs – che è il più grande tāghūt – la sorgente simbolica di illuminazione e di pietà! Quale arrogante kufr può essere più grande di questa?

Il loro credo è talmente deviante dalla verità che persino i cristiani che pregano la croce li hanno considerati per anni seguaci del diavolo e Satanisti, come viene riportato nei racconti degli occidentali e degli Orientalisti che li hanno incontrati o studiati. È infine ironico che Obama citi questi seguaci del diavolo come la maggior causa del suo intervento di Iraq e nello Sham, visto che supporta i peshmerga – gang di mercenari collegati al marxista PUK e alleati con il marxista PKK – un’organizzazione terroristica secondo l’errata legge in cui l’Occidente “crede”.

Prima della presa di Sinjar, è stato assegnato agli studenti di Sharī’ah nello Stato Islamico di ricercare gli Yazidi per determinare se dovessero essere trattati come un gruppo originariamente mushrik oppure uno di Mussulmani poi apostatato, sulla base dei diversi regolamenti islamici che potessero essere applicati al gruppo, ai suoi individui e alle loro famiglie. A causa delle terminologie arabe usate da questi gruppi sia per descrivere loro stessi e i loro credo, alcuni studiosi mussulmani contemporanei li hanno classificati come una possibile setta apostata, non una religione originariamente mushrik, ma a seguito di ulteriori ricerche, è stato determinato che questo gruppo esisteva già prima del jāhiliyyah pre-islamico, ma è stato “islamizzato” dalla popolazione musulmana circostante, dal linguaggio, dalla cultura, sebbene non abbiano mai accettato l’Islam né abbiamo mai dichiarato di averlo accolto. L’apparente origine della religione è stata trovata nel Magianismo dell’antica Persia, ma reinterpretato con elementi di Sabianismo, Giudaismo e Cristianesimo, e fondamentalmente espresso nell’eretico vocabolo di Sufismo estremo.

Di conseguenza, lo Stato Islamico ha trattato questo gruppo come la maggioranza degli fuquahā hanno indicato di trattare i mushrikīn. Al contrario di quanto applicabile agli ebrei o ai cristiani, non c’era possibilità del pagamento della jizyah. Inoltre, le loro donne potevano essere ridotte in schiavitù al contrario delle donne apostate che secondo la maggior parte degli fuquahā non possono essere fatte schiave e alle quali può solamente essere dato un ultimatum per pentirsi o affrontare la spada. Dopo la cattura, le donne Yazide e i bambini sono stati divisi secondo la Sharī’ah tra i combattenti dello Stato Islamico che avevano partecipato alle operazioni nel Sinjar, successivamente un quinto delle schiave è stato trasferito alle autorità dello Stato Islamico per essere divise come khums.

Questa schiavitù su larga scala di famiglie mushrik è probabilmente la prima dopo l’abbandono di questa legge della Sharī’ah. L’altro unico caso noto – sebbene molto minore – è quello della resa in schiavitù delle donne e bambini cristiani nelle Filippine e in Nigeria da parte di mujāhidīn locali.

Le famiglie Yazide schiave sono ora vendute dai soldati dello Stato Islamico come i mushrikīn erano venduti dai loro compagni (che Dio possa essere soddisfatto di loro) prima di loro. Vengono osservate molte ben note regole, inclusa la proibizione di separare una madre dai suoi bambini. Molte donne e bambini mushrik hanno volentieri accettato l’Islam e ora competono per praticarlo con evidente sincerità dopo la loro uscita dalle tenebre del politeismo.

Rasūlullāh (che la pace sia con lui) ha detto “ Allah è meravigliato dalle persone che entrano nel Jannah in catene” [riportato dal al-Bukhārī su autorità di Abū Hurayrah]. I commentatori dell’hadīth riferiscono che questo riguarda coloro che entrano nell’Islam in catene e poi entrano nel Jannah.

Abū Hurayrah (che Dio possa essere soddisfatto di lui) ha detto nel commentare le parole di Allah “tu sei la nazione migliore prodotta per l’umanità” [Āli ‘Imrān: 110], “Voi siete le migliori persone per le persone. Li porterete con le catene attorno al collo, finché non entreranno nell’Islam” [Sahīh al-Bukhāri].

Dopo questa riflessione e visto che ci avviciniamo all’al-Mal- hamah al-Kubrā (la più grande battaglia prima dell’Ora) – quando verrà secondo il volere di Allah – è interessante notare che la schiavitù è stata menzionata come una dei segni dell’Ora e una delle cause dell’al-Malhamah al-Kubrā.

Rasūlullāh (che la pace sia con lui) ha detto che uno dei segni dell’Ora era che “le ragazze schiave partoriscano dal loro padrone.”

Gli studiosi citano diverse interpretazioni per questo, alcuni di loro allontanandosi dall’attuale forma di schiavitù perché pre-esistente e comune nel loro periodo. Gli estratti che seguono sono dai commentari che indicano che l’attuale schiavitù è una probabile interpretazione. Ciò è tanto più vero dopo l’abbandono della schiavitù per il sorgere della legge tāghūt a discapito della jihād.

Ibn Rajab al-Hanbalī ha detto per spiegare questo hadīth, “gli studiosi non sono concordi in merito a cosa ciò significhi. È stato detto che le conquiste delle terre kufr aumentano come la schiavitù, e quindi le concubine aumentano in numero, fino a quando le donne partoriscono dal proprio padrone, ciò avviene perché il figlio del padrone ha lo status del padrone [uomo libero come suo padre], […] è anche stato detto che “le donne schiave partoriscono dal proprio padrone” indicava l’aumento della conquista delle terre kufr e degli schiavi, fino a quando una ragazza fosse presa in giovane età dalla terra kufr, resa libera nella terra dell’Islam, sua madre fosse resa schiava dopo di lei, e venisse usata come sua schiava, senza che la figlia sapesse che la schiava fosse sua madre. Questo è accaduto nel periodo dell’Islam. Questa interpretazione è simile alla precedente, che indica che la presa delle terre kufr e la riduzione in schiavitù sono segni dell’Ora. […] È anche stato detto che il significato della giovane schiava che partorisce dal proprio padrone stia nel fatto che le persone evitino il matrimonio e si facciano bastare le sole concubine. [Fathul-Bārī]

Ibn Rajab ha inoltre detto “questo indica la conquista delle terre e l’alta ricorrenza della resa in schiavitù finché le concubine e i loro figli non aumentino in numero. La donna schiava diventa una schiava per il suo padrone mentre i suoi figli hanno lo status del suo padrone. Questo avviene perché il figlio del padrone ha lo stesso rango del padrone, e quindi il figlio della schiava ha lo stato del suo proprietario e padrone” [Jāmi’ al-Ulūm wal-Hikam].

An-Nawawī ha spiegato l’hadīth dicendo, “la maggioranza degli studiosi dice che preannuncia l’aumento delle concubine e dei loro figli, perché il figlio di una concubina ha lo status del padrone” [Sharh Sahīh Muslim].

Ibn Hajar ha commentato questa interpretazione dicendo “questa interpretazione suggerita è dubbia, perché una ragazza schiava che dava alla luce un figlio era una cosa che avveniva nel periodo in cui la frase è stata detta. Inoltre, la maggioranza delle conquiste dei territori, la schiavitù delle loro famiglie, è avvenuta all’inizio del periodo Islamico [Fathul-Bārī].

Ancora, sembra che coloro che si allontanano dall’interpretazione letterale di schiavitù lo facciano in quanto era già praticata e comune nel loro periodo rendendogli difficile comprenderla come riferita alla schiavitù attuale. Ma dopo l’abbandono della schiavitù da parte dei Musulmani e la sua conseguente ripresa, l’interpretazione letterale diventa molto più plausibile.

Inoltre, un hadīth sul quale bisognerebbe riflettere è quello di Dābiq. Nell’hadīth si dice che i Romani abbiano detto ai Musulmani dopo che si erano schiarati vicino a Dābiq, “Lasciate noi e quelli che sono stati resi schiavi tra di noi così che possiamo combatterli”. I Musulmani allora rispondono, “non abbandoneremo i nostri fratelli a voi”. L’ultima sanguinosa battaglia comincia dopo questa breve discussione.

An-Nawawī ha commentato l’hadīth dicendo, “è stato riportato in due forme, “quelli che hanno reso schiavi alcuni di noi” e “quelli che sono stati resi schiavi tra di noi”. Al-Qādī ha detto ad ‘Al-Mashāriq, “quelli che sono stati resi schiavi tra di noi” è quello che viene riportato dalla maggioranza ed è quello corretto. Io [An-Nawawī] dico che entrambe sono corrette, in quanto sono stati dapprima schiavizzati [come kuffār] e ora rendono schiavi i kuffār. Li hanno resi schiavi diverse volte nel nostro periodo. Hanno reso schiavi in una sola occasione migliaia di kuffār. Sia lode ad Allah per aver rafforzato e onorato l’Islam. [Sharh Sahīh Muslim].

Dopo questo, è chiaro da dove Shaykh Abū Muhammad al-‘Adnānī ash-Shāmī prenda ispirazione per dire “e quindi vi promettiamo [o crociati] con il permesso di Allah che questa campagna sarà lo vostra ultima campagna. Verrà distrutta e sconfitta, come tutte le vostre precedenti campagne sono state distrutte e sconfitte, eccetto che questa volta vi assaliremo, e non ci assalirete mai più. Conquisteremo la vostra Roma, distruggeremo le vostre croci, renderemo schiave le vostre donne, con il permesso di Allah, il Glorioso. Questa è la Sua promessa a noi, Lui è pieno di gloria e mantiene le Sue promesse. Se non arriverete ad allora, i vostri figli e i vostri nipoti ci arriveranno, e venderanno i vostri figli come schiavi al mercato di schiavi”.

Prima che Shaytān riveli i suoi dubbi alle menti e ai cuori deboli, uno dovrebbe ricordarsi che rendere schiave le famiglie dei kuffār e prendere le loro donne come concubine è un aspetto fortemente riconosciuto dalla Sharī’ah. Se uno la rifiuta o la deride, è come se rifiutasse o deridesse i versi del Qur’ān e le narrazioni del Protefa (che la pace sia con lui) e quindi rifiutase l’Islam.

In fine, un numero di studiosi contemporanei ha detto che l’abbandono della schiavitù ha comportato un aumento della fāhishah (adulterio, fornicazione, ecc.), perché la Sharī’ah  non prevede alcuna alternativa al matrimonio, quindi un uomo che non può permettersi il matrimonio con una donna libera si trova circondato dalla tentazione del peccato. In aggiunta, molte famiglie musulmane che impiegano domestiche per i lavori di casa, affrontano la tentazione di una proibita intimità e la conseguente zinā tra l’uomo e la domestica. Qualora questa fosse sua concubina la relazione sarebbe legale. Queste ancora sono le conseguenze dell’abbandono della jihād.

Che Allah benedica lo Stato Islamico con il ripristino di ulteriori aspetti della religione. E tutte le preghiere sono dovute ad Allah, Re di mondi.

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GLOSSARIO:

Mushrikin: nell’Islam, shirk (Arabo: شرك‎ širk) si riferisce al peccato di idolatria o politeismo. Letteralmente significa il contemplare altre divinità oltre a Dio. È il peccato che si oppone alla virtù di Tawhid (monoteismo). La parola mushrikūn (singolare: mushrik) è spesso tradotta con “politeisti”.

Zakāt: è la pratica della tassazione e ridistribuzione, che include le quote per I Musulmani poveri, imposte sui Musulmani in base alle ricchezze accumulate.

Tagut: Il termine arabo taghut o taaghoot (ar. طاغوت, ṭāġūt, pl. ṭawāġīt) significa “ varcare il limite, oltrepassare I confeni” o “ribellarsi”. Nella teologia islamica, la parola si riferisce all’idolatria o al culto di qualsiasi cosa o persona diversa da Allah.

Kufr: significa ingratitudine ma anche Kaafir: coloro i quali rifiutano i favori di Allah, non credenti (kuffar)

Jahiliyya: (in arabo: ‫جاهلية, jāhiliyya, “Ignoranza o Età del peccato”) è il termine con cui i musulmani indicano il periodo precedente la missione profetica di Maometto del VII secolo. Secondo i musulmani si tratta quindi di “ignoranza” della verità salvifica che, il Profeta dell’Islam avrebbe avuto l’incarico da Allah di svelare agli uomini col Corano.

Faqih: (plurale Fuqaha’) (arabo: فقيه, pl. فقهاء) è un esperto di fiqh cioè di giurisprudenza islamica ed in quanto tale può anche essere tradotto come giurista.

Jizya: (in traslitterazione scientifica “ğizya”) è un termine arabo che indica un’imposta di capitazione, detta di “compensazione”, che dal periodo islamico classico fino al XIX secolo ogni suddito non-musulmano non facente parte della umma islamica (detto dhimmi, cioè membro della ahl al-dhimma, “gente protetta”) pagava alle autorità islamiche. L’imposta gravava su cristiani, ebrei, zoroastriani, sabei, induisti, ovvero tutti coloro che professavano religioni monoteistiche rivelate praticate prima dell’avvento dell’islam. Il dhimma (patto di protezione) garantiva una condizione particolare di protezione (dalle aggressioni esterne, libertà personale, libertà di culto) per i dhimmi (i non musulmani monoteisti), e li esentava dal servizio militare e dal pagamento della zakat. L’imposta riguardava i sudditi maschi puberi in grado di produrre reddito ma ne erano esentati quasi sempre gli appartenenti al clero di religioni “protette”. Basata su prontuari che tenevano conto del livello di ricchezza di un paese e dell’andamento reale dell’economia, essa era percepita da un apposito incaricato statale, detto `āmil (agente), che era tenuto a versarla nell’erario statale islamico (il cosiddetto “bayt al-māl” o “casa della ricchezza”) perché fosse utilizzata per speciali fini caritatevoli o di pubblica utilità da parte delle autorità.

Khums:  secondo la tradizione islamica il Khums (Arabo: خمس‎, letteralmente “quinto”) si riferisce allo storico obbliog religioso dell’esercito islamico di pagare un quinto del bottino di guerra preso ai non-credenti dopo una campagna militare. Questa tassa era pagata al Califfo o al Sultano, rappresentante dello stato dell’Islam. Per i sunniti tale istituzione sociale è da considerarsi decaduta con la morte del Profeta; invece per gli sciiti è ancora valida dal momento che i seguaci di un mujtahid si sentono in dovere di versargli un quinto dei propri beni.

Jannah: (Arabo: جنّة‎ Jannah), un posto erterno per i musulmani, è la concezione islamica del paradiso. Il termine arabo Jannah è una forma contratta che significa “Giardino”. Secondo l’escatologia islamica, dopo la morte, l’individuo resta nella tomba sino al giorno stabilito della risurrezione a Yawm al-Qiyāmah.  I musulmani credono che il trattamento dell’individuo nella vita nella tomba deve essere commisurato alle azioni che ha compiuto nel mondo di questo mondo.

Ḥadīth: in arabo: ‫حديث, – il cui plurale è aḥadīth – significa “racconto, narrazione” ed è in genere un singolo aneddoto di alcune righe sulla vita del profeta dell’Islam Maometto, ma ha un significato molto più importante perché è parte costitutiva della cosiddetta Sunna, la seconda fonte della Legge islamica (Sharī’ah) dopo lo stesso Corano. Esistono milioni di ḥadīth, classificati per isnad (catena di trasmissione) ed affidabilità. La collezione della totalità dei singoli ḥadīth costituisce appunto la Sunna.

Shayṭān: in arabo ﺷﻴﻄﺎﻥ, indica a un tempo il nome del diavoloper eccellenza, cioè l’ebraico e il cristiano “Negatore”, ma anche un “diavolo” in genere, il cui plurale sarà così shayāṭīn (in arabo ﺷﻴﺎﻃﻴﻦ).

Zina: secondo il diritto islamico, il reato di zina riguarda le relazioni sessuali illecite, ossia pre- o extra-matrimoniali.