IS ha da tempo mostrato il proprio interesse per l’area balcanica, tanto che nel giugno 2015 si è mosso mediaticamente , tramite la sua principale casa di produzione, la al-Hayat Media Center, con un nuovo video specificatamente orientato ai Balcani: “Honor is in Jihad. A Message to the People of the Balkans”. L’obiettivo è chiaro, scuotere i musulmani dei Balcani e spingerli verso due direzioni: l’ “Egira” verso lo Stato Islamico o la jihad neo propri paesi.
Se inizialmente si guardava molto alla Bosnia come obiettivo primario, in seguito è stata l’Albania ad assumere un ruolo di primo piano all’interno del panorama jihadista balcanico, a causa di tre fattori:
1- La radicalizzazione interna
2- La presenza di reti di reclutamento legate all’Isis
3- La logistica, in quanto luogo di partenza e transito per i jihadisti
La radicalizzazione interna e le reti di reclutamento
In alcune aree ad alto tasso di radicalizzazione, come la periferia di Tirana, le città di Kavaja, Cerrik, Librazhd, Elbasan, Skutari e Porgradec sono presenti moschee dove gli imam divulgano l’ideologia jihadista e il wahhabismo. I loro target sono in gran parte individui in precarie condizioni sociali, culturali ed economiche, ai quali in molti casi vengono destinati contributi mensili perché adottino uno stile di vita wahhabita.
Nei mesi scorsi sono stati segnalati numerosi nuovi cantieri destinati alla costruzione di moschee e i cui finanziamenti risultano al momento poco chiari; in aggiunta, diverse moschee risultano fuori dalla giurisdizione della Comunità Islamica Albanese, tra cui quella di Mezezit, dove è appena stato nominato un nuovo imam “ufficiale” che è andato a sostituire il predicatore estremista Bujar Hysa, attualmente in carcere a Tirana e sotto processo per propaganda e reclutamento a favore di IS assieme al suo socio, Genci Balla e ad altri cinque membri della rete. Gli imputati non si sono fatti alcun problema a minacciare più volte magistrati e membri di governo durante il processo mentre alcuni sostenitori con le barbe lunghe manifestavano in loro favore fuori del tribunale.
La rete di Genci Balla e Bujar Hysa pare sia stata la più attiva nel reclutamento di jihadisti per la Siria e tra i “volontari” passati per tale network risultano anche Aldo Kobuzi, Maria Giulia Sergio e il cognato di Aldo, Mariglen Dervishllari, recentemente deceduto in Siria.
Albania come luogo di partenza e di transito per i jihadisti
Secondo le ultime statistiche sarebbero tra i 140 e i 160 i jihadisti albanesi partiti per la Siria e 18 i nuclei familiari (stime approssimative che attendono conferme ufficiali). Una trentina potrebbero essere i rientrati in patria e una decina quelli morti in combattimento.
L’Albania si trova inoltre in una posizione strategica in quanto uno dei principali punti di transito verso l’Europa, nonché tappa preferita da molti di coloro che partono per la Turchia alla volta della Siria, come hanno dimostrato numerosi casi di foreign fighters europei transitati per gli scali albanesi.