Il 28 gennaio 2017 veniva formato in Siria un nuovo gruppo jihadista, ideologicamente di matrice salafita, denominato “Hayyat Tahrir al-Sham” (HTS) (Movimento di Liberazione del Levante).Come emerso dalla dichiarazione ufficiale pubblicata (vedi immagine sotto) Tahrir al-Sham, ancorato su posizioni qaediste, nasce dalla fusione tra Jabhat Fateh al-Sham (ex Jabhat al-Nusra), Jabhat Ansar al-Din, Jaysh al-Sunnah, Liwa al-Haqq, Harakat Nour al-Din al-Zenki; in seguito sono confluite nella nuova formazione anche alcune milizie e individui interni al gruppo Ahrar al-Sham [1].
Breve profilo dei gruppi confluiti in HTS
Jabhat Fateh al-Sham
Ex Jabhat al-Nusra, parte integrante di al-Qaeda, guidata da Abu Muhammad al-Julani, nel 2016 cambiava nome e si autoproclamava “entità esterna” senza però rompere l’alleanza con il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri. Una mossa chiaramente strategica, seppur inutile, per evitare l’iscrizione nella “black list” delle organizzazioni terroriste internazionali.
Jabhat Ansar al-Din
Organizzazione nata nell’estate del 2014 dall’unione di Harakat Sham al-Islam e Harakat Fajr ash-Sham al-Islamiya, il primo composto in prevalenza da siriani della zona di Aleppo mentre il secondo da marocchini. Poco dopo vi si uniranno anche il “Battaglione Verde” prevalentemente composto da sauditi e Jaish al-Muhajireen wal-Ansar, composto in prevalenza da jihadisti dell’ex Urss e comandato da Omar al-Shishani. Nel settembre 2015 quest’ultimo gruppo si staccava da Jabhat Ansar al-Din per unirsi a Jabhat al-Nusra.
Jaysh al-Sunnah
Gruppo salafita nato nel marzo 2015 da fuoriusciti dell’Esercito Libero Siriano e unitosi a Jaysh al-Fath, con base a Homs, nell’ottobre 2016 veniva accusato dai media siriani di addestrare bambini alla guerra in seguito a un video emerso in rete.
Liwa al-Haqq (Idlib)
Gruppo nato nel 2012 per combattere l’esercito di Assad e formato da undici katibat (Katibat al-Siddiq, Katibat al-Furati, Katibat al-Huda, Katibat al-Naser li-Din Allah, Katibat Sebaa al-Birr, Katibat Shuhada Baba Amr, Kataeb Atbaa al-Rasoul, Katibat al-Ansar, Kata’ib al-Bara, Katibat al-Bara bin Malek, Katibat Seif Allah). Inizialmente legato all’Esercito Libero Siriano e attivo nelle zone di Hama e Idlib, LH è poi confluito verso la galassia salafita, prima nel Fronte Islamico e poi in Jaysh al-Fath.
Nour al-Din al-Zenki
Gruppo attivo già nel 2011 all’inizio della rivolta anti Assad e radicato nella zona nord-occidentale di Aleppo. Ideologicamente sunnita e successivamente spostatosi verso posizioni salafite.
Nel gennaio 2014, Nour al-Din al-Zenki era tra i co-fondatori dell’organizzazione Jabhat Ahl al-Sham (noto anche come “Esercito dei Mujahideen”), ma già a maggio si distaccava dal gruppo iniziando così a beneficiare di fondi provenienti dall’Arabia Saudita, restia a finanziare Jabhat Ahl al-Shams a causa della vicinanza dell’organizzazione ai Fratelli Musulmani, messi da poco al bando nel Paese.
NDZ (assieme a Jabhat al-Nusra. Ahrar al-Sham e Jabhat al-Shamiya) nel luglio 2016 veniva accusato da Amnesty International di aver messo in atto torture nei confronti di giornalisti internazionali e personale umanitario.
Obiettivi di HTS
Hayyat Tahrir al-Sham nasceva in seguito alle pesanti sconfitte subite dai jihadisti nella zona di Aleppo con gli obiettivi di:
- Continuare la lotta contro le truppe di Assad, “gli alawiti”, “gli zoroastriani” e le “forze occupanti”, opponendosi agli accordi di Astana, come comunicato dallo stesso leader di HTS, Abu Jaber Hashim al-Shaykh (vedere foto sotto), in un video dello scorso 9 febbraio.
- Unificare tutte le fazioni armate sotto una sola unità di comando che gestisce le operazioni militari, infatti la dispersione scoordinata di gruppi e sottogruppi viene ritenuta una delle primarie cause che hanno portato alla disfatta dei jihadisti qaedisti.
- Distaccarsi da quelle parti “moderate” e “dialoganti” che hanno accettato l’accordo di Astana (tra queste proprio Ahrar al-Sham).
L’ideologia di HTS
Il filone che lega i vari gruppi confluiti in HTS è senza dubbio quello ideologico-dottrinario di stampo salafita, oltre ai comuni obiettivi che potrebbero però non restare tali nel medio-lungo termine, visti i precedenti di altre fazioni poi frammentatesi.
Un aspetto interessante ma che lascia molti dubbi è la dichiarazione del suo leader, Abu Jaber, secondo cui HTS sarebbe un’entità indipendente priva di continuità con gruppi e fazioni precedentemente coinvolte nella lotta anti-Assad. Tutto ciò appare infatti come un tentativo per ripulire il nuovo gruppo da legami con gruppi inclusi nelle black list, all’interno delle quali sono iscritte organizzazioni terroriste come l’ex Jabhat al-Nusra, qaedista e successivamente diventata Jabhat Fateh al-Sham. I nomi delle organizzazioni possono cambiare, come nel caso di HTM, ma di fatto i jihadisti che vi confluiscono non sono altro che componenti di altri gruppi salafiti già noti, è dunque evidente che il cambio di nome resta soltanto un aspetto formale.
Del resto la diatriba ideologica scatenato Abu Jaber è particolarmente eloquente.
A inizio febbraio infatti il leader di HTS ha invocato la lotta contro gli “alawiti” e gli “zoroastriani”. Un chiaro riferimento alle truppe di Assad e agli sciiti filo-iraniani ed iraniani. Una dichiarazione criticata su Twitter dallo storico predicatore salafita palestinese Essam Muhammad Tahir al-Barqawi, meglio noto come Abu Muhammad al-Maqdisi, rilasciato da un carcere giordano dopo una pena di 5 anni di reclusione.
Al-Maqdisi si è espresso in più occasioni contro l’Isis e contro la repressione degli Houthi in Yemen (gruppo sciita).
La posizione anti-sciita è stata difesa da Tariq Abdel Halim, predicatore salafita egiziano, residente in Canada, che nel 2013 si era già distinto per un appello al jihad diretto ai “mujahideen egiziani” per difendere l’ex governo dei Fratelli Musulmani e per aver invocato l’uccisione di Abdelfattah al-Sisi, accusandolo di essere a favore dei cristiani copti. Halim aveva inoltre accusato liberali e laici di essere infedeli, invocando la loro uccisione.
Un altro elemento da tenere bene a mente è l’entusiasmo con il quale ha accolto la notizia della nascita di HTS il gruppo salafita palestinese Jaysh al-Ummah fi Aknaf Bayt al-Maqdis, legato ad al-Qaeda e radicato a Gaza.
La leadership principale
Il leader (Emiro) di HTS è attualmente Abu Jaber Hashim al-Shaykh, ingegnere civile siriano ed ex co-fondatore di Ahrar al-Sham, dal quale si è staccato nel 2015 in seguito a contrasti interni al gruppo. Attualmente opererebbe nella zona di Idlib.
Secondo alcune fonti il suo vice sarebbe Abu Muhammad al-Julani, comandante di Jabhat Fateh al-Sham (Jabhat al-Nusra).
Altri soggetti che si sarebbero uniti all’organizzazione HTS sono il portavoce militare di Ahrar al-Sham, denominato Abu Yusuf Muhajir e il vice comandante (sempre di Ahrar al-Sham), denominato Abu Saleh Tahhan. Oltre a questi due, Abu Abd Ashidaa leader di Liwa Ashidaa (sotto-gruppo di Ahrar al-Sham) è diventato membro di HTS insieme ad Al-Asif Abd al-Rahman (ex-leader del battaglioni Ghuraba di Liwa al-Tawid).
[1] Tra cui Jaysh al-Ahrar, Katibat al-Shahid Ibrahim Qabbani, Katibat Bayt al-Maqdis, Katibat al-Tawhid, Liwa Saraya al-Nasr, Mohamad al-‘Asfourah Battalion, Saraya al-Aqsa.